2. Diluvio personale

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"Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Questo nome vi sembrerà sconosciuto, lo so, ma vi assicuro che lo imparerete a memoria da qui alla maturità, lo conoscerete peggio de n'parente vostro" la butta lì Manuel, dopo aver finito di scrivere il nome del filosofo tedesco alla lavagna.

"Simo..." sussurra Andrea, dando una gomitata al suo compagno di banco. "Che cazzo è successo? Hai evitato l'argomento per una settimana e tremi ogni volta che vedi il professor Ferro."

"Non sto tremando."

"No, infatti. Lo stai fissando dall'inizio dell'ora con l'aria di uno che vorrebbe infilzarlo come uno spiedino con la penna."

"Andre, ti ho detto che non - "

"Risorio e Balestra" la voce di Manuel richiama la loro attenzione. "Avete finito di confabulare?"

"Sì. Ci scusi, prof" risponde Andrea, mettendo su un sorriso angelico.

Manuel lo guarda poco convinto. "Be', stavo dicendo. Hegel è stato un vero e proprio simbolo dell'idealismo tedesco e..."

"Guarda che se t'ha fatto qualcosa lo dovresti dire alla preside, ti faccio vedere che lo fa fuori in due secondi contati 'sto spocchioso professore degli stivali miei."

"Non mi ha fatto niente" risponde Simone, a bassa voce, rivolgendogli poi uno sguardo incredulo. "E poi, ti pare che lo vado a dire alla preside? Non hai capito che è come se fosse uno di famiglia."

"Sì, uno di famiglia che vuole entrare nelle tue mutande."

"Risorio e Balestra, insomma!" sbotta Manuel, stavolta la voce decisamente più alta del primo avvertimento. "Ve lo dico, voi due vicini non mi piacete affatto. Mi costringerete a cambiarvi posto."

"No" risponde di getto Simone, guardandolo quasi spaventato. Non sa nemmeno lui perché ha reagito in questo modo, sa solo che non gli era mai capitato di andare d'accordo con qualcuno in questa classe e gli dispiacerebbe interrompere sul nascere questo rapporto. "Noi... staremo zitti. Ci scusi, professore."

Manuel lo fissa in silenzio per qualche secondo, con una espressione indecifrabile. Simone potrebbe osare pensare che si tratti di comprensione, ma non ha alcuna intenzione di illudersi.

"Un'altra parola e vi separo davvero."

I due alunni non hanno la possibilità di fargli un'ulteriore promessa, che l'ultima campanella della giornata comincia a suonare.

"Vabbè ragazzi, continuiamo domani" li avverte Manuel, mentre inizia a raccogliere le sue cose dalla cattedra. "Magari cominciate a fare qualche ricerca su Hegel, così se avete curiosità ne parliamo in classe."

Ovviamente i ragazzi si limitano a farfugliare qualche risposta, perché figuriamoci se qualcuno tra loro ha davvero voglia di fare una cosa del genere, e intanto Simone esce dalla classe in fretta dal momento in cui l'ultima cosa che si augura è essere fermato da Manuel qui com'è accaduto il primo giorno di scuola.

Fuori dall'aula viene raggiunto però da Andrea, che sembra deciso a riprendere il discorso che stavano tentando di fare durante la lezione.

"Simo, davvero, non so' scemo."

"Eh, l'ho notato" risponde, lasciandosi andare ad un sospiro. "Senti, non puoi solo fare - "

"Non mi chiedere di fingere che io non sappia nulla perché hai sbagliato proprio persona" lo interrompe Andrea. "Senti... che ne dici di venire a pranzo da me? I miei sono a lavoro e mio fratello ha gli allenamenti di nuoto. Ci facciamo un piatto di pasta, studiamo un po' e poi ci facciamo una lunga chiacchierata."

"Andre, io..."

"Sono io che ho bisogno di parlare di una cosa. Per favore? Me lo devi, oh."

Simone alza gli occhi al cielo. "Certo che sei proprio furbo. Avviso mamma che non torno per pranzo, ok?"

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