"Mi dai un po' della tua merenda, Simo?" chiede Francesco, adocchiando il panino con la marmellata del suo compagno di banco.
Stanno passeggiando nel cortile della scuola – durante la ricreazione possono andarsene in giro e Simone ama questo momento della giornata, perché le elementari e le medie sono nello stesso istituto e in questo modo può vedere suo fratello pure quando è a scuola.
Simone si blocca a guardare tre ragazzi che stavano accerchiando qualcuno vicino ad un muro proprio nel momento in cui Francesco gli porge la domanda, ma Simone... Simone è troppo curioso di capire cosa stesse accadendo per potergli dare una risposta.
"Dammi i tuoi soldi, frocio!" esclama uno di loro, e quando questo si sposta permettendo a Simone di intravedere la figura di Manuel raggomitolata contro il muro, sussulta.
"P-prendilo", sussurra a Francesco, passandogli il panino. Questo sorrise entusiasta e afferra la merenda del suo amico.
Simone intanto va incontro ai tre tizi, uno di loro sta strattonando Manuel per la giacca e Simone solitamente si spaventata per cose di questo tipo, ma si sente così forte in questo momento.
"Ehi! Lasciatelo stare!" esclama Simone ad alta voce, ma è ancora piccolo, la sua voce è ancora quella di un bambino e i tre si girano incuriositi, con un sorriso sghembo sulle labbra. Anche Manuel lo guarda, ma a differenza loro lui impallidisce e basta, guardando il piccolo Simone che tenta invano di affrontare tre ragazzi di terza media.
"Simo, torna in classe" gli dice Manuel agitato, ma Simone non sembra voler sentire ragioni.
"Chi abbiamo qui?" domanda uno dei tre bulli. "Chi è, un tuo spasimante, Ferro?"
"Coglione" mormora Manuel, ma non ha neanche il tempo di finire la frase che il bullo si avvicina al bambino con cautela.
"Dobbiamo lasciarlo stare, hai detto. Altrimenti cosa fai?"
Simone boccheggia a questa domanda, insicuro su cosa rispondere. Onestamente non ha pensato ad un altrimenti, pensava soltanto che quei tre avrebbero lasciato andare Manuel senza troppe storie.
"Altrimenti..." comincia, insicuro. "Io... glielo dico alla maestra!"
I tre scappiano a ridere e Manuel sospira, guardando Simone con sguardo supplichevole. Un attimo dopo uno di loro smette di ridere, afferra il bambino per il colletto e lo sbatte contro il muro.
Manuel trema per un attimo e fa per andare verso di lui, ma sente qualcuno trattenerlo.
"Ma non vedete che è un bambino?" urla, indignato. "Ha solo nove anni, teste di cazzo!"
Manuel sta facendo del suo meglio per liberarsi dalla presa, ma per fortuna Jacopo che stava camminando in quella direzione con una ragazzina li ha vede e corre incontro al gruppetto che si è formato vicino al muro.
Prende per le spalle il tipo che sta tenendo Simone e a sua volta lo sbatte contro il muro, poggiando l'avambraccio contro il suo collo. "Dì al tuo amico di lasciare andare Manuel, e poi potete sparire."
Il tizio – tremendamente spaventato – guarda il ragazzo che sta tenendo Manuel e gli fa cenno di lasciarlo.
"Non è finita qui, frocio" dice uno di loro, lanciando un'occhiata a Manuel.
"State bene?" domanda Jacopo quando i tre bulli andarono via. Simone e Manuel si scambiano uno sguardo, poi Simone annuisce. "Ma perché ce l'hanno con Manuel? Lo hanno chiamato... frocio. Che significa?"
STAI LEGGENDO
Fix a heart
FanfictionJacopo e Manuel, migliori amici da sempre, partono dopo il liceo, lasciando un Simone 15enne col cuore a pezzi. Prima, però, Manuel trova il modo di farsi ricordare. Jacopo e Manuel tornano dopo 3 anni. E ci sarà più di un cuore da aggiustare.