Capitolo 27

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Avevo bisogno di aria.
Non che con lei non stessi bene, ma era la situazione che mi stava soffocando. Averla a pochi passi da me e non poterle dire che ero perdutamente innamorato di lei, per paura di un suo rifiuto, era la cosa più stupida che mi potesse mai capitare.

Esco da casa sua e mi lascio andare a un sospiro carico di sollievo.
La stanchezza accumulata e la tensione percepita, mi facevano vedere cose che non c'erano, come se il mio corpo fosse ancora a terra, ma la mia mente era altrove.

Mando un messaggio a Nicholas, dicendo che da lì a poco sarei andato a casa sua per un confronto.
Era costretto ad ascoltarmi sempre, ma lo faceva senza lamentarsi mai una volta.

Tutte le volte che avevo qualcosa che non andava, lo trovavo pronto a tendermi una mano, senza chiedere nulla in cambio.

Cammino a passo spedito verso la mia destinazione.
Da casa di Iris, a casa del mio migliore amico, ci vuole più o meno una mezz'ora a piedi. Mi maledico ogni volta per non decidere a prendermi l'auto quando realmente ne ho bisogno.
Mi armo di forza e coraggio e inizio ad accelerare il passo.

Controllo più volte l'orologio, i minuti passano e manca sempre meno alla mia agognata meta, quando ad un tratto, mentre ero bellamente immerso negli affari miei a controllare le varie notifiche o eventuali messaggi, qualcuno mi viene addosso facendomi cadere il cellulare dalle mani e causando così la rottura del vetro.

Mi abbasso per raccoglierlo e constatare che oltre al vetro non ci sia nient'altro di rotto e quando vedo che funziona tutto, respiro a pieni polmoni.

Poi mi volto verso il ragazzo che ha causato tutto ciò, lo guardo con il peggior sguardo che si possa fare a una persona, che se potessi, lo incenerirei seduta stante, ma più lo guardo, più mi rendo conto che ha un'aria famigliare.

<<Ci conosciamo?>> oso chiedere, dimenticandomi di tutto il resto.

Lui mi guarda come a volermi chiedere se fossi uscito pazzo, ma la realtà è che non so davvero dove posso averlo visto.

<<Credo che tu non mi conosca, ma io penso di sapere molte cose su di te. Joseph, giusto?>>.

Quasi mi strozzo con la mia stessa saliva e un senso di ansia mi attanaglia lo stomaco, ma cerco di non darlo a vedere.

<<Come...>> provo a ribattere, ma una figura che ormai conosco fin troppo bene, si palesa davanti a noi, dando un bacio sulle labbra al ragazzo che mi aveva distrutto il cellulare.

<<Oh ciao Jo, che coincidenza>> esclama Cecilia sorridendomi <<vedo che vi siete già conosciuti, lui è Emanuele, il mio ragazzo>> continua abbracciandosi a quel tipo che ora mi sta guardando con aria di sfida.

<<Puoi chiamarmi tranquillamente Lele, gli amici lo fanno sempre>> allunga una mano nella mia direzione, ma evito accuratamente di stringergliela.

<<Beh, noi non siamo amici, quindi credo vada bene così>> pronuncio con una nota di fastidio ben visibile nella voce.
Non so che cosa vogliono da me, né perché lei sia così ossessionata da me
Più cerco di allontanarla e non pensarci, più me la ritrovo appresso come un cagnolino.

È estenuante.

Il tipo mi guarda con aria quasi schifata, mentre si tocca l'orecchino che ha sul lato destro dell'orecchio.
Mi permetto una visione più approfondita, soffermandomi per lo più sul tatuaggio che ha sul braccio destro.

Non riesco a comprendere cosa sia, ma distolgo lo sguardo prima che si renda conto che lo sto osservando da un po'.

Sollevo lo sguardo, fino a incontrare i suoi occhi, che sorridono in contemporanea alla bocca.
Mi chiedo cosa ci veda in Cecilia, se è pronto a sopportare il suo carattere libertino e le sue frasi senza senso.
Se è pronto a sopportare un suo tradimento, perché tanto sono sicuro ci sarà, o se sono una coppia aperta che si metteranno le corna a vicenda.

Salvami da me - HoldenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora