"Più tempo per cosa?"
"Non sono la persona giusta per rispondere a questa domanda", risponde mia madre.
Cosa?
"Mamma, che diavolo sta succedendo?"
Lei è in evidente imbarazzo. Guarda me, poi le scale, poi la sala da pranzo alle nostre spalle, come se da lì potesse uscire qualcuno a toglierla dalla graticola.
"Queen... te lo chiedo come un favore personale. Non farmi altre domande. Io non ho mai desiderato avere niente a che fare con questa storia e non avrei mai voluto che toccasse a te."
La guardo, ancora più confusa. "Quale storia? Mamma, di cosa stai parlando?"
Lei si volta e sparisce su per le scale. Mi siedo sul primo scalino, con la scatolina in mano. Aprila domani. Quando sarai da sola.
Un moto di ribellione mi invade mentre ricordo le parole del vecchio signor Volkov. Ovviamente non ho nessuna intenzione di aspettare domani. Rigiro la scatola tra le dita, incerta.
La apro, lentamente.
Un ciondolo a forma di chiave troneggia al suo interno. Una bellissima chiave, antica e decorata. Ma ad attirare il mio sguardo non è il gioiello, bensì un foglio di carta ripiegato, fissato sulla parte superiore del piccolo cofanetto, con sopra scritto il mio nome in caratteri eleganti.
Lo stacco delicatamente, osservandolo, poi appoggio il ciondolo sullo scalino e apro il foglio. Mi basta vedere la calligrafia per sentirmi mancare.
Quella della nonna.
Richiudo il foglio, prendo la scatolina e corro su, in camera, col cuore a mille.
Perché Volkov aveva una lettera di mia nonna indirizzata a me? E cosa significa quel ciondolo? Perché mia mamma era così sconvolta e contrariata?
Mi appoggio alla porta chiusa della mia stanza, chiudendo gli occhi. Per più di dieci anni ho desiderato parlare con lei almeno un'altra volta, e adesso che ne ho l'occasione non riesco a decidermi a leggere quella lettera. Forse perché so che una volta letta non mi resterà altro di lei da scoprire.
Porto il foglio sul cuore, tremando. Decido di aspettare Silver, domani. La leggerò insieme a lui, e se dopo starò malissimo, come immagino, ci sarà lui con me.
Mi dirigo verso il letto, sfilandomi il vestito e togliendo le scarpe. Appoggio il foglio e il ciondolo sul comodino e mi preparo per la notte.
Il mattino arriva così velocemente che la sensazione è quella di aver chiuso gli occhi un solo istante. Sposto subito lo sguardo sul comodino.
Non era un sogno.
Mi alzo a sedere di scatto. Silver!
Corro fuori dalla camera, chiamando Max a gran voce. Lui compare da sotto la scalinata.
"Non si preoccupi, Miss, tra mezz'ora sarà tutto pronto per andare all'aeroporto!"
Gli sorrido e torno a vestirmi. Al mio ritorno a Venezia, avevo voluto a tutti i costi venire in treno, perché mi mancava quel momento in cui esci dalla stazione e sei immerso nella magia. Silver era diverso da me. Volevo fargli trovare l'auto in aeroporto, arrivare in Piazza Roma e prendere la barca.
Lo adorerà, ne sono certa.
In men che non si dica sono pronta: un semplicissimo paio di jeans, una maglietta nera con la scollatura a barca e una coda alta. Niente trucco, se non una leggerissima scia di nero sulla palpebra. Afferro la lettera e il ciondolo, mettendoli nella borsa, e volo giù. Mia mamma e Max sono pronti.
Mamma ha gli occhi rossi e pesti di chi non ha dormito. Lo smarrimento, in me, fa a pugni con la compassione.
Perde.
"Mamma..."
Mi avvicino a lei, senza riuscire a dire altro. Ma lei capisce. Non siamo nemiche. Non lo siamo mai state. E se un giorno imparerò a capirla, nel cielo ci saranno nuovi colori. Per il momento, mi basta averla con me.
Arriviamo all'aeroporto con un leggero anticipo, e il suo volo è, ovviamente, in ritardo. Ovviamente è anche l'ultimo a uscire, cercandomi con lo sguardo. Si illumina appena mi vede.
"Amore mio!"
Gli corro incontro, perdendomi nel suo abbraccio come se fossimo soli in una bolla di tempo sospeso. Poi ricordo che non sono sola.
"Vieni", gli dico, prendendogli la mano e notando lo smalto nero glitterato.
"Glitter?", gli chiedo, con un sorriso.
"Sul nero stanno da Dio tesoro!"
Scuoto la testa. Figurati se poteva esimersi dal provocare!
"Mamma, ti presento Daniel... Silver."
Lei lo squadra da capo a piedi, senza troppi complimenti. Osserva i suoi capelli, cortissimi da un lato e ribelli dall'altro. I cerchi di ogni colore che tappezzano le sue orecchie, gli anelli, i jeans scoloriti e leggermente rotti sulle ginocchia, da cui si intravedono calze a rete a maglia larga, che lottano con gli anfibi per capire chi debba avere la precedenza. Si sofferma sulle collane, in particolare sul mala che gli ho regalato io lo scorso Natale: ossidiana nera e onice, che termina con la guru bead a forma di teschio. Infine, riserva uno sguardo al viso, appena più truccato del mio.
Lei sorride e io mi rendo conto di aver tenuto il fiato per tutto il tempo.
"Sei più bello di persona che in videochiamata", gli dice.
Lui scrolla le spalle. "Lo so tesoro. E finalmente ora so da chi ha preso Queen tutta la sua bellezza!"
Ora che loro due chiacchierano amabilmente, l'ultimo frammento della mia vita va al suo posto. Max mi lancia un sorriso, mentre aiuta il mio amico a prendere le valigie e ci accompagna alla macchina.
Quando arriviamo in Piazza Roma, mia mamma e Silver sono già amici per la pelle.
Come immaginavo, lui adora il viaggio in barca. Se ne sta lì, in piedi accanto a Max, con i capelli scompigliati e il sorriso di chi sta scartando i regali di Natale.
"Ricordami perché non siamo venuti prima in questo paradiso?"
Non gli rispondo. Gli faccio una linguaccia e mi giro a guardare i palazzi che scorrono. Lui ride. Sembra un bambino. Adoro il suo modo di vivere il mondo. Come se tutto fosse semplicemente meraviglioso.
E forse lo è.
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QUEEN - Figlia del Chaos
FantasyDal cuore pulsante di Venezia alle antiche rovine di Petra, una nuova divinità emerge. 'Queen - figlia del Chaos' è un'avventura che sfida i confini tra reale e surreale, esplorando il sottile equilibrio che governa l'esistenza. Sei pronto a mettere...