Jungwon si risvegliò lentamente. Si ritrovò nella sua stanza e fuori dalla finestra si potevano intravedere le prime luci dell' alba che rischiaravano la volta del cielo.
Emanò un lamento; il fianco gli faceva così male. Esso era fasciato da uno strettissimo bendaggio.
"Non era un sogno." Pensò.
Si sentiva stanco, molto stanco. Aveva freddo, così tanto, che non riusciva a fare a meno di tremare. Non c'era muscolo che non gli facesse male, quando tentava di muoverlo.
Le nuvole pian piano lasciarono spazio alle stelle, che emanavano scintillii senza tempo. Al più presto sarebbero state velate dalla luce diurna. Già Jungwon riusciva a vedere delle sfumature di rosa sulle nubi e all' orizzonte. Un nuovo giorno aveva inizio anche per lui, anche se per un attimo se ne dispiacque.
"Ti sei svegliato." Jongseong era comparso nelle ombre della stanza. Indossava ancora la tunica in madreperla e la corona d'alloro in testa. Si sedette al suo capezzale e gli appoggiò una mano sulla fronte.
"Hai la temperatura ancora bassa. Sei andato in ipotermia e temevo che non ce l'avresti fatta..." Dopodiché tirò un sospiro di sollievo e sorrise. "Ma per fortuna la temperatura è salita e ora sei quasi fuori pericolo. Per quanto riguarda il taglio, non sembra esserci un' infezione. Con l'aiuto di erbe specifiche guarirà al più presto."Jungwon si girò dall' altra parte.
"Vattene via. Non volevo che tu mi salvassi. Chissà ora cosa farai di me... Mi illuderai un' altra volta, per poi sedurmi e infine mi strapperai via le gambe dal corpo.""Io non ho intenzione di fare niente di tutto ciò."
"Come faccio a crederti, scusa?"
Jongseong sospirò. "Non lo so." Si alzò e si andò a sedere dall' altra parte del letto. Prese le mani del mortale nelle sue. "Jungwon, quegli avvenimenti sono successi tanto tempo fa... Quasi quattrocento anni fa e non è per dire; io sono nato cinquecentodue anni fa. In tutto questo tempo ho imparato ad apprezzare e a rispettare voi mortali..."
"Ma se mi hanno detto che mi vuoi spezzare le gambe."
"Vedi. Io sono pur sempre un dio e la mia natura è quella di essere brutale e meschino, come tutti gli altri dèi. Dopo che ho ricevuto, quella sera, le ennesime offese da parte tua, è emerso questo mio desiderio, puramente divino, di vendetta nei tuoi confronti e devo dire che esso è persistito a lungo e già preesisteva. È vero, ti volevo spezzare le gambe, ma prima che mi accorgessi di quanto tu sei speciale." Strinse più forte le mani del mortale. "Jungwon, mi sono innamorato follemente di te. Che possano torturarmi se non è vero. Ho giurato sullo Stige che non ti avrei mai e poi mai fatto del male."
"Beh l'hai fatto, Jongseong. Mi hai abbandonato, quando più avevo bisogno del tuo sostegno. Hai infranto una promessa, a cui credevo ciecamente..." Jungwon non riuscì più a tenere a bada il pianto, così scoppiò in singhiozzi. "Non hai idea di quanto ho sofferto, Jongseong! Pensavo che fossi morto, che non saresti più tornato da me!"
Per la prima volta dopo tanto tempo, Jongseong risentì un groppo in gola. Si chinò verso Jungwon e lo strinse tra le sue braccia, più forte che potè. L'infelice tremava e singhiozzava e quasi non respirava; la ferita gli faceva tanto di quel male, non solo quella fisica. Non riusciva più a sopportare quel dolore.
"Shh... È tutto finito. Ora sono qui con te e non ti farò più del male in nessun modo. Giuro sullo Stige." Sussurrò il divo."Perché te ne sei andato? Perché?"
"Per salvare te e tutti gli altri mortali. La maggior parte degli dèi volevano vedere l'umanità bruciare. Zeus voleva sterminarvi uno ad uno e io sono stato incaricato da alcune divinità contrarie a questa iniziativa, per difendervi e per salvare tutti voi. Lo so. È assurdo, ma è la verità. Sei libero di non crederci."
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Caduto dall' Olimpo~ Jaywon ✿
FanfictionJongseong fa parte di una lunga successione divina che affonda le proprie radici in Afrodite stessa. Figlio di una nereide e pronipote di Eros (Cupido), dio dell' amore passionale. Egli è immortale e l'ultimo discendente prediletto della dea, la qu...