Travis era completamente sdraiato su di me, il suo respiro lento e pesante mi faceva capire quanto fosse profondamente addormentato. Lo chiamai più volte per svegliarlo, ma sembrava inamovibile, come se fosse incollato al letto. "Travis, svegliati" dissi, cercando di spingerlo leggermente. Ma lui, come sempre, era troppo pigro per reagire subito.
Dopo vari tentativi e qualche altro richiamo, finalmente iniziò a muoversi. " ok, ok sono sveglio ", borbottò, stropicciandosi gli occhi e sollevandosi con una lentezza esasperante. Ridacchiai alla vista del suo volto assonato, mentre si stiracchiava pigramente.
Una volta che Travis fu finalmente in piedi, ci dirigemmo in cucina per fare colazione. Era già tardi, così optammo per qualcosa di rapido: caffè per me e succo di frutta per lui, accompagnati da qualche biscotto. Non era esattamente una colazione da re, ma doveva bastare. "Dai, sbrighiamoci," dissi, mordicchiando un biscotto. "Non voglio arrivare tardi al campus."Dopo aver terminato la colazione, ci separammo per prepararci. Corsi in bagno per una doccia veloce, poi mi vestii con cura: jeans, una maglietta comoda e le mie adorate sneakers. Mi truccai rapidamente, scegliendo un look naturale con un po' di mascara e gloss. Travis, nel frattempo, si vestiva con la sua solita nonchalance, scegliendo una maglietta e jeans casual.
Quando finalmente eravamo pronti, ci salutammo e ognuno andò per la sua strada. Mi diressi verso il campus, cercando di accelerare il passo per recuperare il tempo perso. Appena arrivata, fui accolta da un urlo entusiasta. "Asiaaa!" gridò Simona, correndo verso di me. Prima che potessi reagire, mi saltò addosso, avvolgendomi in un abbraccio stretto. "Simona, buongiorno!" risposi, ridendo mentre cercavo di mantenere l'equilibrio. "Come stai?" "Benissimo, e tu?" chiese, lasciandomi finalmente andare. "Anche io, solo un po' di fretta come sempre," risposi, scambiandoci un sorriso complice.
Mentre ci dirigevamo verso l'edificio delle aule, il mio sguardo si posò in lontananza su una scena che non potei ignorare. Federico Rossi stava lì, appoggiato contro una colonna, e mi fissava intensamente. Accanto a lui, una delle ragazze più belle della nostra università, con i lunghi capelli biondi che le cadevano perfettamente sulle spalle, rideva a qualcosa che lui aveva appena detto. La loro vicinanza mi fece alzare un sopracciglio.
Simona seguì il mio sguardo e notò Federico. "Lì c'è il tuo adorato amico," disse ironicamente. "Sempre circondato da belle ragazze, eh?" "Sì, non cambia mai," risposi, cercando di distogliere lo sguardo e concentrarmi sulla conversazione con Simona. Ma una parte di me non poteva fare a meno di chiedersi cosa avesse in mente Federico. L'idea di doverlo incontrare più tardi mi infastidiva, ma sapevo che avrei dovuto affrontarlo. Entrammo nel nostro edificio e ci preparammo per la lezione, cercando di ignorare qualsiasi distrazione esterna. Tuttavia, la sensazione degli occhi di Federico che mi seguivano rimase con me per tutto il tempo, aggiungendo un tocco di tensione a quella che altrimenti sarebbe stata una normale giornata universitaria.
Verso mezzogiorno, quando la lezione finì e la breve pausa finalmente iniziò, decisi di dirigermi verso la caffetteria del campus. Avevo bisogno di una pausa e di un po' di cibo per ricaricarmi prima di affrontare mister ciprovocontutte al pomeriggio. Mentre camminavo lungo il corridoio, persa nei miei pensieri, sentii qualcuno chiamare il mio nome.
"Asia!" Si trattava di Federico, che si avvicinava a grandi passi con un'espressione determinata. Prima che potessi reagire, mi afferrò delicatamente ma con fermezza per il braccio. "Devo parlarti. Adesso." "Federico, ora non è il momento," dissi cercando di liberarmi dalla sua presa. Ma lui non sembrava intenzionato a lasciarmi andare. "È importante," insistette, tirandomi verso una porta laterale che portava ad uno sgabuzzino per le pulizie. "Solo cinque minuti, te lo prometto."
Con un sospiro esasperato, acconsentii a seguirlo, sperando che fosse davvero breve. Entrammo nello sgabuzzino, e appena fummo dentro, Federico chiuse la porta dietro di noi. Lo spazio era stretto e buio, illuminato solo da una piccola lampadina al soffitto. L'odore di detersivi e materiali per le pulizie riempiva l'aria.
"Federico, cosa stai facendo?" chiesi, incrociando le braccia sul petto e guardandolo con sospetto. "Asia, ascoltami," iniziò lui, avvicinandosi leggermente. "So che ultimamente sono stato un idiota, ma devo parlarti di qualcosa di serio. Non sapevo come avvicinarmi a te senza che tu mi evitassi." Lo fissai, sorpresa dal tono della sua voce. Sembrava davvero sincero. "Va bene, ti ascolto. Di cosa si tratta?"
