21.

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Spento. Zayn sentiva che la sua anima si era appena spenta, che il rimpianto e la rabbia avevano, di nuovo, oscurato la luce che era filtrata, debolmente, nei giorni precedenti.
Spenti erano i suoi occhi ambra, che erano diventati scuri, quasi neri come la pece. Il suo cuore era spento, i battiti erano lenti e pesanti. Lui si sentiva pesante, come se un grosso macigno pesasse sulle sue spalle.

Non sapeva più che fare e si sentiva impigliato in una situazione che, lui stesso, aveva creato. Se ne stava nel suo ufficio, con lo sguardo perso nelle dozzine di scartoffie poggiate disordinatamente sulla sua scrivania, mentre la sera era ormai calata e i ricordi della notte passata lo tormentavano.

Avrebbe dovuto trattenerla, avrebbe dovuto insistere di più e obbligarla ad ammettere quello che stava succedendo dentro di lei, invece, per l'ennesima volta era andato via permettendole di allontanarsi ancora una volta. Insistere, però, l'avrebbe solo ferita ulteriormente e lui non le avrebbe più fatto del male, non l'avrebbe rotta ancora.

Dopo quello che era accaduto tra loro, dopo che si erano dati l'uno all'altra e che le loro anime si erano fuse, non poteva più farsi indietro e lasciare che lei scegliesse Dylan, che scegliesse qualcuno che non fosse lui. Non poteva permetterle di fare una cosa del genere, di allontanarsi troppo da non sapere più come afferrarla. Ma muoversi nella sua vita facendo troppo rumore, avrebbe peggiorato la situazione già precaria, quindi non sapeva ancora cosa fare e come agire.

Mentre si scervellava per trovare una soluzione inesistente, il telefono prese a suonare e il numero di Cleo cominciò a lampeggiare sul display. Sicuramente Eryn le aveva detto qualcosa e dall'altra parte doveva esserci una Cleo incazzata nera, pronta ad ucciderlo per quello che stava succedendo, quindi rispondere non sembrava essere una buona idea, ma ignorare quella ragazza era impossibile e avrebbe peggiorato solo la situazione. Così si fece coraggio e fece scivolare il dito sullo schermo del suo iPhone.

-Odio doverti chiamare quando vorrei solo ucciderti in questo momento,- iniziò a dire Cleo, senza dargli in tempo di dire nulla. -ma Eryn non è a casa, ha lasciato il suo cellulare qui e, né io né Dylan sappiamo dove cercarla. Siamo preoccupati, Zayn.-

La voce di Cleo era bassa, come se non volesse farsi sentire. Dylan.
Lei non avrebbe dovuto chiamarlo, non avrebbe dovuto chiedere proprio a lui, eppure lei aveva pensato che solo lui potesse sapere Eryn dove fosse andata.

-Me ne occupo io. Quando la trovo ti chiamo.- e senza dire altro, agganciò il telefono e balzò in piedi, afferrando ciò che gli serviva e corse fuori dal dipartimento e poi in macchina.

Sapeva dove fosse Eryn, sapeva che dopo quello che era accaduto sarebbe andata lì, per provare a fare chissà cosa. Il cuore di Zayn batteva all'impazzata per la preoccupazione. Sfrecciò per le strade di Chicago, infrangendo sicuramente qualche limite di velocità, ma non gli importava perché doveva fare in fretta, doveva trovarla e sapere che stava bene.

Quando arrivò nel parcheggio che accostava il grande giardino, la macchina di Eryn era lì e Zayn tirò un gran sospiro di sollievo. Scese velocemente dall'auto e si avvicinò a grandi passi a quella di Eryn, trovandola seduta nel suo sediolino, con la testa poggiata al volante e completamente addormentata. Doveva essere davvero distrutta e stanca per essersi addormentata in quel modo, nell'auto e con quel freddo.
Era bellissima, ma il suo viso era pallido e visibilmente stanco e scosso, così Zayn si mosse lentamente, facendo attenzione a non svegliarla. Aprì la portiera e sfilò le chiavi dal quadrante, poi, lentamente, passò una mano sotto le ginocchia e una dietro la schiena, facendo leva sulle sue gambe e prendendola in braccio. La strinse forte, guardando attentamente quel viso che, solo poche ore prima, aveva avuto al suo fianco e nel suo letto. L'amava. L'amava più di ogni altra cosa al mondo, come se amarla gli fosse necessario quanto respirare, come se lei fosse l'unico modo per lui, per restare vivo. Ma lei era fragile, incredibilmente forte, ma irrimediabilmente fragile e lui non l'avrebbe spezzata, non l'avrebbe più ridotta in macerie e l'avrebbe amata tanto, troppo, fino a quando lei avrebbe scelto lui e il loro amore.

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