Capitolo ventottesimo

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Wade aveva fatto le valigge. Per compiere la missione a lui richiesta doveva momentaneamente andare in un altro paese. La vecchia e bella Londra.
Peter non ne aveva idea di dove andasse il più grande. Wade gli aveva semplicemente detto che era stato assegnato per una missione da mercenario e Peter non ha fatto altre domande.

Alla fine Peter aveva raccontanto a Wade il motivo per cui si era temporaneamente trasferito a casa sua senza accenare a Vanessa, e il più vecchio gli aveva consigliato di fare pace con il suo vecchio Tony Stark. Era strano che una persona come Wade riuscisse a dire cose del tipo "Ti vuole bene, e lo fa per il tuo bene. Guardalo come un padre preoccupato, che non si fida del mondo esterno. E ha paura che suo figlio venga ferito o maltrattato dalla persona che gli piace." Non era l'unica cosa che aveva detto, ma quella che ha fatto pensare Peter di più.

Quello che c'era tra Peter e Wade era una cosa non definita. Una relaizone? Scopaamici? Amici? Conoscenti? Neanche lui sapeva cosa fossero di specifico, ma intanto sembrava come se Wade fosse l'unico che lo capisse davvero. Era molto triste quando l'uomo gli aveva annunciato la sua affrettata partenza. Peter aveva iniziato a sentirsi un po' fuori posto in quel appartamento.

Quindi aveva deciso di ripresentarsi a casa Stark.
Quando Edith gli diede il permesso di entrare Morgan che stava passando da lì con una vestaglia blu scuro e i capelli leggermenti arruffati, e una tazza di ceriali apre gli occhi di scatto, era incredula di vedere Peter dopo quasi tre settimane dalla sua sparizione. La tazza di ceriali finisce sul pavimento emettendo in rumore assordante, i ceriali volano da per tutto, i pezzi di ceramica si spaccano in mille pezzi. A lei non importa. Corre verso di Peter e lo abbraccia, come una sorella che ha ritrovato il suo fratello sperduto. L'affetto che Morgan provava verso Peter, lui credeva meritarselo.
Era un affetto così puro, e onesto. Quella purezza e onestà che solamente i membri della famiglia Stark possedevano.

"Morgan, cos'è successo?" Chiese Pepper sentendo anche lei il rumore della ceramica che aveva colpito il pavimento lucido. Quando la donna vide Peter i suoi tratti del viso si rilassarono, e anche il suo corpo si rilassò. Gli sorrise gentilmente mentre si avvicinava al ragazzo. "Sei uno stupido. È meglio se vai giù da Tony." Gli disse mentre posava una mano leggera sulla sua spalla. Peter annui abbassando imbarazzato il viso. "Sono felice tu sia tornato. Ero davvero preoccupata." Aggiunse la donna abbracciandolo.

Peter non si aspettava questa accoglienza, dopo quello che aveva fatto e detto a Tony. E odiava se stesso perché non riusciva accettare il fatto che lui meritasse di avere una famiglia così comprensiva e affettuosa. Non che zia May non lo fosse, ma era sua zia. Non aveva mai avuto un padre, o una sorella, ma solo una zia che gli ha fatto di madre da quand'era troppo giovane. E Peter le era molto grato per tutto che zia May aveva fatto per lui, ma non si sarebbe mai immaginato che un giorno una donna gli dicesse di andare da Tony per farsi rimproverare come se fosse suo padre. Ed era una sensazione strana, nuova.

Dopo aver interrotto l'abbraccio, Peter cammina lentamente di sotto, verso il laboratorio privato di Tony. Quando bussa alla porta di vetro sente Tony dire "Un attimo, la richiamo tra 15 minuti." E attaccò al cellulare.

Peter si introdusse nella stanza. Gli occhi rivolti al pavimento, le spalle rigide, e il respiro pesante.
Si credeva fortunato di avere almeno un po' di autocontrollo o le sue ginocchia starebbero tremando dalla paura. Non aveva la minima idea di come avrebbe reagito Tony.

Quando Tony lo vide, gli corse incontro e lo abbracciò. Lo strinse a sé come se il suo figlio sperduto, fosse tornato a casa. Una stretta che Tony non gli aveva mai rivolto. Gli portò una mano tra i capelli, e lo strinse ancora di più al suo petto. Peter un po' insicuro allacciò anche lui le braccia alla schiena di Tony. "Ragazzino, non ti permettere di farlo mai più." Disse non lasciando andare Peter.
A Peter stava iniziando a mancare l'aria per quanto stava stringendo Tony.

Non capiva se gli era mancato così tanto oppure voleva solamente punirlo quindi cercava di strangolarlo. "Non sai come mi sono preoccupato. Tre settimane che non ti fai vivo! Sei un idiota! Insolente! Incosciente! Deficente! Immaturo!" Gli diceva Tony mentre teneva le sue spalle saldamente, e lo guardava negli occhi, prima di stringerlo nuovamente tra le braccia come per accertarsi che fosse davvero lì. "Mi dispiace." Disse Peter con una voce flebile. "Dove sei stato?" Chiese Tony ignorando Peter completamente. "Da... Deadpool." Disse ingoiando il groppo alla gola.

Tony sospirò, era nervoso, irritato. Lo allontanò dinuovo da sé e iniziò a guardarlo alla ricerca di qualcosa a Peter non presente. "Ti ha fatto del male?" Chiese in fine l'uomo. Peter sgranò gli occhi. "Come?" Chiese scioccato. "No!" Disse subito dopo con un tono più alto di prima. Tony non si tolse quell'espressione indagatrice dal volto, mentre continuava a cercare il tesoro sul corpo immobile di Peter. "Sicuro?" Chiese poi Tony non trovando alcun graffietto sul suo corpo. Peter annuii silenziosamente. Tony sbuffò, esasperato.

"Non mi fido di quell'uomo." Disse guardando Peter. "Se ti fosse successo qualcosa..." iniziò Tony appoggiandosi alla sua schrivania. "Come potevo dormire la notte sapendo che non eri nella tua stanza? Che eri da qualche parte là fuori dove io non posso proteggerti? Non sapendo come stai, che fai, dove diavolo sei!" Sbottò alla fine tornando a guardare in faccia Peter. "Vorrei prenderti a pugni, Peter. Ti vorrei veramente uccidere!" Sbottò Tony tornando ad abbracciare il suo piccolo bimbo ragno. Poi quando si diviserò nuovamente Tony disse "Se provi a farlo un'altra volta, ragazzino, io ti giuro che ti faccio fuori. Ti uccido con le mie mani! Ho perso 5 anni di vita in 3 settimane." Peter ridacchiò. "Cosa c'è di così divertente?" Chiese Tony guardandosi intorno, alla fine Peter alzò le spalle e abbracciò nuovamente l'uomo.

Aveva un papà... era stato stupido non averlo realizzato prima. E si sentiva un idiota ad avergli detto tutte quelle cattiverie. Tony è il papà che non ha mai avuto, ma desiderato con tutto il cuore, e adesso che lo aveva non gli aveva dato la giusta importanza. Non avrebbe ricomesso lo stesso errore. Non avrebbe mai più dato meno valore a l'uomo che gli ha mostrato cosa significa avere un padre.

"Mi dispiace, Tony." Disse Peter. "Va tutto bene." Rispose Tony. "No, non è vero. Ti ho detto delle così orribili, e non sono stato neanche un po' grato di tutto quello che mi hai dato e che fai per me. Sono un immaturo, egoista, stupido e incosciente. Hai ragione." Tony ridacchiò. "Adesso che lo hai capito, non rifarai nuovamente lo stesso errore." Tony era il primo che non credeva a fare due volte gli stessi errori. Lui imparava sempre dai suoi errori. L'ha mostrato diverse volte, come quando ha messo un GPS nella vecchia tuta di Peter, così che non si perdesse come si era perso lui nel 2008, e così che Tony sapeva sempre dove si trovasse Spider-man in casi estremi e pericolosi, ma Peter anche quella volta è stato incosciente e ha disattivato anzi distrutto il GPS della tuta. "No, non rifarò lo stesso errore." E così concluserò la loro discussione. Non avevano ancora parlato di Deadpool, della relazione che c'era tra i due.

Peter non era ancora pronto per affrontare una conversazione sulla persona che ama, dopotutto non sa neanche di preciso cosa prova Wade. Quindi era più felice che per ora Tony non avesse fatto alcuna domanda.

What If... I love Deadpool? (Spideypool)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora