«Ragazzi! È arrivato.» Barbara entra nell'ufficio di Ignazio e ci sorprende in una posizione poco consona ad un posto di lavoro.
«Merda Barbara!» Ignazio si imbarazza e rintana la testa nel mio collo. Gli accarezzo i capelli e ridacchio, ancora seduta a cavalcioni sulle sue gambe.
«Merda Barbara niente! Non siete mica due ragazzini di 15 anni senza casa libera!» ci punta il dito contro.
«No... ma ne abbiamo due di 17 e una di quasi 8 che sono sempre intorno. Specie la piccolina, soprattutto di notte. Soprattutto nel letto.» ammette sconfortato.
«Rendetevi presentabili e venite di la.» esce dalla stanza.
«Dai andiamo amore.» scendo dalle due gambe.
«Sai una cosa?» mi guarda ed io resto lì, in attesa di una risposta. «Preferivo scoparti che andare di là e vedere quel gran bastardo che ci prova con la mia donna e sbava sul suo culo.»
«Veramente la volta scorsa sbavava più sulle mie tette.»
«Per questo tu ti sei messa una maglia con il collo alto.» lo guardo scettica.
«Fingere che io non indossi un vestito scollato non so quanto possa aiutarti.»
«Ho un altro asso nella manica, tranquilla bambolina.» mi da una sculacciata, come al suo solito, e sparisce.
Sospiro sistemandomi i capelli e poi li raggiungo.
«Buongiorno signorina! È un piacere rivederla.» mi porge la mano sorridendomi in modo alquanto inquietante. Il problema è che lui crede di essere affascinante.
«Si... buongiorno.» mormoro. Mi trasmette una certa inquietudine.
«Ecco il contratto riscritto secondo le vostre condizioni.» ce lo posa sul tavolo, ma senza distogliere lo sguardo da me ed io non posso fare a meno di notare Ignazio che stringe i pugni e serra le labbra. Si sta decisamente incazzando.
«Bene.» mormora Michele dopo averlo letto attentamente. «Direi che possiamo firmare.» sia lui che i tre firmano questo benedetto contratto.
«Adesso pensa che potrei offrirle un caffè?» mi guarda mordendosi le labbra. Oddio, è raccapricciante.
«Asia! Mi ha chiamato la scuola! Ci aspetta la bimba! E tra l'altro questa mattina quando siamo usciti di casa hai lasciato la fede sulla mensola della doccia.» in questa frase non ci sarebbe niente di strano, se non fosse che non siamo sposati ed io non ho un anello. «Eccolo.» mi fa un sorriso isterico, mi posa un anello che non so da dove spunti sul palmo della mano e infine mi schiocca un bacio sulle labbra. Se mi faceva pipì addosso sarebbe risultato meno palese...
Il tipo si alza imbarazzato e nell'arco di qualche secondo saluta tutti e sparisce.
«Era proprio necessario?!» chiede Michele scettico ed in risposta ottiene solo un cenno da parte di Ignazio.
«Ha chiamato davvero la scuola?» gli chiedo preoccupata.
«No... ma quello lì mi ha rotto i c...»
«Va bene!» lo interrompo mettendogli una mano sulla bocca. «Abbiamo capito.» apre le labbra e mi lecca il palmo della mano. «Dai... che schifo.» mi lamento ridendo.
Ignazio si libera della mia mano e mi stringe a se, posando le labbra sul mio orecchio. «Non ti faceva così schifo quando usavo la lingua da un'altra parte.» mormora con la voce incredibilmente sexy, facendomi infuocare.
«Zitto.» borbotto guardandomi intorno, anche se nessuno sembra aver prestato attenzione a noi due.
Lui mi sorride prima di posarmi una mano sulla guancia e unire le nostre labbra. Le apre e mi invade la bocca con la lingua. Accarezza le labbra, le succhia leggermente, le mordicchia e poi fa incontrare le nostre lingue.
«A cosa devo questo bacio?» boccheggio, incapace di respirare regolarmente, un po' per il fiato trattenuto, ancora di più per come riesce a farmi sentire con un solo bacio.
«Deve esserci un motivo per cui un uomo può baciare la propria donna?» chiede sorridendo, prima di farmi posare la testa sul suo petto ampio. Chiudo gli occhi, gli circondo il busto con le braccia e inspiro il suo profumo.
«Se vi baciate così in pubblico, finirete su quei siti per adulti in cui Ignazio perde la vista.» Piero sghignazza.
«Stai zitto, stronzo.» borbotta il mio uomo.
«Dovevi vederli nell'ufficio di Ignazio...» si intromette Barbara, ridendo.
«Avete finito di parlare di noi come se non fossimo presenti?!» sbuffa irritato Ignazio.
«Cambiando discorso, domani sera andiamo tutti a cena al ristorante? Mio fratello è depresso da tre mesi, cioè da quando si è lasciato ed io non ce la posso fare da solo.» si lamenta Gianluca.
«Cioè fammi capire, tuo fratello si lascia, viene per stare con te e tu lo porti in giro con noi?!» sono abbastanza scettica.
«Magari si innamora della cameriera o della barista, o di chi vuole.» fa spallucce e tira fuori il telefono dalla tasca. «Allora venite?» ci guarda. «Piero ha già confermato!» comunica.
«Si... non ho niente di meglio da fare!» arriccia le labbra.
«Beh, grazie eh!» risponde risentito il belloccio.
«Veniamo... tutti e cinque.» comunico.
«Quello che stai facendo non è da persona per bene.» mi punzecchia Ignazio.
«Che intendi...?» cerco un modo per sviare il discorso.
