A chi non vuole essere imperfetto.
A chi detesta sbagliare.
A chi non accetta nessun errore da parte di sé stesso.
A chi odia inciampare e poi rialzarsi.
Credetemi, è questo il bello della vita.
La perfezione è irraggiungibile perché è solo un miraggio.Layla
Undici anni prima
Non mi sono mai piaciuti i cambiamenti ma questo mi incuriosisce molto, forse perché mio padre continua a dire che, dal momento in cui metteremo piede a San Diego, tutto andrà per il meglio.
L'aereo è appena atterrato e sono molto emozionata ma è anche triste pensare che non ritornerò più nel mio Paese dove sono nata e cresciuta, mi ci ero proprio affezionata, chissà magari la California è più bella dell'Albania.
Non sono ancora psicologicamente pronta a resettare la mia vita dopo 6 anni passati là ma sono ancora piccolina e papà mi dice che mi verrà più semplice abituarmi.
Inizialmente non ho preso bene la notizia per questo lui mi ha portata a scegliere un souvenir per i giorni vissuti in quel luogo che presto diventeranno solo ricordi lontani, ho preso un braccialetto con un ciondolo in cui c'era raffigurato un papavero rosso, fiore tipico dell'Albania.Pensandoci i miei occhi ricadono sul polso.
Stiamo facendo un check out quando una voce metallica ci annuncia della presenza di un problema al motore dell'aereo e che potrebbero esserci fino a due ore di attesa.
Ora cosa farò per tutto questo tempo?
Mi siedo e ripenso al motivo per cui sono qui. Quella scena me la ricorderò fino ai miei ultimi giorni di vita: mia madre era a letto, malata, stava parlando con mio padre e gli fece fare un giuramento. Io ero dietro la porta che origliavo la discussione (ok, forse la mia curiosità non è sempre stata dalla mia parte) avrei preferito non ascoltare e ritornare in camera mia a giocare con le Barbie ma ormai era troppo tardi.
«Moose, promettimi che dopo la mia morte ti prenderai cura di nostra figlia ancora di più, per due volte, perché non sarai solo un padre ma ti dovrai comportare anche da madre, non farle mancare niente, la voglio sempre al sicuro e vorrei pure che si costruisse un futuro perfetto, con un lavoro perfetto e un uomo perfetto.» Sentii qualche minuto di silenzio riempito da singhiozzi e lacrime e poi la voce di mia madre «Mi mancherete tantissimo»
Fu in quel momento che ebbi la conferma che la malattia di mia madre fosse terminale, l'avevo già intuito prima ma il mio cervello si rifiutava di credere a una tragedia del genere.
Mio padre, spinto dell'amore che provava, giurò di seguire le cose che aveva sentito, alla lettera.
Dopo poche settimane da questo episodio, mia madre volò in cielo e mio padre passava le giornate rinchiuso in camera, distrutto, a riflettere, pensare e piangere.
Mentre elaborava il lutto mi aveva totalmente abbandonato. Avevo giustificato il suo comportamento per il dolore che aveva ma non penso che sia un buon motivo per lasciare sola una figlia.
Iniziai a pensare che mio padre amava solo mia madre e stava con me solo perché sono una parte di lei. Lui non mi ha mai fatto mancare nulla e non mi trattava male ma, certe volte, pensavo mancasse una cosa fondamentale nel rapporto tra genitore e figlio: l'affetto.
Mio padre si limitava a fare il padre e non il papà.
Dopo il suo periodo più cupo capì che non si sentiva di passare il resto della sua vita in quella casa, in quella città, in quel Paese perché ogni minima cosa la ricollegava a mamma.
Decise, quindi, di cambiare aria trasferendosi in California trascorrendo lì i suoi giorni come se non fosse stato sommerso dal dolore da poco tempo, perché ha capito che non si poteva dedicare a me in quello stato.
Ad un certo punto sento qualcosa sbattermi contro la scarpa e i miei pensieri si interrompono, vedo cos'è stato e mi accorgo di una macchinina rossa a terra, alzo lo sguardo per capire a chi potrebbe appartenere e vedo un bambino che si sta avvicinando.
«Ciao, è tua questa?» dico, porgendogli il giocattolo
«Si, grazie, non volevo disturbarti» lo vedo un po' incerto
«Beh... in realtà l'ho fatto apposta. Volevo parlare con te ma non sapevo come iniziare il discorso. Sai il mio volo è stato posticipato di qualche ora e non so che fare».
«Ti capisco, anch'io mi annoio, se vuoi possiamo passare questo tempo insieme» dico, lui annuisce. Trascorriamo i minuti parlando, presentandoci e giocando con la sua macchinina.
Mi ha detto che ha nove anni e si chiama Michael.
Percepisco uno strano legame con lui, ci siamo appena conosciuti ma mi sento così a mio agio in sua compagnia che sembra di conoscerlo da sempre, avevo tanti amici nella mia città ma non sono mai andata così d'accordo con loro come con Michael.
Passano circa due ore quando gli autoparlanti dell'areoporto annunciano che il problema è stato risolto, mi sono sentita molto triste all'idea di non poter più passare il tempo con lui.
Dal suo viso deduco che sta per fare una confessione «In così poco tempo mi sono trovato bene con te, ma ho paura che da grande ti dimenticherò». Ci penso su e faccio un gesto troppo avventato, mi sfilo il braccialetto col papavero e glielo porgo.
«Tieni, questo sarà il tuo promemoria, così rimarrò per sempre in un posticino nel tuo cervello, non toglierlo mai» lui mi guarda un modo strano ma sorride.
«Sicura di volermelo dare, magari hai un legame affettivo con questo bracciale»
In realtà... si, ma il mio sesto senso mi dice di regalarglielo, anche se è l'unica cosa che mi rimane della mia vita passata.
«Si» rispondo decisa.
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Nothing is perfect
RomantikLayla Nader è una ragazza tranquilla e dedita allo studio, che vorrebbe poter vivere a pieno la sua vita, senza dover stare in continuazione alle regole di suo padre. Lui ha già programmato la vita perfetta di sua figlia, il problema è che i due han...