"Quando i pirati della Marea Alta attaccano una nave nemica, devono farlo con ferocia e determinazione, ma senza cedere alla crudeltà gratuita. L'uso del fuoco come arma deve essere ponderato, riservato solo ai casi in cui non vi siano altre possibilità, poiché le fiamme non risparmiano né nemico né amico. Mangiare i corpi degli sconfitti è un atto abominevole e vietato, poiché disonora sia il vincitore che il vinto e porta una maledizione sulla nave e sull'equipaggio. Uccidere tutti senza distinzione non è l'arte dei pirati, ma quella dei barbari. I prigionieri possono essere giustiziati o risparmiati a discrezione del capitano, ma gli innocenti e coloro che si arrendono devono avere la possibilità di sopravvivere, affinché la nostra bandiera sia temuta, ma non macchiata di sangue inutile."
REGOLA NUMERO 7. DEL CODICE D'ONORE DEI PIRATI MALEDETTI DALLA CORRENTE, SCRITTO E RESO NOTO ALL'EQUIPAGGIO DA NEREA OSEAAN. (edizione rinvenita dal noto r. d. t)
Fottuti bastardi. Fottutissimi stronzi.
Ogni fibra del mio corpo vibra di furia mentre il rombo di un cannone risuona ancora nelle mie orecchie. Hanno osato colpire la mia cazzo di nave, e ora pagheranno per questo. Il Kraken non è solo un fottuto veliero; è il cuore pulsante della mia stracazzo vita di merda, la mia anima fatta di legno, ferro e sangue.
Ma grazie a Dio, o forse grazie alla mia astuzia, a bordo abbiamo il reparto dei vetri, gli incantatori che tengono in piedi uno scudo invisibile intorno alla nave, una barriera che respinge ogni attacco. Lo sento, lo vedo con i miei occhi, il tremolio dell'aria che distorce il paesaggio come una visione a distanza.
Grazie a Dio, siamo ancora interi.
Un sorriso si allarga lentamente sul mio volto, un sorriso che è tutto tranne che amichevole. La rabbia, però, è il vero motore che mi spinge avanti. La sento bruciare dentro di me, un fottutissimo fuoco che nessun mare potrebbe mai spegnere. Sfodero la mia spada con un movimento fluido, sentendo il rassicurante peso dell'acciaio tra le mani, e mi dirigo verso il punto più pericoloso della nave, il bompresso. È lì che l'aria è più frizzante, lì che il mare sembra più vivo, più minaccioso, quasi come se anche lui sapesse cosa sta per accadere. Ogni passo che faccio risuona sul legno della nave, il suono netto e deciso, come i miei pensieri.
Il vento sferza i miei capelli, che danzano come un'onda di notte intorno al mio viso. La salmastra freschezza dell'oceano mi riempie le narici, ma non riesce a calmarmi. Ogni fibra del mio essere è tesa, pronta a esplodere.
«Stronzi di merda, venite fuori che vi ammazzo con le mie mani! Mi avete sentito coglioni? Vi uccido, vi faccio a brandelli e poi vi mangio, fottuti pezzi di merda!» urlo verso la nave che si erge davanti a noi, una massa oscura contro l'orizzonte. Le vele nere come l'inchiostro si stagliano contro il cielo grigio, e le figure a bordo sembrano ombre in movimento, tutte pronte a colpire, a uccidere.
«Nerea...» Una voce alle mie spalle tenta di richiamarmi, ma non mi volto. È un tono che conosco bene, carico di preoccupazione, di paura mascherata da razionalità. «Nerea, scendi da lì», ripete la voce, un tentativo disperato di riportarmi alla ragione.
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tears and sea
Fantasy«𝒏𝒐𝒏 𝒕𝒊 𝒇𝒂𝒄𝒄𝒊𝒐 𝒑𝒂𝒖𝒓𝒂?» «𝒎𝒊 𝒇𝒂𝒊 𝒄𝒐𝒔𝒊' 𝒑𝒂𝒖𝒓𝒂 𝒄𝒉𝒆 𝒂𝒗𝒓𝒆𝒊 𝒗𝒐𝒈𝒍𝒊𝒂 𝒅𝒊 𝒃𝒂𝒄𝒊𝒂𝒓𝒕𝒊, 𝓶𝓮𝓻𝓶𝓪𝓲𝓭 » ˖⋆࿐໋ ...𝐼𝑙 𝑚𝑎𝑟𝑒 𝑐𝑖 𝑎𝑐𝑐𝑜𝑔𝑙𝑖𝑒, 𝑚𝑎𝑑𝑟𝑒...