Capitolo 11

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Ulfari e Gisulf attendevano impazienti che tutti gli studenti prendessero posto nei rispettivi banchi per prendere la parola

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Ulfari e Gisulf attendevano impazienti che tutti gli studenti prendessero posto nei rispettivi banchi per prendere la parola.

L'aula, in realtà, era in gran parte già piena e un chiacchiericcio diffuso riempiva l'ambiente di forma semicircolare scavato nel tufo giallo. Le file di banchi in legno, ognuno occupabile da due studenti, si adattavano a quella forma mentre, sul lato opposto, la parete dritta era occupata da una pedana abbastanza ampia da poter ospitare una cattedra che, in quella circostanza, era stata addossata al muro.

I due professori si trovavano proprio su quella pedana, attendendo pazientemente che gli ultimi ritardatari si sbrigassero a prendere posto.

"Sei emozionata o spaventata?" sussurrò Costanza al mio orecchio. "Questa è la tua prima lezione!"

Dal suo tono capii che era decisamente più emozionata lei di me. Io, al contrario, mi sentivo solamente nervosa ed ero impegnata a martoriare uno degli angoli della pergamena che avevo già disteso sul banco, pronta per appuntare qualsiasi informazione potessi trovare utile.

"Ho lo stomaco chiuso." Le mostrai un mezzo sorriso e mi strinsi nelle spalle. "Mi sento decisamente fuori luogo e... un po' osservata."

In molti, tra ragazzi e ragazze, continuavano a sporgersi dai loro posti per fissarmi e studiarmi, chi con semplice curiosità e chi con aria divertita. Non riuscivo a sentire i loro commenti ma potevo benissimo immaginarli e la cosa mi creava un senso di disagio che si trasformò presto in nausea.

Tentai di mantenere lo sguardo basso per la maggior parte del tempo così da evitare di incrociare i loro volti.

"Te l'ho detto che sei diventata già famosa, sei tu che non mi hai voluto credere."

Costanza cercò di scherzare per strapparmi un sorriso ma non ci riuscì. Nel vedermi così tesa, il suo sguardo iniziò a saettare su tutti i curiosi che continuavano a voltarsi verso di noi. Il suo senso di protezione nei miei confronti era leggermente aumentato da quando mi aveva scoperta ferita nel mio piccolo alloggio ed entrambe avevamo appositamente evitato di ricadere nell'argomento.

L'unico volto conosciuto che individuai fu quello di Brando, posizionato diverse file dietro la nostra. Ci eravamo scambiati solo un rapido gesto di saluto con il capo e un mezzo sorriso, prima che si voltasse per riprendere la conversazione con il solito gruppo di ragazzi che gli girava sempre attorno. Per il resto, tutti quei volti mi erano completamente estranei.

"Direi che ci siete tutti." Sentenziò Ulfari, sebbene qualche banco fosse rimasto vuoto.

L'uomo, alto e massiccio, era al centro della pedana con i piedi leggermente divaricati e le braccia incrociate rigidamente sul petto. I lunghi capelli erano legati dietro la testa e alcune ciocche ribelli gli contornavano il viso dai lineamenti marcati, rendendolo ancora più minaccioso insieme alla barba spessa ma curata.

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