1. Plot

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Come ci si sente a vivere una vita basata su un enorme bugia? 

Prima di oggi non avrei saputo rispondere.
Ma torniamo indietro...

Questa mattina la salsedine mi sfiora il viso e il motorino è il mio unico mezzo a disposizione per raggiungere il mare. Matteo sfreccia lungo la costa non curandosi del vecchio rottame che sta guidando.

«Ce l'avete fatta!» esclama Marco appena ci vede arrivare in spiaggia.
«Sempre colpa di Nicole» mi prende in giro Andrea
«Ecco il primo che non mangerà niente di quello che c'è nella mia borsa» rispondo posizionandomi sul telo che hanno sistemato sotto l'ombra dell'albero.
«Invece di fare la saputella passami le patatine» dice Andrea con un sorriso beffardo. Prendo le patatine e le lancio dritte sulla sua faccia.
«Ecco a te» sorrido falsamente mentre lui ride

«Io ho della frutta se volete» dice Marco porgendo una ciotola con delle pesche e dell'uva all'interno.
«Che noia queste cose salutari, almeno oggi sgarra, no?» dice Matteo ma Marco scuote la testa osservando la ciotola.
«Lo sapete che non posso» osservo Marco leggermente dispiaciuta, a volte penso che le sue restrizioni col cibo non siano solo dovute al calcio.

«Sapete cosa servirebbe ora? Un bel bagno!» propone Matteo scambiandosi uno sguardo con gli altri due.
«Infatti, ci rinfresca...» dice Marco, posi velocemente lo sguardo su loro tre e subito capisco: SCAPPARE. Corro inutilmente per tutta la spiaggia prima che mi afferrino e mi lancino direttamente nel mare. Cominciamo a giocare come bambini e so che sembriamo degli idioti ma giuro che siamo simpatici.

Quando ci siamo conosciuti ero una bambina scorbutica dai ricci disordinati. Amavo contraddire chiunque e fare ciò che mi proibivano.
«Il calcio è da maschi, le bambine giocano a pallavolo» cercò di spiegarmi con calma la maestra.
«Io voglio giocare a calcio» protestai.
«se non vuoi giocare a palla stai seduta qui» mi impose la maestra e io mi sedetti imbronciata.
Non perché amassi particolarmente il calcio, ma dove sta scritto che non posso?
Subito notai tre bambini giocare vicino ad una di quelle porte di plastica portatili e mi incuriosii.
«Posso giocare?» chiesi al bimbo che stava per tirare
«Certo» mi rispose con un sorriso bianchissimo
« Marco ma che dici!» urlò il biondino che stava vicino alla porta «È una femmina!» protestò.
«Guarda che so tirare più forte di te!» lo provocai
«Impossibile!» disse vantandosi.
«Fammi provare allora» incrociai le braccia spazientita e lui mi dette il via libera.
Tirai un calcio di punta che finì direttamente sulla faccia del terzo bambino che stava in porta.
«Matteo!» urlò Marco andando ad aiutarlo mentre il biondino mi osservò compiaciuto «Okay sei ammessa!» disse «ma il più forte sarò sempre io»

Non era vero. Marco solo qualche anno dopo cominciò a giocare a calcio seriamente diventando tra i più forti della regione. "Punta d'oro" lo chiamano in città e ad oggi lo definiscono tra i più promettenti under 17. Andrea, d'altro canto, se la cava in tutti gli sport e sarebbe anche promettente se non fosse per il carattere che si ritrova, e forse anche per tutte le sigarette che si fuma. Matteo, invece, è completamente negato in tutti gli sport ma è l'anima del gruppo e di tutte le feste a cui andiamo. Nonostante abbia perso i suoi genitori in un incidente stradale da piccolo, non si è mai fatto abbattere anche perché è sotto l'ala di suo fratello Giuseppe. Giuseppe o "Peppe", come lo chiamiamo noi, è il fratello maggiore di tutti, è il ragazzo più responsabile che abbia mai conosciuto e a soli 21 anni ha un ristorante in città. Ed è proprio lì che sto andando con i miei genitori.

«Stasera conoscerai Carmine e Rosa, i due proprietari del lido» spiega mia madre mentre io sono al cellulare « così questa estate potrai andare a lavorare lì» continua.
«Non mi sembra di aver accettato» ribatto incrociando il suo sguardo nello specchietto.
«Non mi sembra tu abbia tanta scelta, o lì o con me in azienda» mi provoca
«Carlo e Rossella andranno bene» ribatto
«Carmine e Rosa!!» mi rimprovera e io rido alla sua reazione.

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