Chapter 3

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Raggiungo la sala da pranzo, il sole illumina la stanza grazie alla vetrata immensa sul muro a sud est della casa. Mio padre aveva progettato tutto nei minimi dettagli insieme all'architetto. L'immenso giardino dove si era svolta la festa ieri era a ovest, ovviamente, dove abbiamo anche un grande porticato con cucina esterna e un lungo tavolo per le cene estive.

Prendo posto a tavola, la colazione imbandita come sempre, ha un sapore diverso, noto nuovi piatti molto più gustosi.

Come se mi avesse letto nel pensiero mio padre sospende la lettura del giornale per dirmi "il nuovo chef è piaciuto a tutti, ho deciso di assumerlo come cuoco personale, gli ho dato pagina bianca per i menu, se desideri qualcosa in particolare riferiscilo ad Amelia"

"Ottima scelta" concordo, "Liam?"

"È uscito pesto" risponde mia madre tra un boccone e l'altro.
Insolito trovare lei e non lui a colazione. Da quando ha concluso gli studi e ha cominciato a lavorare per la società di famiglia è sempre più raro vederlo in casa. Non che la sua mancanza si faccia sentire, non siamo mai stati una famiglia emozionalmente unita. È raro se non inesistente che si sentano discorsi emotivi, personali, sentimentalmente parlando. Le nostre conversazioni si aggirano per lo più intorno a studi, lavoro, denaro, vacanze, altre famiglie dell'alta società e disguidi con i dipendenti. Non posso dire di soffrire per questa mancanza di legame profondo perché non sono mai stata abituata ad averlo, ma sono certa che le cose sarebbero diverse se non migliori se avessimo la libertà e la sicurezza di esprimerci senza sentirci giudicati.

"Ieri sera volevo presentarti la famiglia Tomlinson. Si sono trasferiti da poco in città per una promozione in azienda e desidererei che aiutassi loro figlio ad ambientarsi" a mio padre non è sfuggita la mia mancata presenza di ieri sera.
"Faresti questo per me?" Continua, mantenendo fissi gli occhi sul giornale.

Riuscirei a dirgli di no, perché non ho intenzione di farlo, ma so che alzerebbe lo sguardo, puntando dritto nei miei occhi e distruggendo ogni tentativo di ammutinamento, facendomi direi di sì, alla fine.

"Va bene" sussurro espirando silenziosamente, non vorrei farlo arrabbiare di prima mattina.

Ordino il solito latte macchiato alla gentile cameriera del Bloom. Non capita tutti i giorni ma molte volte a settimana, io, Kim e Ashley, ci troviamo per un caffè a metà giornata. Il piccolo borgo appena fuori dai quartieri dove abitiamo è davvero carino. Il Bloom è il locale più rinomato del posto, colazioni, pranzi, cene e aperitivi. Non chiude mai, eccelle in tutte le sfaccettature, culinarie, estetiche e professionali. Amo questo posto. Si trova sull'angolo, dove il borgo pedonale incrocia la strada principale che porta i ricchi del quartiere nella periferia, dove si trovano le aziende e i vari posti di lavoro. È come se fosse il centro di comando, da dove guardiamo tutti i cittadini vivere le loro vite.

"Come va con Liam?" La domanda mi esce spontanea quando lo intravedo chiacchierare infondo alla via con un altro ragazzo.

Kim corruccia la fronte, non è mio solito interessarmi sulla loro situazione e questo la irrigidisce, si raddrizza sulla sedia, schiarendosi la voce e domandando "Liam? Non c'è più niente tra di noi e neanche mi interessa" fa la dura.
"Come mai questa domanda?" Aggiunge curiosa, posando il gomito sul tavolo e il mento sulla mano. Ho tutta la sua attenzione, come se stesse aspettando qualche scoop.
Lei è seduta di spalle rispetto a lui.

"Vi ho visti... parlare... alla mia festa" non so bene che aggettivo usare. Alterno lo sguardo mentre tengo sotto controllo lui e cerco di leggere le sue espressioni facciali per capire quali emozioni contrastanti sta provando.

"Avevamo delle... questioni in sospeso" cerca di sviarla "Nulla di importante" mente.
"Comunque poi mi sono scopata un altro tizio, Liam è già nell'archivio" cerca di fare la dura, ancora.

Leggermente volgare ma ci sono abituata. Più che altro mi preoccupo del fatto che lui sia solo un 'tizio', significa sconosciuto e conoscendola, niente preservativo. Le ho già fatto mille volte la ramanzina sull'importanza delle precauzioni, per una questione di igiene, salute e sopratutto perché conosco i suoi genitori, l'ammazzerebbero, letteralmente. Meglio una figlia morta che un nipote illegittimo.

"Lo conosco?" Cerco di entrare nel discorso in un altro modo sapendo che si agiterebbe se le facessi la predica.

"Non lo so, ma dubito, si aggirava nei pressi del tuo quartiere ma era vestito in modo... semplice" fa spallucce.

Evito di chiedere ulteriori informazioni per il semplice fatto che Liam e lo sconosciuto camminano verso il Bloom, in direzione periferia, ovviamente. Faccio segno alle ragazze di aspettare, uscendo dal locale e raggiungendo mio fratello.
Quando mi vede mi prende sotto braccio, baciandomi la tempia e chiamandomi sorellina. È già successo, raramente, in qualche occasione, anche intima. Ma sono quasi certa che ora lo sta facendo per fare bella figura con il ragazzo di fronte a noi.

"Conosci Tomlinson, Louis Tomlinson? Era alla tua festa, ricordi?" Chiede Liam con un sorriso a trentadue denti.

Oh no. Certo che ricordo, o meglio, lo ricordo da questa mattina.

"Molto piacere, Jenna" sorrido e porgo la mano. La stringe con delicatezza, facendo un cenno con la testa, presentandosi e mostrando un tenero sorriso.

Forse sono fortunata, forse Liam si è preso l'incarico al posto mio.

"Devo chiederti una cosa, scusaci un secondo... Lo.. Louis" me la sono scampata, solitamente dimentico immediatamente i nomi.

Prendo da parte Liam, non troppo distante da questo Louis per non lasciarlo impalato nel mezzo della strada, ma abbastanza da non fargli sentire il nostro discorso.

"Mamma e papà sono strani negli ultimi giorni, sono certa che tu sai qualcosa" dico. È così, da qualche giorno si comportano in modo diverso, credo. Non sono mai stati troppo affettuosi l'uno con l'altra ma è come se in casa girasse aria di tensione e sono più che certa che qualcosa sia successo.

"Perché dovrei saperlo?" Risponde, quasi innervosito dalla domanda.

Non voglio farlo preoccupare, non voglio nemmeno creare ulteriori tensioni per un idea forse sbagliata, ma qualcosa mi dice che ho ragione. Non sono certa che Liam ne sia al corrente perché, ripeto, non si parla molto di sentimentalismi. Ma vorrei sapere cosa c'è che non va.

"Tu non ti preoccupare, cercherò di capire se è successo qualcosa. Torna dalle tue amiche e goditi la giornata, ho delle riunioni a cui pensare ora, ci vediamo dopo a casa" cerca di rassicurarmi notando probabilmente la mia espressione preoccupata, ma so che ha la testa altrove e che forse nemmeno gli interessa sapere cosa è successo. Ma decido di credergli e di lasciar perdere, per il momento.

BLUE || H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora