I giorni successivi alla serata al cinema scorsero in modo abbastanza normale, ma dentro di me c'era una tensione sottile, difficile da ignorare.
L'ansia che avevo provato quella notte non era scomparsa. Anzi, sembrava crescere ogni giorno, come una presenza costante che non riuscivo a scacciare. Era una sensazione strana, come se tutto ciò che mi circondava stesse per sfuggirmi di mano, anche quando in realtà non stava accadendo nulla di rilevante.Non capivo da dove venisse questa sensazione.
La mia vita, apparentemente, stava andando bene: avevo amici fantastici, Jackson stava diventando una presenza sempre più importante nella mia vita, e le giornate scorrevano tranquille tra le nostre solite attività. Eppure, c'era quella voce nella mia testa, un sussurro insistente che mi faceva sentire costantemente sul filo del rasoio.Una mattina, mentre mi preparavo per uscire, mi trovai a fissare il mio riflesso nello specchio, cercando di capire cosa non andasse.
Le mie mani tremavano leggermente, e sentivo il cuore battere più forte del normale. Mi portai una mano al petto, cercando di calmarmi, ma quella sensazione di disagio non accennava a diminuire.Era come se ci fosse una nube scura sopra di me, che si addensava ogni volta che cercavo di ignorarla.
Decisi di uscire comunque, sperando che l'aria fresca potesse aiutarmi a schiarirmi le idee. Mentre camminavo verso il lago, dove avevo appuntamento con Huda, sentivo il sole sulla pelle e il rumore del traffico in sottofondo, ma tutto mi sembrava distante, ovattato.
Anche il mondo intorno a me sembrava meno reale.
Quando arrivai al lago, Huda era già lì, seduta su una delle panchine vicino all'acqua. Mi salutò con un sorriso caloroso, ma appena mi vide da vicino, il suo sguardo si fece più preoccupato.
-"Nicole, va tutto bene? Sei pallida, sembri stanca."
Mi sedetti accanto a lei e cercai di sorridere.
-Non lo so, Huda. Mi sento... strana. Come se qualcosa non andasse, ma non riesco a capire cosa.
Lei mi osservò attentamente, cercando di capire cosa stesse succedendo.
-"Hai parlato con qualcuno di questo? Forse è solo stress, o magari ti stai solo esaurendo un po'. A volte capita, sai?"Annuì, anche se dentro di me sapevo che non era solo una questione di stanchezza. C'era qualcosa di più profondo, un'ansia ingiustificata che non riuscivo a spiegare nemmeno a me stessa.
-Non ne ho parlato con nessuno, almeno non ancora. Ma forse dovrei.
Dissi, realizzando che continuare a tenere tutto dentro non stava facendo altro che peggiorare le cose.
Huda annuì, dandomi una leggera spinta sulla spalla.
-"Sì, e magari prova a prenderti una pausa da tutto. A volte, rallentare un po' può aiutare a rimettere le cose in prospettiva."La sua semplicità nel darmi consigli mi fece sentire meglio, almeno per un momento. Trascorremmo il resto della mattina a chiacchierare e passeggiare intorno al lago, cercando di lasciarmi alle spalle quei pensieri inquietanti.
Ma anche se tentavo di distrarmi, l'ansia rimaneva lì, silenziosa ma presente, pronta a riaffiorare non appena la mia mente si calmava.
Quella sera, decisi di parlarne con Jackson. Avevamo programmato di cenare insieme al bunker, e sapevo che lui avrebbe capito meglio di chiunque altro cosa stavo provando.
Quando arrivai, la casa era già in fermento.
Faster stava litigando con Erin su quale film guardare dopo cena, mentre Fares e Caph stavano preparando da mangiare con una competenza quasi inquietante. Era la solita scena caotica, ma quella volta non riuscivo a immergermi completamente nell'atmosfera.