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La pioggia sferza la villa da tre giorni. Aggiusto il cappuccio dell'impermeabile nero, ma è inutile. Il vento mi colpisce il viso con piccole gocce ghiacciate. Il mare si solleva in onde gonfie e punteggiate di pioggia. Non piove spesso, in questa parte della regione, ma se lo fa, va avanti per giorni. I temporali mi hanno sempre attratta, i fulmini si abbattono sul mare e penso a Christian. Non mi piace prenderlo in giro.

Questa mattina mi aspettava per andare a scuola insieme. Gli ho detto che non mi sentivo bene e non l'ha bevuta. Anche l'altro giorno, quando sono rientrata tardi, ha subito pensato che gli nascondessi qualcosa. Quando mi fa il terzo grado è peggio di Zanna. La verità è che ora che Evan è tornato è difficile escluderlo dalla mia vita e so che loro non capiranno. Anche se gli ho detto di lasciarmi stare e di andarsene, lui non lo farà mai, non del tutto.

«Sam!»

La voce di Vanessa mi arriva attutita dal vento. È ferma all'inizio della spiaggia, stretta in un maglione di lana grezza che la fa sembrare una fattucchiera. Le faccio segno di raggiungermi.

«Non devi stare qui. Ci sono un sacco di fulmini» dice.

Ci sono azioni che compio senza rendermene conto e senza capire il perché. Senza pensare al male che faccio a chi mi sta vicino. Le lascio un sorriso tirato, poi mi tolgo l'impermeabile e il maglione, sfilo le scarpe e i pantaloni. Non mi volto a guardare la sua espressione quando, con la pelle battuta dalle gocce gelide, mi getto in acqua. Nuoto finché non ho più fiato e mi domando perché abbia fatto una cosa del genere proprio davanti a lei. 

La pazzia ha tanti volti e uno di questi è il mio.

Vanessa è ancora lì, a bagnarsi sotto la pioggia, con un'espressione imperscrutabile sul viso; l'ustione che ha subito l'anno scorso, a causa di mio padre, spicca come un'accusa. 

Esco dall'acqua, la raggiungo e la sorpasso in direzione di casa. Lei mi segue in silenzio, ma vedo che ha le guance segnate dalle lacrime. Ha perso una figlia in quelle acque e vedermi fare un bagno d'inverno, nel mezzo di un temporale non è quello che si aspetta da me. 

Cammino spedita, con l'acqua che mi lascia sentieri gelati sul corpo e quasi gli vado a sbattere contro. Christian è lì, immobile sul sentiero. Ci scambiamo uno sguardo. Il mio stupito contro il suo serio e arrabbiato. Le braccia di lui però cercano subito il mio corpo e mi stringe forte anche se sono fradicia. «Sei proprio pazza» dice solo. La sua espressione accigliata non cambia. 

Vanessa ci passa accanto senza una parola. Vorrei dirle io qualcosa, ma non ne ho la forza. 

Christian mi conduce in casa, stringendomi forte le spalle. Tremo e batto i denti, ma il gelo mi pulisce quando sento di non farcela più. Ho smesso di tagliarmi, anche se mi rendo conto che provo lo stesso a farmi del male in questo modo. 

Una volta dentro, lui mi porta nella camera che era di Lucia e mi butta addosso un asciugamano asciutto. 

«Dovresti andare da Vanessa» gli dico. Era scossa, in lacrime. 

«Dovresti andarci tu. Chiederle scusa per quello che le fai» ribatte lui secco. «Era venuta a cercarti». 

Abbasso gli occhi. «Mi dispiace». 

Lascio cadere a terra l'asciugamano, incurante delle gocce che dai miei capelli cadono sul pavimento. Tremo ancora. Lui mi fissa immobile, la rabbia trattenuta dietro gli occhi verdi. Non riesco a respirare. «Sam. Ti prego. Non metterti in pericolo, abbiamo tutti bisogno di te. Non so cosa vuoi ottenere, ma un giorno andrà male. Malissimo. E non ucciderai solo te stessa». 

Si sfiora distratto la bandana che gli circonda il polso e io stringo i denti. 

«Mi sento...» inizio, ma in fondo non lo so. E non capisco cosa graffi un'anima tanto da impedirle di essere felice. «...lascia stare». Scuoto la testa. 

FALL IN WITH YOU (FIWY 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora