Capitolo 10

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"Questi sono gli ultimi."

La bibliotecaria aveva appena sistemato una pila di volumi dinanzi a me e mi osservava sopra le lenti a mezza luna con aria di attesa.

"Grazie, dovrebbe esserci tutto." mormorai, lanciando una rapida occhiata ai titoli che Costanza mi aveva segnalato come basilari per iniziare gli studi.

La bibliotecaria non attese oltre e si allontanò per ricollocare alcuni volumi appena consegnati. Rimasi sola con quell'enorme pila di libri che avrei dovuto trasportare fino alla scrivania più vicina. Quel compito mi sembrò arduo tanto quanto leggere anche solo uno di quei tomi.

Divisi i libri così da renderne più agevole il trasporto ed evitare di disturbare gli altri studenti presenti, intenti nello studio e nelle letture dei loro manuali.

La volta della biblioteca era assurdamente immensa e gli scaffali si estendevano fino alla sommità, guadagnando in altezza ciò che l'ambiente non poteva permettere in larghezza. Su ogni scaffale erano segnalati, grazie ad una pergamena, gli argomenti trattati su ogni ripiano in modo tale da non rendere vana la ricerca. Raccoglierli era facile grazie all'uso della magia, per chi sapeva esercitarla ovviamente. Per questo ero stata costretta a chiedere l'intervento della bibliotecaria.

Non potevo credere che in un luogo sotterraneo come l'Accademia fosse possibile allestire una biblioteca di quella grandezza e, soprattutto, riuscire a far sopravvivere tutti quei libri senza che l'umidità ne corroda le pagine. Costanza mi aveva spiegato che i libri si conservavano meglio proprio per l'assenza delle fonti luminose mentre la ventilazione, insieme al controllo dell'umidità, era garantita dagli incantesimi realizzati dai professori.

Lo spazio centrale era lasciato volutamente privo di scaffalature per collocare diversi tavoli in legno, muniti di luce, pergamene ed inchiostro con pennino.

Terminato il mio secondo trasporto alla scrivania, mi permisi di vagare con lo sguardo sull'enorme struttura che mi toglieva il fiato ogni volta che ne ammiravo le altezze vertiginose. Tutto quello che mi circondava era incredibile. Ogni magia che vedevo compiere sotto i miei occhi mi lasciava a bocca aperta, compresa quella che stava eseguendo la bibliotecaria per riposizionare i volumi sullo scaffale di appartenenza. Solo quando ebbe finito i suoi compiti, ritornai a fissare la pila che si era formata dinanzi a me. Mi sentivo impotente e non riuscii neanche a trovare la forza di sfogliare qualche pagina per comprendere il livello di difficoltà. Mi misi a tamburellare nervosamente con le dita su uno strano volume che mi era capitato tra le mani, il cui titolo recitava: Il manuale della perfetta fattucchiera. Rilessi quel titolo con maggiore attenzione e a stento riuscii a trattenere una risata.

"Uno degli scherzi di Costanza?!" sussurrai tra me, guardandomi attorno con aria circospetta.

Sollevai la sedia, per evitare di fare rumore, e ci sprofondai sopra mentre tenevo il volume tra le mani. Guardando la copertina interna un sorriso divertito mi piegò le labbra: una vecchia megera era intenta a rigirare nervosamente un mestolo di legno in un classico calderone.

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