I giorni successivi trascorsero in una sorta di calma, ma al contempo confusa. Cercavo di concentrarmi sulle piccole cose: andare al lago con Huda e Sissi, fare lunghe passeggiate tornando a casa con Fares, le risate immense con Faster, le litigate con Erin e Caph per gli scacchi... ma l'ombra di quello che era successo continuava a incombere su di me.
Una mattina, mentre sorseggiavo il mio caffè in cucina, ricevetti un messaggio da Huda. Voleva sapere se avevo voglia di andare con lei e gli altri a una festa in una villa sul mare, un po' lontana da Empoli. Decisi di accettare, pensando che forse qualcosa di diverso mi avrebbe aiutato a schiarirmi le idee.
La sera della festa, indossai un vestitino aderente marrone e un paio di tacchetti non troppo alti, con il mio solito trucco: eyeliner, mascara e matita labbra. Volevo sentirmi libera, leggera, senza pensieri. Huda venne a prendermi con la sua auto e durante il tragitto parlò senza sosta di quanto fosse eccitata per la serata.
Quando arrivammo alla villa, rimasi colpita dalla sua bellezza. Era una grande casa bianca con una piscina che rifletteva le luci delle lanterne appese agli alberi circostanti. La musica risuonava nell'aria, e c'era gente che ballava e chiacchierava ovunque. Era molto diversa dalle nostre feste al bunker, mooolto diversa. Capii subito che quella sarebbe stata una notte lunga.
Raggiungemmo gli altri e mentre esploravamo la villa, incrociai lo sguardo di Jackson. Era lì, vicino alla zona dell'alcool, con un bicchiere in mano e un'espressione che non riuscivo a decifrare. Mi feci strada tra la folla, cercando di evitare il suo sguardo. Non avevo voglia di un'altra conversazione complicata, o cose simili, volevo solo divertirmi e non pensarci più.
Mi unii a Huda, Sissi e agli altri sul dancefloor, cercando di lasciarmi andare al ritmo della musica. Sentivo l'energia della festa, la libertà dell'estate, ma dentro di me c'era ancora quel nodo difficile da sciogliere.
Ad un certo punto, mentre ballavo con Sissi, notai un ragazzo che mi osservava da lontano. Era alto, con i capelli scuri e un sorriso intrigante. Mentre ricambiavo quello sguardo, anche se un po' stranita mi si avvicinò.
-"Ciao, piacere, sono Francesco."
"Ciao, sono Nicole," dissi, cercando di sembrare il più disinvolta possibile.
-"Ti ho vista ballare. Sei brava."
-Grazie... risposi, sentendo il calore salire alle guance.
-"Sei qui con qualcuno?" mi chiese poi.
"Sono venuta con la mia amica Huda, Sissi e altri nostri amici," dissi, indicando nella direzione in cui stavano ballando.
Francesco e io parlammo, bevemmo e ballammo per quella che sembrava un'eternità. A un certo punto, mi propose di andare a fare una passeggiata sulla spiaggia. Accettai, sperando che un po' di aria fresca potesse aiutarmi a mettere ordine nei miei pensieri. Mentre camminavamo, la conversazione si fece più personale. Era un ragazzo simpatico, ma c'era qualcosa nel suo modo di fare che mi metteva a disagio.
Arrivammo sulla riva e ci sedemmo sulla sabbia, guardando le onde infrangersi dolcemente. Francesco si avvicinò, e il suo volto era così vicino che sentivo il calore del suo respiro.
Chiusi gli occhi, pronta ad accettare quel bacio, quando una voce familiare ruppe l'incantesimo.-"Nicole?"
La voce di Jackson era ferma, quasi dura.Apro gli occhi e mi volto verso di lui. È lì, in piedi, con le mani in tasca e un'espressione che non avevo mai visto prima.
-Francesco, scusa..
mormoro, alzandomi.-Devo parlare con lui.
Francesco mi guarda, visibilmente irritato.