Capitolo 6

152 13 5
                                    

Rimasi paralizzata, completamente. La guardai e pensai che forse la ferita avesse fatto più danni di quanto pensassi, poi tentai di aprire la bocca per parlare ma la mia gola riuscì a tirare fuori solo dei versi strani che provocarono un'espressione confusa sul viso di Megan.

«Cosa? Abigail è dietro di me?» chiese, facendomi strozzare con la mia stessa saliva.

«Abigail? Cosa... che diavolo ci fai qui? Sei sempre stata tu a... oh mio Dio.» imprecai più volte ed iniziai a camminare per tutta la stanza. Passai entrambe le mani sul viso, imprecai un'altra volta e la guardai.

«Avresti preferito vedere lei al mio posto?» parlò con un tono serio ma sapevo che, in fondo, proprio come sua sorella, anche lei amava prendere in giro gli altri.

«Non è questo il problema!» quasi urlai, usando una voce così stridula da stupire anche me stessa.
Megan alzò entrambe le sopracciglia ed incrociò le gambe.

«Io... in che razza di situazione mi sono cacciata?» chiesi più a me stessa che a lei. Sospirai, imprecai ancora una volta e mi sedetti per terra.

«Ci sono dei divani, sai?» parlò.

«Voglio restare qui.» le risposi. Coprii il mio viso con le mani e borbottai qualcosa a caso che non compresi nemmeno io.

«Quindi, per tutto questo tempo, sei stata tu ad aiutarmi? Come facevi a sapere tutte quelle cose e per quale motivo hai scelto di farlo?» le chiesi per poi alzare il viso per guardarla.

«È così sconvolgente?» mi chiese.

«Per favore, rispondi.» la pregai. Raegan sapeva di tutta quella situazione? E le altre?

«Sì, sono stata io a passarti quelle informazioni. Come facevo a sapere tutte quelle cose? Prima di tutto Beth amava perdersi in chiacchiere mentre mi provocava convulsioni o peggio.» parlò per poi alzarsi dal divano ed iniziare a camminare.

«E per qualche motivo il mio cervello ha deciso di non dimenticare. Ricordo ogni piccolo particolare: il suo viso attento ad ogni dettaglio, il suo dannatissimo diario con gli appunti, le lame affilate, le siringhe, l'oscurità della stanza che veniva rotta da delle luci che mi accecavano.» parlò. Non mi azzardai ad interromperla ma ad ogni parola che pronunciava sentivo una grossa rabbia crescere in me ma anche un gran dispiacere.

«C'era solo una piccola finestra, così alta da rendere impossibile a chiunque di raggiungerla. Sai, sembrava essere lì apposta per tenere accesa la speranza a chiunque entrasse in quella stanza a fare da cavia.» disse sorridendo, ma era un sorriso di facciata.

«C'erano altre persone...»

«Sì ma... ero la sua preferita. Giocava con gli altri solo quando il mio corpo era sul punto di cedere.» mi rispose per poi sdraiarsi sul divano.

«L'aria in quella stanza era così... fredda, umida e spesso sentivo il disgustoso odore della morte: proveniva sicuramente da una di quelle stanze dove si divertiva a torturare qualche malcapitato. Sai che Scarlett è stata una delle sue vittime, vero? È stata tirata fuori da quel posto molto velocemente eppure, se la osservi attentamente, trema ancora di fronte alle lame e deglutisce quando sente il nome di Beth.» parlò fissando il soffitto.

«Sei stata con lei per anni, vero?» le chiesi. Megan girò il capo, mi guardò per un po' e annuì. C'era una strana impassibilità nei suoi occhi, quasi come se fosse spezzata a metà e non riuscisse a mostrare ciò che provava. Quello che raccontava la feriva enormemente eppure i suoi occhi sembravano vuoti quando ne parlava.

«Mia sorella pensava fossi morta quindi si è solo limitata ad ammazzare la gente sbagliata.» parlò trasmettendomi delle sensazioni strane.

«Sei arrabbiata con lei?» le chiesi. Megan continuò a guardarmi, quasi come se stesse cercando di scrutare la mia anima, poi sospirò e infine scosse il capo.

Stitches - May We Meet Again SequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora