𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐭𝐫𝐞𝐧𝐭𝐚𝐬𝐞𝐢:

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La vera forza non si misura in cosa vinci,
ma in cosa proteggi.
(Fabrizio Caramagna)

Avevo dentro di me, una confusione terribile.

Cosa potevo fare affinché Can continuasse tranquillamente la sua vita? Cosa potevo fare affinché evitasse di finire dentro?

Dio, quanto mi sentivo in colpa.

Tutto questo stava succedendo per colpa mia. Can sarebbe stato molto più tranquillo se non fossi entrata nella sua vita, questa era la verità.

«Eleonora! Volevi vedermi?» mi chiese Güven, catturando la mia attenzione, alzai il viso e annuii, «Si, e la ringrazio per essere venuto immediatamente» gli risposi, sistemando la mia postura sulla sedia nella quale ero seduta.

«Qualsiasi cosa per te» affermò per poi sedersi, proprio di fronte a me, quasi sorrisi a quelle parole, «La prego solo di una cosa...» dissi fissandolo, lui annuì, «Vorrei che questa conversazione restasse fra me e lei» lo pregai, «Quindi Can non sa che hai voluto vedermi questa mattina?»

«No, non lo sa...» risposi scuotendo lievemente la testa, con un certo imbarazzo, «Va bene, rimarrà fra di noi, dimmi pure quello che mi devi dire» mi spronò, annuii e presi un respiro profondo.

«Ricorda la lite avvenuta al locale l'altra sera con il mio ex?» gli chiesi, lui annuì, «Ecco... Se lui avesse intenzione di denunciare Can per aggressione, che cosa potrebbe accadergli?» gli chiesi.

«É arrivato a tanto?» mi chiese a sua volta, incredulo, «Potrebbe» confermai annuendo, lui sospirò e si passò una mano sul viso, restando in silenzio qualche secondo, «Dannazione...» mormorò, «É grave vero?» gli chiesi, già in ansia.

«Da avvocato quale sono, sai benissimo che farei l'impossibile per difenderlo, io non mi faccio scrupoli, ma si tratta pur sempre di un'aggressione» rispose, «Ce un'alta portabilità che paghi per ciò che ha fatto.»

«E come?» gli chiesi in un sussurro, «Non avendo precedenti, anche con due anni di reclusione» rispose, il cuore inevitabilmente sussultò.

Esattamente come mi aveva detto mio padre.

«Accidenti...» mormorai, tenendomi la testa fra le mani, «Dobbiamo essere preparati, non è una cosa da prendere alla leggera, e soprattutto non dobbiamo illuderci.»

«Ma non c'è un modo per evitarlo?» mi chiese poi, «Si, forse...» risposi, «Vorrei evitare che accadesse una cosa del genere a Can, non dopo tutto quello che ha passato, non adesso che è felice, che ha ripreso in mano la sua vita» commentò fissandomi.

Mi sentii di nuovo maledettamente in colpa.

«Non voglio che tu ti intristisca adesso» aggiunse cercando di rincuorarmi, «Intristirmi? Non ha idea di come mi sento in realtà...» commentai con un amaro sorriso, «Non é colpa tua» replicò.

«Non è colpa mia eppure Lorenzo potrebbe rovinare la vita di Can perché ama me, perché non riesce a lasciarmi andare!» affermai frustrata, «Ascolta, noi siamo una famiglia, Can accetterà di affrontare tutto questo purché vi liberiate finalmente di lui!»

«É proprio questo il problema..» esordii, «Io non posso accettare una cosa simile! Non posso accettare il fatto che, per me, rischi di venire recluso per due anni, se non di più!» dissi, contrariata, «Per colpa sua, non tua» replicò Güven.

«Si, ma come crede che possa farmi sentire questa cosa?» gli chiesi, «Come posso permettere che accada una cosa simile alla persona che amo? Come posso vivere con questo rimorso?» continuai.

Hidden Hearts || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora