Sotto pressione

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Lilia fu condotta in una piccola cella, le pareti di cemento grigio che sembravano chiudersi su di lei. Si sedette sul letto di metallo, cercando di calmare il battito frenetico del suo cuore. Le parole "omicidio" e "mandato di cattura internazionale" rimbombavano nella sua mente, creando un vortice di paura e confusione.

Nel frattempo, la nave era ripartita, lasciando Lilia sola a Durban. Maria e il Dott. Conti le avevano promesso che avrebbero fatto di tutto per aiutarla, ma la loro partenza improvvisa l'aveva lasciata con un senso di abbandono e disperazione. Conti, in particolare, le aveva assicurato che sarebbe tornato il prima possibile, ma Lilia non poteva fare a meno di sentirsi tradita.

Mentre Lilia cercava di mantenere la calma nella sua cella, ogni rumore proveniente dal corridoio la faceva sobbalzare, il cuore che batteva forte nel petto. Finalmente, la porta della cella si aprì e un agente entrò, portando con sé un vassoio di cibo. "Mangia qualcosa," disse, posando il vassoio sul letto. "Avrai bisogno di forze."

Lilia annuì, ma il cibo le sembrava insipido e difficile da mandare giù. La sua mente era troppo occupata a cercare di capire cosa fosse successo. Chi poteva averla accusata di omicidio? E perché?

Dopo una notte di angoscia, Lilia fu svegliata bruscamente e accompagnata all'interrogatorio con l'investigatore italiano. Un avvocato d'ufficio era presente, ma la sua espressione rassegnata non prometteva nulla di buono. L'investigatore, un uomo di mezza età con occhi penetranti, la osservava attentamente mentre prendeva posto.

"Signora Ferro," iniziò l'investigatore, "vorrei che mi raccontasse degli ultimi mesi della sua vita. In particolare, del suo rapporto con Andrea nella casa di campagna, della decisione di imbarcarsi e delle motivazioni che l'hanno spinta a farlo."

Lilia deglutì, cercando di mantenere la calma. "Andrea e io vivevamo insieme nella sua casa di campagna. All'inizio tutto andava bene, ma col tempo la relazione è diventata soffocante. Andrea era possessivo e controllante. Sentivo di non avere più spazio per me stessa."

L'investigatore annuì, prendendo appunti. "E cosa l'ha spinta a imbarcarsi?"

"Volevo scappare," ammise Lilia. "Sentivo il bisogno di allontanarmi, di ritrovare me stessa. Durante la navigazione, ho saputo della scomparsa di Andrea."

L'investigatore la guardò in silenzio per qualche istante, poi parlò con voce fredda. "Andrea è morto. Il suo corpo è stato ritrovato in mare."

Lilia sentì il sangue gelarsi nelle vene. "Morto?" sussurrò, incredula.

"Sì," confermò l'investigatore. "La sua improvvisa partenza, senza avvisare nessuno, in concomitanza con la scomparsa di Andrea, fa di lei la principale sospettata dell'omicidio."

Lilia si sentì mancare. Le parole dell'investigatore erano come pugnalate al cuore. "Non l'ho ucciso," disse con voce tremante. "Dovevo andarmene, ma non avrei mai fatto del male ad Andrea."

L'investigatore la osservò attentamente, cercando segni di menzogna. "Le consiglio di collaborare pienamente. Ogni dettaglio potrebbe essere cruciale per la sua difesa."

Lilia annuì, sentendosi sopraffatta dalla situazione. Sapeva che doveva trovare la forza per affrontare l'interrogatorio e dimostrare la sua innocenza. Ma con ogni nuova rivelazione, il futuro sembrava sempre più oscuro e incerto.

Non riuscì a trattenere le emozioni e scoppiò in lacrime. Le lacrime scendevano copiose, bagnandole il viso mentre cercava di mantenere la calma. Ogni domanda dell'investigatore sembrava un colpo al cuore, ma Lilia sapeva che doveva rispondere. Faticosamente, cercò di rispondere alle domande sempre più dettagliate dell'inquirente: date, luoghi, orari. Ogni risposta richiedeva uno sforzo immenso, come se ogni parola fosse un peso che doveva sollevare.

"Quando ha lasciato la casa dove viveva con Andrea?" chiese l'investigatore, il tono fermo ma non ostile.

"Il 15 luglio" rispose Lilia, la voce tremante. "Mi sono imbarcata quella mattina stessa."

"L'investigatore annuì, prendendo appunti. "E come ha trovato il lavoro sulla nave da ricerca?"

Lilia esitò. Sentì il cuore accelerare mentre cercava di trovare le parole giuste. Doveva parlare di Walter, della loro relazione clandestina, ma questo avrebbe potuto mettere nei guai Walter stesso. La sua mente era un turbine di pensieri contrastanti. Se avesse detto la verità, avrebbe potuto compromettere la posizione di Walter. Ma se avesse mentito, l'investigatore avrebbe potuto scoprirlo e la sua situazione sarebbe peggiorata.

L'esitazione non sfuggì all'investigatore, che la osservava attentamente. "Signora Ferro, è importante che ci dica la verità. Ogni dettaglio può essere cruciale."

Lilia deglutì, cercando di mantenere la calma. "Walter, un vicino di casa mi ha aiutata." iniziò, cercando di scegliere le parole con cura. "Lui mi ha parlato della possibilità di lavorare sulla nave. Mi ha detto che avevano bisogno di personale e che poteva raccomandarmi."

L'investigatore la guardò in silenzio per qualche istante, poi annuì. "Capisco. E qual era la natura del suo rapporto con Walter, solo un rapporto di vicinato?"

Lilia sentì il cuore stringersi. "Siamo amici," rispose, cercando di mantenere la voce ferma. "Mi ha aiutato a trovare il lavoro, tutto qui."

L'investigatore continuò a prendere appunti, ma Lilia poteva sentire il peso del suo sguardo su di lei. Sapeva che l'investigatore sospettava qualcosa, ma non poteva permettersi di dire di più. Non voleva mettere Walter nei guai.

Per ora, l'interrogatorio fu sospeso. Lilia venne ricondotta in cella, con la promessa che l'interrogatorio sarebbe proseguito nel pomeriggio. L'investigatore le raccomandò di riflettere sulla necessità di dire ogni cosa, e finalmente anche l'avvocato d'ufficio intervenne, annuendo.

"Signora Ferro," disse l'avvocato, "è importante che collabori pienamente. Ogni dettaglio può fare la differenza."

Lilia - Gli oceani del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora