Make a Wish

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A Ros,
con tutto il mio affetto.
Buon compleanno☆

 Il tramonto baciava le pareti verde mela, donando sfumature calde alla stanza circolare, in tinta con i bassi tavoli rossi in plastica. Il frinire delle cicale sostituiva il quotidiano chiacchiericcio e solo Hanbin era rimasto ad animare l'asilo.
L'ultimo bambino era appena stato riconsegnato alla famiglia e si permise un mesto sospiro di sollievo, nella consapevolezza che anche quella giornata fosse passata.
Tolse il grembiule, verde come le mura, e lo appese ad un gancio all'ingresso - un sorriso gli sfuggì guardando il girasole stampato, simbolo del loro asilo, di ciò che rappresentava.

 "Hanbin?" una voce femminile attirò la sua attenzione.
Si stava perdendo tra i suoi pensieri, ancora una volta.
Si voltò e le labbra si stesero in un sorriso più dolce.
"Sei ancora qui? Pensavo fossi a casa, ormai."
"Sono tornata a controllare che fosse tutto in ordine." la donna si avvicinò ed allungò una mano sulla guancia pallida e morbida del figlio, accarezzandola con velata preoccupazione.
"Va tutto bene, mamma. I bambini sono stati bravi."
"Non sono i bambini che mi preoccupano, tesoro."
I loro occhi si incontrarono e conversarono: le parole non erano necessarie tra di loro.

 "Va tutto bene, mamma, te l'ho detto. Sto bene. Non mi fa nemmeno più male." mosse la caviglia, ruotandola e appoggiandola a terra più volte come dimostrazione "Visto? Non preoccuparti."
"Allora... pensi di ricominciare?"
Una nuvola sorvolò le iridi del ragazzo.
"Io... io credo che ti aiuterò qui ancora un po'."
"Come desideri, ma non sentirti obbligato. Andiamo a casa, ora."
Hanbin annuì e rinnovò il sorriso, sollevando i piccoli nei vicino alle labbra.

 Erano passati quattro mesi dall'"incidente" che aveva adombrato i dolci occhi di Hanbin: un passo sbagliato, una caduta, una competizione persa, l'ennesima porta sbattuta in faccia.
Non che mancasse di ambizione e determinazione, ma il grande sogno pareva sempre più lontano e, infine, aveva deciso che nascondersi tra i bambini e nell'amore di sua madre per qualche tempo fosse la scelta migliore.

 Non che abbia tempo da perdere.

 "Hanbin, vieni, ho una cosa per te."
Sua madre, tuttavia, era sempre stata lì a indicargli la strada verso la luce - il suo girasole.
La raggiunse in cucina, mentre lei decorava la sua torta di compleanno - la stessa da sempre, la sua preferita.
"Mamma, non ce n'era bisogno."
"Non dovrei festeggiare il giorno in cui è nato mio figlio? Sei folle." ancora una volta, i loro sorrisi di sincero affetto reciproco parlarono per loro "E ho trovato qualcosa di speciale: era in fondo ad un cassetto, l'ho vista mentre cercavo l'accendino."
La donna posizionò la torta davanti al figlio, prendendosi qualche secondo per osservarlo: era un ragazzo normale, dai capelli scuri, gli occhi profondi e un sogno nel cuore. Era un ragazzo normale e al contempo unico, lei ne era ben consapevole.

 Hanbin aguzzò la vista, riconoscendo una candela tra le dita della madre.
"E cosa c'è di speciale?"
L'ingenuità della domanda fece sorridere la donna.
"Il mio bisnonno raccontava sempre di una leggenda sulla nostra famiglia" diceva e, nel frattempo, posizionava la candelina al centro della torta "Parlava di una candela donata dagli dei e di un desiderio che solo un'anima pura avrebbe potuto chiedere al momento giusto e solo durante il giorno del suo compleanno. Non ci ho mai creduto, ma forse tu..."
Lasciò la frase in sospeso mentre dava vita alla cera ed Hanbin si sentì improvvisamente attratto dal calore, dal colore, dal movimento della fiamma. Sbatté le ciglia, spostando lo sguardo dalla strana candela al viso della madre.
Parole non dette aleggiarono tra di loro nuovamente.

 "Su, esprimi un desiderio, Hanbin."

 La luce si riflesse nelle iridi scure.
Il fuoco danzò tra le ciglia.
La cera si sciolse sulle guance.
Un vecchio canto solleticò le sue orecchie.

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