VI

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Kora e Bellamy si trovavano nel punto di Mount Weather dove iniziavano tutti i tunnel di ventilazione. Era una sorta di stanza rotonda, con una ringhiera al posto del pavimento, e le pareti erano alte. Su di esse si trovavano delle scale che conducevano ai vari tunnel.

«Ci andrò io», disse Kora.
«Cosa? No, abbiamo stabilito che ci sarei andato io», ribatté Bellamy.
«Quando?», chiese la ragazza con un tono leggermente infastidito.
Bellamy la guardò e roteò gli occhi, poi rispose: «Io ho il walkie con cui parlare a Raven».

Kora mise la mano nella tasca dei suoi pantaloni e tirò fuori il walkie talkie. «No, ce l'ho io», disse.

Bellamy sospirò e si passò una mano sul viso. «Devi sempre rendere le cose così difficili?», chiese.
Lei lo ignorò e accese il ricetrasmettitore. «Pronto, Stazione Arca, c'è qualcuno? Mi ricevete?», chiese Kora. In pochi secondi le rispose Clarke: «Kora?»
«Sì, sono io. Andrò io al posto di Bellamy», dichiarò la ragazza legandosi i capelli.

Nel frattempo, Bellamy osservò ogni suo minimo movimento, ritrovandosi ancora una volta a pensare che fosse davvero attraente.

«Perché? Bellamy sta bene?», chiese Clarke preoccupata.
«Sì, principessa, Bellamy sta bene, ma è troppo cagasotto», rispose Kora guardando Bellamy. Lui roteò gli occhi. «Ti odio», sussurrò.
Kora allontanò la radio dalla bocca e gli rispose: «Il sentimento è reciproco».

«Bene, allora ti guiderò io», annunciò Raven.
Kora annuì.
«Non ti può vedere, stupida», disse Bellamy.
Kora roteò gli occhi e gli rispose: «Stai zitto».

«Devi salire sulla scala con il nome 8.5B, è il nome del tunnel».
Kora cercò la scala e, quando la trovò, ci salì. «Fatto», disse.
«Bene, ora procedi dritta. Quando trovi una deviazione o più, dimmelo», le ordinò Raven.
«Ricevuto», rispose Kora, poi si girò verso Bellamy.
Lui roteò gli occhi. «Fa' attenzione», disse.
Kora fece un minuscolo sorriso soddisfatto e poi si girò e percorse il tunnel.

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Dopo circa due ore, Kora tornò.
«Era ora», disse Bellamy alzandosi da terra.
«Prova tu a gattonare in quei cosi per due ore», gli rispose Kora.
«Io mi ero offerto di farlo», ribatté il ragazzo.
«Mi sentivo inutile, volevo fare qualcosa anche io», disse Kora freddamente.
«Lasciamo perdere o finiremo per ammazzarci a vicenda. Cosa hai scoperto?», chiese Bellamy mentre entrambi si dirigevano verso il magazzino dei dipinti, dove c'era anche la radio per parlare con Clarke e Raven.

«Prelevano il loro midollo osseo... alcuni sono morti», disse Kora. Poi il walkie talkie si attivò, era Raven: «Kora, un missile sta per schiantarsi contro Tondoc. Non dirlo a Bellamy, sua sorella è lì e lui non deve distrarsi dalla missione. Anche tu non devi distrarti, Clarke porterà tutti in salvo, non ti preoccupare».

Kora guardò Bellamy, che aveva lo sguardo perso nel vuoto, gli occhi spalancati e le labbra socchiuse.
«Bellamy...», disse Kora avvicinandosi a lui. Lui si girò e iniziò a respirare affannosamente. «No, no, no», ripeté, mettendosi le mani nei capelli.
Kora sospirò, lo prese per il braccio, lo girò verso di lei e gli mise le mani sulle spalle, cercando il suo sguardo. «Ascoltami», disse.
Bellamy guardò a terra e scosse la testa.
Kora gli prese la mascella con una mano, costringendolo a incontrare il suo sguardo. «Octavia se la caverà, se la caveranno tutti. Mi hai capita? Clarke sta andando lì e risolverà tutto».
Bellamy continuava a respirare affannosamente.
Kora continuò a parlargli con tono calmo e pacato. «Calmati, inspira ed espira».
Bellamy mantenne il contatto visivo e fece come lei gli aveva detto. Kora, nel frattempo, tolse lentamente la mano dalla sua mascella e la posò sul cuore di Bellamy.

Il ragazzo iniziò a calmarsi.

Il suo respiro si era regolarizzato, ma il suo cuore no, batteva ancora forte. La cosa peggiore per Bellamy era che non capiva perché quella terrestre gli facesse quell'effetto; lui non la sopportava.

𝐂𝐑𝐔𝐃𝐄𝐋𝐈𝐀 | bellamy blakeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora