-Qual è il tuo colore preferito?-.
"Cos'è che avevo mangiato ieri che non ricordo... ah sì: il caffè, l'insalata e un pezzetto di pane con il formaggio. Beh dai mica male..." questi erano i pensieri che facevo quasi tutti i giorni.
Mentre riflettevo a ciò che avevo consumato il giorno prima, avvertii qualcuno toccarmi il braccio.
-Alice- sentii chiamarmi.
-Oddio, scusa tesoro che hai detto?-
-Non vuoi giocare più con me?-
-No, no, certo che voglio giocare con te. Stavo solo pensando... a una cosa da grandi-.
Ero tornata a giocare con Anita, dopo tante altre volte; ogni volta che non avevo nulla da fare, il pomeriggio mi recavo in pediatria, dove trovavo sempre la bambina che stringeva il suo pupazzo del coniglietto. Ho notato che parlava molto poco, per la sua età; prima credetti che fosse solo un po' di timidezza iniziale, ma questa "timidezza" non passava mai, continuava a starsene con la bocca chiusa e a farsi capire con gesti, espressioni e poche parole. Ma questo non impedì la nostra piccola amicizia che si era formata: io stavo iniziando ad affezionarmi e parlavo sempre di lei ai miei amici... forse anche lei stava provando affetto per me, chissà.
Il gioco prescelto per questo pomeriggio era disegnare: -Sei tu?- mi chiese indicando la ragazza stilizzata nel mio foglio. Ecco, disegnare non è mai stato il mio forte.
-Sì, sono io, con la mia gattina- risposi.
-Come si chiama?-
-Layla-.
La mia Layla era l'unica che mi mancava seriamente da quando ero in ospedale, insieme a qualcun altro.
-Invece questa sei tu e lui... è il tuo papà?- chiesi.
Lei annuì e iniziò ad aggiungere qualche dettaglio al suo disegno, come il sole, l'erba, un albero...
Io sorrisi, poi le comunicai che per me era l'ora di andare, così la salutai e me ne andai.
Una volta aver oltrepassato la porta, notai una giovane signora che aveva i capelli proprio del colore di Anita.
-Scusami, sei tu la ragazza che gioca sempre con mia
figlia? Alice, giusto?- mi chiese: era di sicuro la mamma di Anita.
Le aveva raccontato di me.
-Sì sono io- confermai.
-Io sono Chiara, sua mamma, posso rubarti due minuti?-
-Certo, non c'è problema... è successo qualcosa?-
-Ecco, non è mai capitato che Anita passasse così tanto tempo con una persona, ma soprattutto che parlasse... vedi lei ha sempre avuto delle difficoltà nel dialogo...-.
-Capisco...-.
Ah, non era solo una mia impressione allora...
-Come se non bastasse ha avuto fin da piccolina un problema con l'asma, ma riuscivamo a tenere tutto sotto controllo. Ma negli ultimi mesi... da quando suo padre, mio marito, se ne è andato...- fece una breve pausa prima di continuare. -I suoi disturbi respiratori sono peggiorati, per non parlare della sua capacità di dialogo... e questo è il motivo per cui siamo qui. Lo psicologo assume che questi suoi peggioramenti sono dovuti da una specie di trauma causato dalla perdita del papà, ci era molto legata...-.
Chiara non riuscì ad andare avanti, mossa dalle emozioni. Io rimasi molto sorpresa dalla situazione, adesso avevo capito perché non parlava quasi mai e compresi il disegno fatto da lei poco prima.
-Mi dispiace veramente tanto, c'è qualcosa che posso fare?- chiesi, sperando di poter aiutare in qualche modo.
-Potresti continuare a giocare con lei? Con te interagisce come non l'ho mai vista... è come se ci fosse un'intesa fra voi due...-.
Rimasi colpita dall'ultima frase che ha detto: è come se ci fosse un'intesa fra voi due.
-...è vorrei vedere come si evolve la sua situazione- concluse Chiara.
-Ma certo, giocherò e passerò del tempo con lei quanto necessario, lo faccio con piacere- dissi, sinceramente.
La mamma di Anita mi prese la mano: -Grazie veramente, sei un tesoro- mi disse, con gratitudine.
Sorrisi: non ricordavo l'ultima volta che qualcuno mi aveva fatto un complimento o mi aveva fatto sentire utile e d'aiuto.
Abbandonai la pediatria dell'ospedale, fiera di me stessa.Quel pomeriggio, gli altri Braccialetti mi avevano riferito che la sera stessa ci sarebbe stata una delle loro "riunioni", alla quale non avevo ancora mai partecipato. Chiesi a Toni cosa fossero queste "riunioni" e lui mi spiegò che era un momento di ritrovo con tutti i membri dei Braccialetti Rossi, anche quelli che non erano più ricoverati, come Vale e Cris. -E cosa si fa in queste riunioni, Toni?- .
-Beh non facciamo cose in particolare, in generale chiacchieriamo e mettiamo un po' di musica, poi decidiamo sul momento cosa vogliamo fare. Vieni eh, mi raccomando, e non scappare come hai fatto l'ultima volta- disse Toni, prima di tornare a svolgere le sue faccende. Io ridacchiai da ciò che aveva detto, perché lo aveva fatto in modo innocente e scherzoso, senza voler prendermi in giro.
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Quello che hai dentro~braccialetti rossi
FanfictionAlice Bianchi è una ragazza di 15 anni ricoverata in ospedale per DCA e sente che la sua vita sembra non avere più un senso. Ma l'ospedale in cui è ricoverata non è un ospedale qualunque: lì conoscerà i Braccialetti Rossi che le faranno capire quan...