2. My pleasure is their pain

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"Tra i compagni della Marea Alta vige il principio della lealtà e del mutuo soccorso

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"Tra i compagni della Marea Alta vige il principio della lealtà e del mutuo soccorso. Nessun pirata potrà infliggere torto ad un compagno, né tradire la sua fiducia. Se un pirata si trova in pericolo, è dovere di ogni membro dell'equipaggio prestare aiuto, nei limiti delle proprie possibilità, per garantire la sicurezza e l'integrità del fratello di mare."

REGOLA NUMERO 2. DEL CODICE D'ONORE DEI PIRATI MALEDETTI DALLA CORRENTE, SCRITTO E RESO NOTO ALL'EQUIPAGGIO DA NEREA OSEAAN. (edizione rinvenita dal noto r. d. t)


Il mio sorriso si allarga leggermente mentre una voce sussurra il mio nome dalle ombre del molo. Quel suono, basso e stridente, mi sfiora la pelle come un soffio gelido. Lo sento insinuarsi tra le pieghe della mia anima, risvegliando memorie sopite che si rifiutano di restare sepolte. Non mi giro, non ne ho bisogno.

La mia mente anticipa ogni dettaglio di quello che sta per accadere, con la stessa precisione con cui si prevede un temporale osservando le nubi scure addensarsi all'orizzonte. La notte attorno a me è una coperta nera che soffoca il mondo, il molo scricchiola sotto il peso dell’attesa, e il mare sussurra il suo eterno lamento contro le assi logore. Il vento porta con sé l’odore salmastro delle onde che si infrangono contro la costa, un mormorio costante che mi ricorda quanto tutto sia effimero, quanto ogni cosa sia destinata a dissolversi nell’abisso del tempo.

Conto i secondi in silenzio, trattenendo il respiro come se fossi sul punto di tuffarmi in un oceano di oscurità. Uno… Due… Il tempo sembra rallentare, ogni battito del mio cuore risuona come un tamburo nella quiete della notte.

Poi, improvvisamente, il silenzio si spezza.

Il suono secco di una freccia che fende l’aria taglia la notte, una nota acuta che risuona come un colpo di frusta. Mi arriva alle orecchie un istante prima del suono più brutale: un urlo soffocato, un gemito strozzato che si spegne con la rapidità di una candela soffocata dal vento. Il corpo della voce, di chiunque fosse stato, crolla a terra con un tonfo sordo, senza più alcuna forza a sorreggerlo. Un’esecuzione precisa, pulita, spietata. Esattamente come mi aspettavo.

Solo allora, con la calma di chi ha visto troppe volte la morte avvicinarsi senza più temerla, mi volto. Il sorriso è ancora sulle mie labbra, un riflesso che non sono riuscita a spegnere, una maschera di indifferenza che indosso con naturalezza. I miei occhi incontrano quelli di Wynn.

Wynn Stryd, una visione che sembra emergere dai sogni più vividi e dai ricordi più cupi. Il bagliore della luna, parzialmente oscurata dalle nubi, cattura i riflessi dei suoi capelli rossi, accendendo il fuoco che le scorre dentro. Sembrano lingue di fiamma danzare attorno al suo viso, un volto scolpito per la guerra e per la bellezza, come se la natura avesse voluto riunire in lei tutto il potere e la delicatezza del mondo.

I suoi occhi, di un azzurro glaciale, mi trapassano come pugnali. Occhi che hanno visto più sangue di quanto dovrebbe essere permesso a una creatura così giovane, eppure non hanno perso la loro lucentezza, la loro capacità di rispecchiare un'anima che, sotto strati di battaglie e morte, è rimasta intatta, pura. Sta già abbassando l’arco, un movimento fluido, naturale, come se fosse un’estensione del suo stesso corpo. Le sue labbra, curve in un sorriso soddisfatto, brillano nella notte, una macchia di colore vivace contro la tavolozza altrimenti spenta del molo. Wynn si illumina, anche nel mezzo della tenebra più profonda, come un faro che non può essere oscurato.

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