le cose sbagliate (non siamo noi)

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Non è che io l'abbia proprio corretta ma tant'è.



O il mondo è minuscolo o noi siamo giganteschi, in ogni caso lo riempiamo completamente.

Daniele non vuole essere a quella festa.
Stringe tra le mani un gin tonic fatto con decisamente troppo gin per essere considerato bevibile - cortesia di Vittorio, che si è autoproclamato bartender ufficiale per quella serata.
Le casse sparano una musica tecno che può aver messo su soltanto qualcuno di strafatto.
Se Daniele avesse potuto scegliere, si starebbe rigirando sul suo letto oppure starebbe bevendo qualche birra sul divano di Vitto, oppure si sarebbe attaccato al citofono di casa di Andrea per parlare.

Aveva discusso con Andrea, il giorno prima.
Dopo il loro inizio turbolento non hanno più discusso così tanto, anzi. Forse quello poteva essere considerato il loro primo litigio da quando si frequentavano. Avevano deciso di andarci piano, perché Daniele aveva bisogno di tempo per capire: se stesso, Andrea, come vivere quel sentimento che gli stringeva il petto e che non aveva mai provato.
Non saprebbe nemmeno dire come sia nata quella discussione, di preciso, ma sa come è finita, con lui che urla ad Andrea di lasciarlo perdere che non stanno mica insieme.
Di aver detto quelle parole Daniele si è pentito già mentre le pronunciava. Non ci sono molte cose che gli piacerebbero di più che stare con Andrea, insieme in quel momento, insieme ogni giorno.
Però non ha detto nulla. Vorrebbe poter dire di non conoscere l'espressione che ha deturpato il viso di Andrea nel momento esatto in cui ha pronunciato quelle parole, però la conosce bene, gliel'aveva vista in volto tante volte, molte di più di quante gli sarebbe piaciuto.
Aveva visto Andrea allontanarsi e lui non aveva fatto niente per fermarlo. Gli aveva scritto, per parlare, ma Andrea non gli aveva risposto.
Se si trova a quella festa, è proprio nella speranza di incrociare Andrea. Vittorio lo ha praticamente trascinato assicurandogli che Andrea sarebbe venuto. "I miei informatori così me dicono."

è Ilo ad informarlo della presenza di Andrea "sta de la."
Daniele butta giu tutto il contenuto del bicchiere in un sorso, per poi abbandonarlo su un tavolino là vicino.

Andrea è seduto sul divano. È bellissimo. Indossa una camicetta a maniche corte di seta rosa, che si ferma appena sopra l'ombelico e dei jeans larghi che invece cominciano appena sotto, lasciando libera quella striscia di pelle su cui innumerevoli volte Daniele ha affondato i denti.

Andrea è, oggettivamente, una delle persone più belle che Daniele abbia mai visto. E non solo per l'altezza, le labbra carnose, i capelli biondi, gli occhi azzurri. Andrea ha una luce che attira tutto quello che intorno e lo riscalda, lo illumina, lo rende migliore, come ha fatto con Daniele.
Daniele si è accorto dell'effetto che ha Andrea sugli altri relativamente da poco, da quando ha smesso di avere paura di guardarsi intorno quando stanno assieme.
Ovunque vadano ci sono persone che si girano ad ammirarlo, non solo quando è truccato, quando ha le camicie stravaganti, o i crop top ma anche quando ha i capelli tutti spettinati ed è in tuta.
Ne è diventato ancor più consapevole da quando Damiano è comparso nelle loro vite. È un amico di Marco, uno che ha conosciuto ad un corso di video editing. L'ha visto, lo sguardo di Damiano quando Marco gli ha presentato Andrea, il modo in cui si è fermato sulla sua figura qualche secondo in più, il modo in cui durante tutta la serata continuava a fissarlo, a cercare di toccarlo. Quella sera però la mano protettiva di Daniele avvolgeva la vita di Andrea e le sue labbra erano libere di toccare tutti i lembi di pelle disponibili. Anche Ilo se ne era accorto "'mazza quanta voglia c'ha questo de scopasse Andrea."
"Ma va," aveva riso Andrea in imbarazzo "secondo me voleva solo essere gentile."

Damiano è seduto alla sinistra di Andrea, le loro gambe si toccano e tutto il suo busto è rivolto verso l'altro.
Gli passa una mano sulla spalla, mentre Andrea ride di gusto. Lo sguardo negli occhi di Damiano lo riconosce,
perché anche lui ha guardato Andrea così innumerevoli volte, malcelando desideri, pensieri, voglie.
Non è mai stato geloso, Daniele, prima di Andrea. Suppone di non essere mai stato tante cose prima di Andrea (leggero, felice, amato, innamorato, geloso). Non sa bene cosa farci con il pizzicore che sente alla bocca dello stomaco e il prurito che sente sotto pelle.
Si avvia a passo spedito verso il divanetto.
"Andre," dice per attirare la sua attenzione.
L'altro torna serio.
"Te posso parlà?"
"Ma Andre è impegnato, non vedi?" Il ghigno sul volto di Damiano sarebbe da schiaffeggiare via, Daniele ci pensa per mezzo istante, poi lascia perdere perché Andrea non apprezzerebbe, probabilmente.
"Non stavo a parlà co te."
"Andrea però sta parlando con me."
"Andre," è una supplica ed è una preghiera. Ti prego parlami.
"Smettila, Dami."
Dami.
Dio
Daniele vuole prendere a cazzotti qualcosa.
Andrea si alza e gli afferra un lembo della felpa tra indice e medio per poterlo tirare fuori. Daniele pensa che si farebbe tirare un po' ovunque da Andrea, pure sulla luna o soprattutto sulla luna, lontano da tutti, solo loro due.

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