Capitolo Tredicesimo

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Peter si era preso una vacanza da Spider-man. Cavolo, dopo quello che era successo con Deadpool era talmente scombussolato che non aveva la minima idea di come affrontare la situazione.

"Peter, stai bene?" Gli chiese Morgan. "Si, piccolina, come mai?" Le chiese mentre aveva i piedi a mollo nella piscina Stark. La piccola che non era più tanto piccola gli si sedette accanto. "Ho tredici anni, non nove. Sono oramai quasi un adolescente e so che non va tutto bene. Passi tanto tempo e con me negli ultimi tempi. È successo qualcosa che dovrei sapere?"

Peter restò scioccato da quanto intelligente fosse quella bambina a tredici anni, ma era pur sempre figlia di Tony. "Ti dispiace che ho deciso di prendere del tempo per la mia famiglia?" Le chiese con un sorriso sbilenco. "Che bello sentirti dire che siamo noi la tua famiglia." Lo abracciò la più giovane e poi disse "lo sai benissimo che mi piace passare del tempo con il mio fratellone, ma non mi piace il fatto di vederti continuamente in ansia e sei molto distratto."

Peter la guardò e sbuffò. "Sono cose da grandi, tu sei ..." neanche finii di parlare che la piccola con tutte le forze che aveva lo spinse in acqua.
"Tu sei troppo piccola per capirlo, gne gne gne." Disse appena Peter tornò sù galleggiando. "Smettila di trattarmi come una bambina." Incrociò le braccia al petto mentre si alza. Peter ridacchiò le afferrò il polso e la spinse con sé in acqua.

Da lì iniziò una guerra di affogamenti e schizzi d'acqua. Finquando Tony non si manifestò tossicchiando. "Che fate?" Chiese. Era completamente sporco di qualcosa meccanica, aveva il viso nero in alcuni punti. "Peter ha cercato di affogarmi!" Disse la più piccola cercando di spingere Peter, ma non ci riuscii. "Sei una bugiardina, hai iniziato tu!" La prese in braccio Peter mettendosela sulle spalle. Tony ridacchiò. Gli occhi gli luccicarono.
Tony non era uno che dimostrava molto il suo affetto, ma si percepiva comunque. E in quel momento il cuore di Tony si stava sciogliendo, era così fiero dei suoi due figli, biologici o meno, era comunque fiero di tutti e due.

La sera più tardi, dopo aver fatto la doccia Peter guardò la sua tuta da Spider-man.
Era da molto che il Spider-man non si faceva vedere in giro. Sbuffò. Si buttò sul letto.

Ogni volta che cercava di raccimolare un po' di coraggio e uscire, quel coraggio veniva sgretolato quando pensava a Deadpool. Quando pensava a quello che aveva fatto, CHE LUI AVEVA FATTO. Perché era stato Peter a fare il primo passo non l'uomo. Era stato un coglione e adesso ne stava pagando le conseguenze.

Perché ogni volta che ripensava a quella sera, a quel bacio scambiato. L'aria gli veniva a mancare, il cuore iniziava a pulsare velocemente nel suo petto, la vista gli si annebbiava e un brivido di piacere ripercorreva tutto il suo corpo. Era fottuto. Odiava ogni singola sensazione che provava e ha provato mentre lo baciava. Certo poteva dare la colpa all'erba, ma anche se Deadpool avesse creduto alla sua banalissima scusa, lui non poteva autoconvincersi.

Perché era sicuro che quando avrebbe rivisto Deadpool, avrebbe immaginato dinuovo quelle labbra dalla strana consistenza, e quella lingua calda che aveva percorso tutto la sua bocca. Era... frustrante. Ogni volta che pensava e riviveva quel momento gli si rigonfiava il pantalone, e l'odiava.

Prese un cuscino e se lo sbatte in faccia. Urlò nel cuscino così attutendo il suono che avrebbe emesso.

"Ti stai preparando per uscire finalmente?" Gli chiese la ragazzina appoggiata allo stipite della porta. "Dovresti bussare, Morgan." Le disse Peter continuando a tenere il cuscino in faccia.
"E tu dovresti smettere di limonarti i cuscini, Peter. Quindi... esci?" Chiese nuovamente.

Peter si tolse il cuscino dalla faccia e la guardò. "Non credo." Rispose alla fine. La ragazza reotò gli occhi. "Le persone hanno bisogno di te, di Spider-man. Non so cosa sia successo che tu abbia così tanta paura di rimettere questa benedettissima tuta e uscire da questa bellissima finestra appositamente creata per la tua fuga, ma devi affrontarlo, Peter. Sei un Avnegers, dovresti sapere che i problemi si combattono. Ti immagini se papà si fosse nascosto in casa quando Thanos aveva eliminato metà dalla popolazione mondiale... a quest'ora tu saresti ancora morto. E per quanto papà avesse potuto provare paura era pronto a sacrificarsi per il mondo, affrontare il suo problema... che in quel momento era Thanos." Peter amava ascoltare quella ragazzina parlare. Era saggia, intelligente, e bellissima.
Era proprio come suo padre, ovviamente aveva preso anche da Pepper.

"Hai ragione." Disse Peter alzando le mani in arresa. "Ma il mio problema non ucciderà nessuno -almeno spero- e non è Thanos, quindi posso stare tranquillo e rimandarlo." Morgan gli saltò addosso iniziando a picchiarlo con dei cuscini che stavano sopra il suo letto. "Stupido che non sei altro!" Lo rimproverò.
Peter aveva afferrato il concetto, e il significato di quello che aveva detto la tredicenne, ma aveva paura di affrontare Deadpool.

E se l'uomo l'odiasse? Se gli avesse detto di scomparire e che gli faceva schifo? Peter non si ettichettava gay, perché non lo era. Stava ancora con MJ, ma se Deadpool pensasse che fosse gay? se lo disprezzasse per questo motivo?

Una miriadi di paranoie gli stavano frullando nel cervello, e Morgan lo notò. Infatti lo risvegliò buttandogli la tuta di Spider-man addosso. "Vai e prendeti la soddisfazione di aver sconfitto il tuo problema, Pete." E detto questo la ragazzina gli fece l'occhiolino e uscii dalla sua stanza.

Peter sbuffò, stava morendo dall'ansia e dalla paura.
Però Morgan aveva ragione. Doveva affrontare i suoi problemi, non importa quanto grandi o piccoli siano.

Indossò la sua tuta, e appena indossò la maschera dopo tutto quel tempo si sentii dinuovo vivo. Lui era Spider-man, e nessuno glielo avrebbe tolto questo. Neanche la paura. Peter era pronto per affrontare Deadpool.

What If... I love Deadpool? (Spideypool)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora