Ero arrivato ad odiare persino il cielo, perché brillava e piangeva ricordandomi tutto ciò che non avevo mai avuto, ma che sentivo comunque di aver perso.
Un soffio di vento gelido si insinuò ingannevole fin dentro le mie ossa tremanti, sollevandomi in uno sbuffo la gonnellina leggera.Mi strinsi nel cappotto, e alzai il viso al cielo.
Il nevischio mi si poggiò delicato addosso, impigliandosi tra le ciglia e sciogliendosi sulle guance arrossate dal calore accumulato all'interno della villa.
Un sorriso inevitabile mi incurvò le labbra, mentre quei cristalli imperfetti e unici mi accarezzavano freschi la pelle fino a sciogliersi, intarsiandola di delicati rivoli luccicanti della stessa sostanza di lacrime iridescenti.
Mi sembrava l'inconsistenza delle stelle mi gocciolasse addosso, bagnandomi con quei fiocchi gelidi che nascondevano alla superficialità dell'occhio umano ramificazioni sottili e delicate che brillavano di riflessi impalpabili alla luce della luna nascosta tra le nubi pesanti.
Scendevano in una danza elegante, cullati dalla gravità e dal vento che teneva stretto il loro destino, e volteggiavano nella loro gabbia di libertà fino ad adagiarsi su di me, bellissimi e facilmente distruttibili da quella flebile fiamma insediata all'interno del mio muscolo cardiaco, che scaldava il sangue pompato in tutto il mio corpo fatto di stelle cadenti ricomposte disordinatamente.
Perché era tutto ciò che eravamo.
Ognuno di noi.Composti di nient'altro che polvere di stelle forgiata dalle mani dell'universo.
Per ogni stella morta, un'esplosione inevitabile disperdeva elementi sospesi che con il tempo avrebbero originato altra vita in un ciclo eterno di distruzione e creazione astrale, in cui erano caduti anche i nostri corpi.
Non potevo fare a meno di pensarci, mentre fissavo incantata quel connubio di vapori ad alta quota dietro cui brillavano persistenti intere galassie di cui non si conosceva l'esistenza.
Chiusi gli occhi, beandomi di quel freddo naturale che mi cingeva le spalle e non mi lasciava andare, rapita dai miei stessi pensieri solidificati tra le palpebre serrate, immersa nelle mie stesse sensazioni che avevano preso il sopravvento su tutto ciò che mi circondava, isolandomi e lasciandomi sola con il battito del mio cuore ed il pensiero dei miei respiri.
«Andiamo?»
Spalancai gli occhi, riportando lo sguardo davanti a me in un sospiro che si sfumò nell'aria immobile.
Jack era fermo a qualche metro da me, il braccio teso nella mia direzione per porgermi la mano.
Avanzai di qualche passo, calpestando con i sandali i ciottoli pregiati ricoperti di nevischio fuori dalla villa, e gli afferrai la mano tiepida.
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𝚩𝐋𝚨𝐂𝚱𝐎𝐔𝐓
Romance«Adesso sei mia, piccola fenice. E non potrai mai dimenticarlo. Hai il mio cuore inciso nella carne, e non puoi più scappare da nessuna parte. Ti ritroverò ovunque seguendo il profumo della tua pelle scottata, e quando ti divorerò tu non potrai fare...