3. 𝐆𝐢𝐨𝐜𝐚𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐢𝐥 𝐟𝐮𝐨𝐜𝐨

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Anastasia's pov:

"Il destino mescola le carte e noi giochiamo."
- Alexandre Dumas, Il Conte di Montecristo.

La settimana passa in un lampo. Ogni giorno invio curriculum e faccio telefonate, sperando in una risposta positiva. La routine mi aiuta a non pensare troppo a Kenan, alla nostra breve ma sgradevole interazione alla Continassa e al modo in cui usa il tono della sua voce attorno a ogni lettera del mio nome, come se ne assaporasse ogni singola sillaba. Il suo sorriso beffardo e lo sguardo tagliente continuano a tormentarmi.

Arriva finalmente il giorno della partita. Indosso una maglietta della squadra con il cognome che condivido con mio fratello stampato sul retro e mi preparo psicologicamente ad affrontare la giornata. Chicco è eccitato e carico di energia durante il viaggio verso lo stadio, mi parla dei suoi compagni di squadra, delle strategie di gioco e delle sue aspettative per la partita.

Arrivati allo stadio, i tifosi riempiono gli spalti e le bandiere sventolano ovunque. Auguro buona fortuna a Fede prima che si unisca al resto della squadra per il riscaldamento. Lo guardo mentre si allontana, sentendomi incredibilmente fiera di lui.

L'ansia è palpabile, essendo la prima partita della stagione giocata in casa.
La partita è iniziata da neanche mezz'ora e io sono seduta sugli spalti con le mani tremanti per l'eccitazione. Federico gioca brillantemente in campo, sfiorando gli avversari del Bologna con agilità e determinazione. Nonostante ciò, il Bologna trova il vantaggio rispetto alla squadra bianconera. Ogni mia fibra è tesa, i minuti sembrano infiniti, ogni azione e ogni respiro sono una tempesta di sensazioni che mi travolgono. Poi arriva il pareggio grazie al gol di Vlahoviċ, giuro bisogna fare una statua questo ragazzo.

Negli ultimi minuti del gioco, un incidente interrompe la partita. Kenan viene abbattuto brutalmente e resta a terra, dolorante. I medici del team corrono in campo, e il pubblico trattiene il respiro. Io faccio del mio meglio per trattenere le risate, convinta che il karma abbia finalmente colpito.

Kenan si rialza, visibilmente zoppicante, ma decide di continuare a giocare. La tifoseria bianconera incita il ragazzino mentre io, come i tifosi bolognesi, fischio contro il bianconero a terra, facendo il pollice in giù, fino a quando non mi rendo conto che qualcuno mi sta fissando.

Dopo la partita, mi dirigo verso l'uscita riservata ai giocatori, aspettando pazientemente che Federico esca per tornare a casa insieme. Mi tengo impegnata osservando la folla dei tifosi del Bologna che lascia lo stadio, completamente assorta nella mia attesa. Dopo pochi minuti però un'altra figura prende il mio interesse.

«Oh, guarda chi c'è, il grande Kenan Yildiz. Come va con tutte queste fan adoranti?» Lui si ferma, riconosce subito la mia voce e, sollevando un sopracciglio, inizia a camminare nella mia direzione.

«Piuttosto bene, grazie. E tu, Ana? Sei qui per fare pratica di sarcasmo o c'è un altro motivo?» disse con un ghigno stampato sul viso, sapendo che questa conversazione porterà a un soddisfacente battibecco.

«No, solo per vedere Fede e gli altri. Ma grazie per l'arroganza, non deludi mai.»

Incrocio le braccia e sorrido. Kenan ride, una risata breve e priva di vero divertimento, per poi fare un altro passo verso di me. La distanza si sta pericolosamente riducendo e in poco tempo il suo viso è a pochi centimetri dal mio. La sua voce è bassa e vagamente ostile mentre risponde.

«A volte mi chiedo se sai parlare senza provocare.»

Alzo un sopracciglio alla sua inaspettata risposta.

«A volte mi chiedo se tu sai parlare senza fare il bastardo arrogante che sei.»

Kenan sorride beffardo, avvicinando ulteriormente il viso al mio, tanto che ora anche le nostre labbra sono a pochi centimetri di distanza.

«Oh, eccolo qui di nuovo il tuo tono irritato. Non può esistere una conversazione tra di noi senza che tu mi insulti, giusto?»

«Forse è perché non ci sono molte cose che mi piacciono di te.» rispondo con franchezza, e lui ride di nuovo.

«Sono sicuro che non ti piacciono molte cose in generale,» replica, abbassando la voce fino a un sussurro, i suoi occhi slittano dai miei occhi alle mie labbra velocemente, «incluso me. Ma sei ancora qui a farmi perdere tempo, perché?»

Mi fermo per un momento, realizzando quanto effettivamente siamo vicini. È abbastanza vicino da percepire il suo respiro e i suoi occhi sono fissi sul mio volto. La tensione è palpabile e rende ogni parola e gesto più significativo.

«Forse,» dico finalmente, «serve qualcuno che ti ricordi che non tutti sono così facilmente impressionabili.»

«Non è mai stato mio obiettivo impressionarti, Ana. Ma se vuoi continuare a sfidarmi, sono sempre disponibile.»

«Oh, lo so. Ed è proprio questo che rende tutto così... divertente.»

Posso chiaramente sentire l'odore del suo profumo invadermi le narici, ma mi trattengo dal soffermarmi troppo a lungo su questo dettaglio. Kenan abbassa la voce fino a un sussurro, quasi come se volesse tenere la conversazione tra di noi segreta, lontano dalle occhiate curiose dei tifosi e delle fan che lo circondavano fino a pochi minuti prima.

«Sai,» inizia lui, mantenendo lo stesso tono confidenziale, «la tua abitudine a provocarmi può essere davvero eccitante a volte e non mi dispiace affatto. Anzi, devo ammettere che ci sono momenti in cui mi diverto a vederti giocare così chiaramente con il fuoco.»

Gli rispondo con un sorriso sardonico, cercando di mantenere la calma nonostante la vicinanza pericolosa. Le mie mani sono ancora incrociate davanti al petto, ma il modo in cui il mio cuore sta battendo contro il torace tradisce la calma che voglio mostrare. Sono decisamente più minuta rispetto a lui, almeno una testa più bassa. I nostri corpi appaiono così diversi: lui alto, con i muscoli allenati e molto più imponente rispetto a me. Kenan fa un passo indietro non appena nota Federico che si dirige verso di noi, creando una breve distanza. Mi volto rapidamente, cercando di concentrare tutte le mie forze su Chicco. Kenan continua a fissarmi ancora per un momento, prima di rivolgere l'attenzione a Federico.

«Anastasia, tutto bene?» chiede Federico, lanciando un'occhiata a Kenan.

«Sì. Tutto bene,» rispondo, cercando di nascondere il mio nervosismo. «andiamo a casa?» Federico annuì e salutò il turco, che rispose con un cenno, poi il suo sguardo si spostò su di me. «a presto, Anastasia.»

Mentre Federico e io ci allontaniamo, non posso fare a meno di sentire il suo sguardo che brucia sulla mia schiena.

Una volta a casa, mi sdraio sul divano e prendo il telefono per chiamare la mia migliore amica.

«Nana! Come è andata la partita?» mi chiede appena risponde.

«Tutto bene, tranne per Kenan che continua a infastidirmi.»

Lei ride. «Sai, credo che ci sia qualcosa sotto. Lui non può essere solo uno snervante rompipalle.»

«Sarà, ma io non ho intenzione di averci niente a che fare.»

«Va bene, ma tieni gli occhi aperti. Potresti sorprenderti.»

Poco dopo, Federico entra in soggiorno. Vede che sto chiacchierando con Cate e, con un sorriso, si avvicina a noi. Cate, con un cenno, lo saluta mentre lui si appoggia allo schienale del divano, manifestando un evidente interesse a unirsi alla nostra conversazione.

Federico e la mia migliore amica hanno condiviso una lunga storia d'amicizia. Oltre ad essere buoni amici, tra di loro c'è chiaramente dell'affetto e dell'attrazione reciproca. Le loro interazioni sono piene di tenerezza e complicità, e spesso trascorrevano del tempo insieme quando vivevamo tutti a Genova, condividendo sguardi e sorrisi che sembrano nascondere qualcosa di più profondo. Quando però Chicco si è trasferito a Torino, non hanno avuto contatti frequenti se non a causa mia.

«Senti, Nana...» inizia mio fratello di punto in bianco. La telefonata con la mia migliore amica è finita da un pezzo ed eravamo intenti a guardare una serie tv sul divano.

«Dimmi» risposi mantenendo la concentrazione sulla televisione.

«Stavo pensando... tra pochi giorni ci sarà la cena di inizio stagione della squadra. Perché non vieni con me?»

Toccandoti il cuore || Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora