Capitolo nove

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CONNOR

Dire che i rapporti tra me e Martha erano tesi è un eufemismo. Negli ultimi quattro giorni - dal torneo, insomma - si era chiusa in un mutismo selettivo che sembrava più un trattamento del silenzio nei miei confronti. Avevo provato a indagare, chiedendole con tutta la delicatezza che possedevo - e ammetto che era veramente poca - quale problema ci fosse, e la discussione che ne era scaturita era stata una delle situazioni più strane che la nostra relazione avesse mai affrontato. Perché io e Martha non litigavamo.
Mai.
Ma mai davvero.
C'erano anche altre cose che non facevamo e che ci rendevano una coppia insolita, ma non ne andavamo fieri come quella di non litigare mai. E invece, con quella avvenuta nemmeno ventiquattr'ore prima, sembrava che avessimo dato sfogo a ciò che avevamo condensato in tre anni di pace apparente.

***

Esco dal bagno dopo aver fatto la doccia. Mio padre è a letto, Rose è tornata al suo appartamento e finalmente ho un attimo di pace. 
Entro nella mia camera, e osservo Martha ignorarmi totalmente e dirigersi alla finestra. La apre, poi si accende una sigaretta. Ho fumato per un periodo anche io, ma ho smesso l'anno scorso, e da allora l'odore del fumo non mi piace più, perché si attacca anche all'anima, e Martha lo sa. Aspira con lunghi tiri e butta fuori il fumo soffiando oltre il vetro. I suoi capezzoli sono visibili, turgidi sotto il tessuto del maglione sottile. È un'immagine bellissima, tuttavia probabilmente perché tra di noi c'è tensione da giorni, non mi fa alcun effetto.
Indosso un paio di boxer e afferro il cellulare, poi mi avvicino alla finestra anche io e mi accorgo che Sophie mi ha scritto. Evito un'occhiataccia di Martha e leggo il messaggio di Sophie. Per essere più precisi, i messaggi. Undici. I messaggi che manda sono un po' come lei: disordinati, sconnessi, ma che alla fine hanno un senso nell'ordine generale delle cose. Mi tocco la base del naso preparandomi psicologicamente al muro di testo.

Simon,

lo so che ti ho detto che la festa di capodanno comincia alle dieci e trenta...

... ma avresti modo di venire a darmi una mano con gli addobbi?

ovviamente siete invitati tutti
ceniamo da me, oppure no, non voglio metterti in difficoltà con la questione cibo! Ah, dimenticavo, ti ho preso anche delle birre analcoliche perché ho notato che non bevi

Questo messaggio mi fa sentire... strano. E non so per quale motivo: il suo accenno alla mia ansia per il cibo? Il fatto che abbia preso qualcosa appositamente per me? Oppure perchè ha notato qualcosa che non gli ho espressamente detto? Cos'altro ha capito Sophie di me?
Senza darmi alcuna risposta, continuo a leggere.

però sappi che cucino poco volentieri il pesce perché mi sento in colpa per i pesci e gli oceani

sai che la quasi totalità dei rifiuti di plastica negli oceani consiste in reti da pesca e oggetti annessi alla pesca intensiva?

ho visto un documentario, ma non ricordo il titolo

No, non lo sapevo. Queste sono informazioni che solo Sophie potrebbe infilare nei suoi soliloqui. Ma tutto sommato non è niente in confronto a quella volta che per una scheggia in un dito durante allenamento mi ha praticamente fatto una lezione su Kierkegaard per poi passare al trauma intergenerazionale delle scatole di latta di biscotti danesi. È stato molto divertente cercare di seguire il flusso dei suoi pensieri.

Sbuffo una risata al ricordo e sento Martha muoversi nervosamente accanto a me. Si avvicina, probabilmente vuole sbirciare i messaggi senza dare troppo nell'occhio. Ho intuito che il problema per lei fosse Sophie, ma non sono abituato alla sua gelosia. Martha non è mai stata gelosa.

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