Capitolo 46.

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Rifece quel sogno, dopo tanto tempo, si rivide su quella spiaggia, dalla sabbia candida e dal mare cristallino. Il sole, appena velato dalla foschia, lasciava sfumature rosa nel cielo, in modo quasi omogeneo, molto innaturale. Teneva nuovamente una conchiglia tra le mani: la stessa che teneva Jongseong al collo, ma era scheggiata, proprio dove il ventaglio raggiungeva la sua massima ampiezza. Dalla sua mano perdeva sangue, il quale si riversò copioso tra i flutti e impregnò la conchiglia di quel colore rosso scuro, quasi nero. Sentiva i raggi del sole scottare la sua pelle, a tal punto che pensava di essere immerso in un bagno di carboni ardenti. Era tutto così maledettamente reale, così tanto che gli prese il panico. Tra le sue grida di dolore, sommessi, sentiva dei singhiozzi, che sembravano del suo migliore amico Heeseung. Si voltò più e più volte, ma non lo vide- eppure gli sembrava così vicino- , lo chiamò, ma non ricevette risposta. Spaesato, in preda a dolori, e spaventato, con la mano che ancora sanguinava, cercò di gridare il nome del suo amante, ma la voce non uscì dalla sua gola. Provò un' altra volta, ma ottenne lo stesso risultato.

"Sono qui, Wonie..." Gli era giunta come risposta, sottoforma di un eco lontano.

Dove sei? Dove sei?

"Qui, accanto a te."

Non ci sei.

"Respira, Jungwon, non stai respirando."

Effettivamente l'aria gli si era bloccata nei polmoni e bruciava.
La nebbia si era fatta più fitta intorno a lui.

"Jungwon, svegliati, svegliati."

Se solo ci riuscissi.

D'un tratto la figura slanciata di un arciere si palesò davanti a lui, celato dalla nebbia. Per un attimo gli parve Sunoo, ma poi, guardando meglio, si accorse che quella silhouette perfetta la conosceva molto bene. Apparteneva infatti al suo amante.

Jong...
L'ultima cosa che vide fu il luccichio della punta di una freccia, puntata verso di lui. Infine si svegliò, gridando e inarcando la schiena fino a mettersi seduto. Rantolando, strinse una mano al petto, come se la maglia del pijama lo stesse strozzando.

Sentiva ancora quel bruciore insopportabile sulla sua pelle e il blocco dell' aria nei suoi polmoni. Tuttavia questa orribile sensazione svanì in pochi attimi e il mortale tornò finalmente a respirare. Tirò una grande boccata d'aria e tossì rumorosamente, così violentemente, che gli erano venuti i conati. Si tenne una mano davanti alla bocca per non vomitare, cosa che per poco non fece. Mentre tentava di riprendere il controllo dei suoi respiri, si esaminò i palmi delle mani. Erano intatti. Subito dopo passò alle braccia. Niente scottature.

"Stai meglio adesso?" Jongseong gli aveva appoggiato delicatamente una mano sulla schiena.

Jungwon annuì.
"C-cosa..." Gracchiò. La voce scavava la gola che ancora bruciava. Tossì un' altra volta. Si portò una mano al collo e attese che il bruciore si alleviasse.
"C-cosa è successo?"

"Dovrei chiederlo io a te. Hai iniziato a urlare, sembrava che ti stessero scuoiando vivo..."

"Credo che in un certo senso mi stavano scuoiando vivo..." Si abbandonò tra le braccia dell' amante e si lasciò stringere. "Il dolore che provavo era così acuto e reale."

"Urlavi anche il mio nome. Mi cercavi?" Jongseong prese ad accarezzare i capelli di Jungwon, nel tentativo di tranquillizzarlo. Sentiva i battiti impazziti del suo fragile cuore da mortale, contro il suo petto. Ciò gli fece venire voglia di stringerlo di più, di più e di più.

"Sì." Mormorò Jungwon con voce rotta. Non disse più niente. Lo abbracciò più forte, ancora terrorizzato. Tremava come una foglia.
"Non ti trovavo subito, ma alla fine tu eri davanti a me, con un arco tra le mani; mi volevi uccidere." Tirò su col naso, sentiva le lacrime scivolare a rivoli sulle guance.
"Jongseong..."

Caduto dall' Olimpo~ Jaywon ✿Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora