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La notte trascorsa a casa di Nives e Stefano fu tranquilla. Clizia si era svegliata riposata, aveva dormito sentendosi tranquilla per la prima volta in vita sua. Quando era a casa dei genitori non riusciva a chiudere occhio, perché almeno uno dei due tornava strafatto e ad orari improponibili, per non parlare poi del mese trascorso in casa famiglia. Doveva stare con tanti occhi aperti per una serie di motivi, non poteva fidarsi neanche degli educatori. Invece lì era al sicuro.

Uscì dalla camera degli ospiti alle undici passate. La casa era stranamente silenziosa. Si aspettava di sentire baccano per via della bimba piccola, Nives le aveva detto che Gioia era un piccolo terremoto, però non c'era nessuno. Entrò in cucina sbadigliando e stropicciandosi un occhio, ma si bloccò alla vista di Zaccaria a torso nudo che la fissava intensamente mentre faceva colazione.

«Che hai da guardare?» Domandò brusca lei, dandogli le spalle per recuperare dell'acqua dal frigo.

«Belle gambe!» Commentò lui, facendola paralizzare all'istante.

Clizia abbassò lo sguardo sul suo corpo, fissandosi le gambe nude al di sotto di una maglietta oversize che usava come pigiama. «Pervertito!» Esclamò con ribrezzo, afferrando una tazza dalla lavastoviglie e prendendo posto di fronte a lui. Si versò del latte e un po' di caffè e si fermò a guardare il contenitore di biscotti. «Me ne lasci qualcuno o vuoi spazzolarti tutto?»

Zaccaria le passò il barattolo senza mai smettere di guardarla. Sapeva di starla torturando, perché lei odiava essere osservata e lui la fissava di proposito. Anche a scuola la infastidiva così.

«Nardi, smettila!» Lo rimproverò con lo sguardo basso sulla sua colazione. La stava innervosendo e se lo avesse guardato lui le avrebbe riso in faccia come al solito. Non lo sopportava.

«Perché sei scappata dalla casa famiglia?» Le chiese di colpo e senza mezzi termini.

Clizia alzò la testa immediatamente «Te l'hanno detto...»

«Credevi che non ci arrivassi? Dai, dimmi che è successo.»

«E tu credi che io sia stupida? Non ti devi impicciare dei fatti miei.»

«Guarda che Nives e Stefano sono due bravissime persone, puoi fidarti. Loro possono aiutarti.»

Non sapeva perché la stesse rassicurando. Era ancora sorpreso da ciò che aveva scoperto la sera prima su di lei, ma voleva sapere a tutti i costi cosa l'avesse spinta a scappare.

«Appunto, loro e non tu. Smettila di fingere che ti importi, perché so che non è cosi.» Sputò acida.

«Sei proprio una strega!» Esclamò con disprezzo alzandosi.

«Dove sono Nives e Stefano?» Gli domandò, prima che andasse via.

«Hanno portato Gio dal pediatra.»

«Di sabato?»

«È il marito di mia sorella, li riceve in ogni momento.»

«Nardi?» Lo richiamò ancora una volta, voltandosi verso di lui che aveva già raggiunto la porta «Dillo a qualcuno e ti faccio passare un brutto quarto d'ora.» Lo avvisò con fare serio.

«Sto tremando dalla paura, strega.» La canzonò con un ghigno malefico.

Nives rincasò verso ora di pranzo, era sola con Gioia. Stefano le aveva accompagnate a casa e aveva aspettato che Zaccaria scendesse per andare insieme a vedere la partita della Roma. Clizia le accolse in salotto con un gran sorriso. Era la prima volta che vedeva la piccola e non vedeva l'ora di fare la sua conoscenza. Gioia Berlingieri Greco era la copia perfetta dei genitori: aveva i boccoli biondi come la mamma e gli occhi color cielo come quelli del papà. Era una una grande giocherellona ed era anche molto solare.

«Uuh guarda, Gio c'è Clizia. Saluta, amore. Dici: "Ciao Clizia".»

«Tao Clitia.» La salutò la piccola con la manina e un gran sorriso dalle braccia della mamma.

«Ciao, piccolina.» Clizia ricambiò il saluto, sorridendole ampiamente. «Ciao, Nives. Com'è andata la visita dal pediatra? Come sta Gio?»

«Molto bene, lo zio Falco ci ha detto che ci siamo quasi riprese del tutto e che possiamo interrompere l'aerosol, vero Gioia?»

«Sì, mamma. Ola pappa!»

«Ora pappa, sì, amore. Vieni, Clizia, andiamo di là. Ti va di cucinare insieme? Hai preferenze col cibo? Cosa ti va di mangiare?» Le domandò gentilmente, arrivando in cucina e posando la piccola sul seggiolone con un giochino per intrattenerla.

«Molto volentieri! Non ho vizi sul cibo, mangio di tutto. Cosa avevi pensato di cucinare?»

«Gio oggi ha la zucca. Ti va se la preparo anche per noi con un po' di pasta? Stefano non c'è per pranzo, è andato allo stadio a vedere la partita della Roma con Zaccaria.»

«Mi piace molto la zucca.» Rispose «Sì, Nardi me l'aveva accennato.»

«Nardi?» Si voltò verso di lei per guardarla con un'espressione incuriosita «Non siete in buoni rapporti, vero?»

Clizia scosse la testa, abbassando lo sguardo imbarazzata «Non proprio.»

«Magari a scuola è un po' piacione, so che ricopre anche la carica di rappresentante, ma al di fuori del contesto scolastico ti assicuro che è davvero piacevole.»

«Sarà... forse è perché lo conosco poco, è arrivato nella mia classe solo un mese fa.»

Nives annuì, trattenendo un sorriso prima di tornare a tagliare la zucca. «Tu come stai? Hai dormito bene?»

«Oh sì, ho dormito così bene che mi sono alzata alle 11:00 dal letto. Solitamente sono mattiniera, ma ieri è stata una giornata infernale ed ero parecchio stanca.»

«Hai fatto bene a riposare, sono contenta che tu ti sia un po' ripresa.» Le disse con sincerità, prima di sospirare «Senti, Clizia, a proposito di quello che mi hai detto ieri... io ho dovuto parlarne con Stefano. Si è attivato subito per cercare un'altra casa famiglia, già stamattina ha fatto un giro di telefonate, ma io volevo chiederti un'altra cosa.»

«Grazie, Nives. Sarebbe stato difficile parlare con lui di una cosa così delicata. Cosa vuoi chiedermi?»

«Lo so, tesoro. Hai fatto bene a parlarne con me. Sentiti sempre libera di parlarci di qualsiasi cosa. Io e lui siamo qui per aiutarti.» Accese i fornelli e in attesa che la zucca si cucinasse si sedette con lei al tavolo della cucina «Io e Stefano abbiamo parlato anche di un'altra cosa, ma prima volevamo chiedere il tuo parere. Stefano ti ha preso molto a cuore e io anche. Mi parla di te da due anni ed è come se ti avessi conosciuta molto prima di ieri. Noi possiamo immaginare quanto sia dura la vita in una casa famiglia e avevamo pensato, ma solo se tu sei d'accordo e ti fa piacere, di chiedere al giudice il tuo affidamento. Ci vorrebbe un po', Ste mi ha spiegato che per questo tipo di cose c'è un lungo percorso da affrontare. Tra la richiesta, gli incontri con i vari specialisti e l'approvazione del giudice potremmo impiegarci mesi se non anni. Ma essendo lui l'avvocato che ti segue nella causa il tempo di attesa si ridurrebbe a non più di un paio di mesi, anche perché il mese prossimo diventi maggiorenne e il giudice può tenere conto delle tue volontà. Certo, dovresti sempre trascorrere questi due mesetti in una casa famiglia... ma io mi sto dilungando troppo e tu stai per piangere. Clizia?» La guardò preoccupata.

«Vorreste prendermi in casa con voi?» Domandò con voce tremante e gli occhi colmi di lacrime che minacciavano di uscire.

«Oddio sì. Assolutamente sì!» Esclamò commossa, prima che Clizia le si lanciasse addosso per stringerla in un abbraccio riconoscente.

Fino a quel momento Clizia non aveva mai abbracciato nessuno. Aveva sempre odiato il contatto fisico, se qualcuno provava a sfiorarla lei si irrigidiva come un pezzo di legno, figurarsi per il contrario. Ma in quel momento aveva avuto l'impulso di farlo. L'emozione di quella proposta era tanta e lei non immaginava modo migliore per esternare felicità di quell'attimo. 

La teoria dei numeri dispariDove le storie prendono vita. Scoprilo ora