Federico prese un respiro profondo. "Ho capito che sono stato insensibile e fastidioso, e mi dispiace. Voglio rimediare. Voglio che tu mi dia una seconda possibilità, non solo come compagno di studi, ma anche come amico." La sua confessione mi colse di sorpresa. Non mi aspettavo una simile ammissione da parte sua. "Federico, non è così semplice," risposi, cercando di mantenere la calma. "Hai fatto tante cose che mi hanno infastidita e ferita. Non posso semplicemente dimenticare tutto."
"L'ho capito," disse lui, abbassando lo sguardo. "Ma voglio dimostrarti che posso cambiare. Per favore, dammi una possibilità." Il suo sguardo era pieno di speranza e sincerità. Mi trovai a riflettere su quanto fosse sincero il suo pentimento. "Va bene," dissi infine. "Ti darò una possibilità, ma solo se dimostrerai con i fatti di essere cambiato." Federico annuì, visibilmente sollevato. "Grazie, Asia. Non te ne pentirai." Aprii la porta dello sgabuzzino, pronta a uscire. "Spero davvero che tu mantenga la tua parola, Federico. Ora andiamo, ho bisogno di prendere un po' d'aria." Uscimmo dallo sgabuzzino e mi diressi verso la caffetteria, ancora un po' scossa dall'incontro inaspettato. Non potevo fare a meno di chiedermi se Federico sarebbe davvero cambiato. Solo il tempo avrebbe potuto dirlo. Ma per il momento, avevo bisogno di concentrarmi su me stessa.
Il tempo volò velocemente, e prima che me ne rendessi conto, erano già le 14. Avevo appena finito di sistemare il soggiorno quando sentii il campanello suonare. Aprii la porta e vidi Federico lì, con il suo solito sorrisetto arrogante. "Ciao, Asia," disse entrando.
"Ciao, Federico," risposi, cercando di mantenere un tono neutro. "Andiamo subito a studiare, così finiamo prima."
Ci sedemmo al tavolo della cucina, e iniziammo a tirare fuori i libri e gli appunti. Federico, tuttavia, sembrava distratto. "Allora, da dove cominciamo?" chiesi, cercando di mantenere la concentrazione sullo studio. "Asia, dobbiamo parlare," disse improvvisamente, chiudendo il suo libro. "Di cosa vuoi parlare, Federico?" chiesi, già sospettando che non si trattasse di equazioni o formule. "Di noi," rispose, guardandomi negli occhi. "Non possiamo continuare così. Io ci tengo a te." Sospirai, cercando di mantenere la calma. "Federico, siamo qui per studiare, non per discutere della nostra relazione." "Ma è importante," insistette. "Non possiamo ignorare quello che c'è tra di noi." Le sue parole iniziarono a irritarmi. "Federico, per favore. Non è il momento." "Asia, ascoltami!" alzò la voce, facendo eco nella stanza. "Non possiamo continuare a fingere che non ci sia niente." La tensione aumentava, e il nostro tono di voce si alzava sempre di più. Litigammo per qualche minuto, finché le parole non sembrarono più sufficienti. In un impeto di frustrazione, Federico si avvicinò e mi prese per il braccio. "Smettila di respingermi," disse, la sua voce più bassa ma intensa. E proprio in quel momento, accadde qualcosa di inaspettato. La distanza tra di noi si ridusse improvvisamente, e ci trovammo a baciarci, il conflitto che si trasformava in passione. Per un istante, tutto il resto sembrò svanire, e il mondo si ridusse a quel momento intenso. Ma la magia del momento fu brutalmente interrotta dal suono della porta che si apriva. Travis entrò in casa, e il suo sguardo si posò immediatamente su di noi. "Ma che diavolo sta succedendo qui?" gridò, la sua voce piena di rabbia e sorpresa.
Mi staccai rapidamente da Federico, il cuore che batteva all'impazzata. "Travis, non è come sembra..." "Non è come sembra?!" Travis era furioso, il suo sguardo passava da me a Federico con disprezzo. "Non posso credere che ti sei messo con lui, Asia." Federico cercò di intervenire. "Travis, calmati, possiamo spiegare..." "Non voglio sentire spiegazioni!" Travis alzò una mano per zittirlo. "Fuori di qui, adesso." Federico esitò per un momento, poi si voltò e uscì dalla porta senza dire una parola. Rimasi lì, in piedi, incapace di muovermi, mentre Travis mi guardava con delusione e rabbia. "Asia, cosa ti è passato per la testa?" chiese, la sua voce ora più calma ma ancora tesa.
"Travis, è stato un momento... non so cosa dire," risposi, sentendo le lacrime salire. "Non puoi fare queste cose," disse, scuotendo la testa. "Devi pensare a te stessa e a quello che è giusto." Annuii, sapendo che aveva ragione. "Mi dispiace, Travis. Hai ragione." Lui sospirò, avvicinandosi e mettendomi una mano sulla spalla. "Andrà tutto bene. Ma devi essere più attenta." Passammo il resto della serata in silenzio, riflettendo su quanto accaduto. Sapevo che dovevo mettere ordine nella mia vita e capire cosa volevo davvero. Ma per ora, l'unica cosa che potevo fare era cercare di calmare le acque e ricostruire la fiducia di mio fratello.