«Avevi promesso a Mattia che avrebbe mangiato le lasagne, e lo porti fuori a cena perché non hai voglia di cucinarle!» mi punta il dito contro ridendo. Mamma mia come è bello quando ride così.
«Questi sono solo dettagli di poco conto.» lo liquido con un gesto della mano. «E poi non è vero che non ho voglia! Ma il lavoro, i ragazzi, la scuola, la casa. La prima domenica libera faccio le lasagne e le congelo, almeno poi ce le abbiamo già pronte.»
«Ha ragione lei!» esclama Barbara. «In casa ha due adolescenti, una bambina di 7 anni e...» si sofferma a guardare Ignazio. «Te!» lo guardo ridacchiando e gongolando.
«Michele...» Ignazio lo chiama con lo sguardo corrucciato.
«Che vuoi?!»
«Siamo sicuri che vogliamo anche Asia nel team? Perché secondo me potremmo farne tranquillamente a meno.» mi fulmina con lo sguardo. «Io posso sopportarle separate, insieme anche no.»
«Vediamo se dopo che vai in bianco per un mese ci sopporti insieme oppure continui a fare il coglione.» incrocio le braccia sul petto. Ma tu guarda questo deficiente.
«Sono sempre più convinto che portare Asia a lavorare qui sia la scelta più giusta che abbia fatto negli ultimi dieci anni.» Michele provoca Ignazio con un sorrisino ironico. «Fino a che ti tiene per le palle in questo modo, per me, può fare e dire quello che vuole. Sei diventato insopportabile negli ultimi anni.» indurisce lo sguardo.
«Michele, basta.» afferma tagliente. Okay, fino a qualche attimo fa i toni di entrambi erano scherzosi, adesso no. È successo qualcosa che io non so.
«Amore, andiamo a casa.» gli prendo la mano e la stringo nella mia. Passo il pollice sulle nocche, ripetutamente, cercando di calmarlo da non so nemmeno cosa.
«Ci vediamo domani sera Gianluca.» lo saluta rapidamente, intreccia le dita alle mie e mi trascina via, senza darmi modo nemmeno di salutare.
«Aspetta Ignazio!» lo supero e mi metto di fronte a lui. «Cosa è successo?»
«Niente.» serra la mascella e chiude gli occhi.
«Amore, sei pessimo a dire le bugie.» gli porto il palmo della mano sulla guancia. «È per quello che ho detto io? Forse ho esagerato, ma stavo solo scherzando.»
«No Asia. Non c'entri niente tu. Sono loro.» chiude gli occhi, per calmarsi, e quando li riapre ha riacquisito il controllo che lo contraddistingue.
«Amore, non sto capendo.»
«Sono stufo. Di tutto.» borbotta, mi prende la mano e va verso l'auto.
«Amore, parlami perché mi sto preoccupando.» gli accarezzo la nuca e proseguo fino al collo.
«Michele vuole gestire anche quello che non ha il diritto di gestire, Piero e Gianluca mi stanno sempre addosso, sempre a chiedermi come sto, cosa succede. Se non rispondo al telefono per due giorni mi piombano in casa, o in camera. Sono stufo. Non sono un bambino cretino da gestire.»
«Non ti stanno gestendo. Si stanno preoccupando. Ci preoccupiamo sempre delle persone a cui vogliamo bene.»
«Mi sento in gabbia Asia! Come secondo loro io non fossi in grado di decidere da solo.»
«Secondo me non è per questo...» mormoro, cercando di fargli capire che sono semplicemente preoccupati.
«E cosa è secondo te? Perché mi danno proprio l'idea di non fidarsi di me.» ammette sconsolato, socchiude gli occhi e mi guarda, in attesa.
«Mi è stato detto da tutti che l'uomo che eri fino alla scomparsa di tuo padre è sparito con lui... tu stesso me l'hai detto. Magari ti hanno visto stare così male, e fare scelte così sbagliate che sono semplicemente preoccupati per te.» gli passo la punta delle dita sulla mascella ricoperta dalla barba.
«Possono anche smetterla. Mi fanno sentire intrappolato.»
«Perchè non provi a parlarci?» mi prendo un attimo di silenzio e poi continuo. «Anche se non credo che smetteranno mai davvero di preoccuparsi per te. È una cosa naturale preoccuparsi delle persone a cui vogliamo bene.»
Sospira, come se stesse analizzando tutto ciò che gli ho appena detto. «Non so cosa avrei fatto se non ci fossero stati loro quando ho perso mio padre...» mormora abbassando gli occhi. «Tu sai benissimo che io e Gianluca ci siamo sempre voluti bene ma non siamo mai andati molto d'accordo. Io mi sono sempre fidato più di Piero... anche se non so perché.»
«Secondo me è perché avete alcuni aspetti del carattere molto simili, e sono quegli aspetti che quando sei un ragazzino ti portano a bisticciare.»
«Probabile... comunque nel momento in cui è morto papà Gianluca è stato fondamentale, insieme a Piero e alle loro famiglie.» un piccolo sorriso amaro gli dipinge le labbra. «Sono stati la mia salvezza.» ammette, nel momento esatto in cui montiamo in auto.________________________________________________________________________________
Eccomi! Scusate per il silenzio di questi mesi ma ho avuto dei problemi di famiglia che mi hanno tenuta lontana da Wattpad!
Spero che nonostante il ritardo vi piaccia il capitolo. Fatemi sapere.
Baci
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Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano
Fanfiction-Continuo di "Como estrellas", necessaria la lettura per comprenderne a pieno le dinamiche.- Abbiamo lasciato Ignazio ed Asia separati, entrambi sicuri e decisi di voler voltare pagina, per il bene di tutti. Ma cosa succederebbe se improvvisamente l...