Riserva

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Era passato un mese da quel giorno, e l'aria autunnale era diventata più fredda e pungente. La vita a Beacon Hills sembrava aver ripreso il suo corso normale, almeno in superficie. Gli alberi avevano iniziato a perdere le foglie, che danzavano leggere nell'aria prima di cadere sui marciapiedi. La scuola era ormai in pieno ritmo, e il ricordo di quel primo giorno sembrava distante, come un sogno confuso che faticavo a mettere a fuoco.

Eppure, qualcosa continuava a non quadrare. Nonostante il pericolo annunciato da Derek, non era successo nulla di particolarmente allarmante. Anzi, la minaccia sembrava svanita, dissolta come nebbia al sole. Ma sapevo che nel mondo in cui vivevamo, una calma così prolungata poteva significare solo una cosa: la tempesta si stava preparando.

Dopo le lezioni, avevo preso l'abitudine di trascorrere il pomeriggio al bosco, vicino alla vecchia riserva, un posto dove potevo riflettere e allenarmi in tranquillità. Mi aiutava a sentirmi in contatto con il mio lato di lupo, a controllare la mia natura di Beta. In un certo senso, mi dava pace, una pace che difficilmente trovavo altrove.

Quel pomeriggio, il cielo era coperto da nubi scure che promettevano pioggia. L'aria era densa di umidità, e il profumo della terra bagnata già impregnava l'ambiente. Malia mi aveva raggiunto, come faceva spesso ultimamente. Non c'era bisogno di parole tra noi, almeno non subito. Ci bastava la compagnia reciproca, il silenzio che parlava di tutte le cose che avremmo voluto dire ma che ci frenavamo dall'ammettere.

Malia si chinò per annusare l'aria, i suoi sensi acuti in allerta. "Sta per piovere," disse con la sua solita franchezza, spezzando il silenzio.

"Già," risposi, lasciando che una risata mi sfuggisse. "Forse dovremmo tornare indietro."

Malia mi guardò di sbieco, con quel sorriso enigmatico che mi faceva sempre sentire un nodo allo stomaco. "O forse no. Mi piace qui. È tranquillo."

Mi bloccai, la sua vicinanza era quasi ipnotica. Volevo dirle tutto, confessarle quanto ci tenessi a lei, ma non trovavo le parole. Il ricordo dell'avvertimento di Derek mi tornava in mente ogni volta che mi avvicinavo a lei, ma più il tempo passava, più diventava difficile mantenere le distanze.

"Ti ricordi di quel primo giorno?" chiese all'improvviso, senza distogliere lo sguardo dagli alberi che si stagliavano contro il cielo plumbeo.

"Come potrei dimenticare?" replicai, una nota amara nella mia voce. Il ricordo di quella giornata era ancora vivido: la tensione, l'incertezza e quel sinistro sguardo del professor Harris. "C'è stato qualcosa di strano quel giorno, e non riesco a togliermelo dalla testa."

Malia annuì lentamente, come se stesse riflettendo su qualcosa di simile. "Anch'io l'ho notato. Ma nessuno ha detto niente, e tutto è rimasto così... sospeso. Come se tutti stessero aspettando che succedesse qualcosa."

Rimanemmo in silenzio per un attimo, entrambe perse nei nostri pensieri. L'idea che ci fosse un pericolo latente, qualcosa che non riuscivamo a vedere ma che sapevamo essere lì, ci rendeva nervose. Tuttavia, il nostro legame si era rafforzato in quelle settimane. Nonostante la paura, il nostro desiderio di stare insieme era diventato impossibile da ignorare.

Decisi di cambiare discorso, anche solo per alleggerire l'atmosfera. "Stiles è riuscito a combinare qualcosa di assurdo anche questa settimana?"

Malia rise, scuotendo la testa. "Ovviamente. Ha cercato di aiutare Derek a sistemare la Jeep, ma ha finito per romperla ancora di più. Derek era furioso."

Immaginare la scena mi fece sorridere. Stiles e Derek, con il loro rapporto tumultuoso ma pieno di affetto, erano una costante fonte di distrazione in quei giorni turbolenti. "Derek avrà dovuto trattenersi dal trasformarsi lì per lì."

"Sì, ma non ci è riuscito del tutto," rispose Malia, divertita. "L'ho visto cambiare leggermente, solo per un momento. Però penso che Stiles lo faccia apposta, gli piace sfidarlo."

"Probabile," dissi ridendo. "È un po' il loro modo di comunicare, a quanto pare."

Ma la leggerezza del momento non durò a lungo. Una raffica di vento gelido si alzò all'improvviso, portando con sé un odore che mi fece drizzare i peli sul collo. Un odore di qualcosa di marcio, di pericoloso. Malia lo percepì nello stesso istante, e i suoi occhi si fecero più scuri, pronti al cambiamento.

"Non siamo sole," mormorò, avvicinandosi a me istintivamente.

Senza dire una parola, entrambe ci mettemmo in posizione di difesa, scrutando il bosco intorno a noi. Il vento continuava a soffiare, facendo frusciare le foglie sopra le nostre teste, ma ora era accompagnato da un rumore diverso, più sottile, quasi impercettibile: il suono di passi che si avvicinavano.

Il mio cuore batté più forte. Mi ricordai delle parole di Derek: *"Qualcuno è in città. Vuole te, Miriam."* E ora, in quel preciso istante, sapevo che il momento era arrivato.

Dal buio degli alberi emerse una figura, alta e imponente, avvolta in un lungo mantello nero. I suoi occhi brillavano di un rosso acceso, e un ghigno malvagio gli deformava il volto. Non era umano, non del tutto almeno. Sentivo il potere emanare da lui, un potere antico e pericoloso.

"Finalmente ti trovo, piccola Beta," disse la figura con una voce gutturale che rimbombò nel silenzio del bosco. "Ti ho cercato a lungo."

Malia ringhiò, mostrando i denti affilati, pronta a difendermi. Ma l'essere non sembrava minimamente intimorito. Anzi, il suo sorriso si allargò.

"Chi sei?" chiesi, cercando di mantenere la voce ferma, anche se dentro di me tutto gridava di paura.

"La tua peggiore paura," rispose l'essere, avanzando di un passo. "Il tuo incubo fatto carne. Ma puoi chiamarmi Zarath, l'ultimo degli Alphas."

Il suo nome mi colpì come un pugno nello stomaco. Gli Alphas erano leggendari, e se lui era davvero l'ultimo, allora il pericolo era molto più grande di quanto avessi mai immaginato.

"E cosa vuoi da me?" chiesi, mentre cercavo di capire come poter scappare o combattere.

"Non è ovvio?" rispose Zarath, la sua voce carica di malizia. "Voglio il tuo potere. E quello della tua adorata amica qui presente. Insieme, sarete il mio trofeo, la chiave per dominare questo mondo."

Malia fece un passo avanti, il suo ringhio divenne più profondo. "Dovrai passare su di noi per riuscirci."

Zarath rise, una risata crudele e piena di disprezzo. "Oh, lo farò con piacere."

E in quel momento, l'aria sembrò congelarsi. Il cielo si fece ancora più scuro, e il vento smise di soffiare. Era come se il tempo stesso si fosse fermato, aspettando che la battaglia avesse inizio.

Just that evening - Malia Tate/HaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora