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‖ 𝐅𝐨𝐫𝐬𝐡𝐚𝐝𝐨𝐰𝐢𝐧𝐠 𝐖𝐡𝐢𝐬𝐩𝐞𝐫 🌫️‖ ‖ 𝐒𝐭𝐨𝐥𝐞𝐧 𝐒𝐩𝐨𝐭𝐥𝐢𝐠𝐡𝐭 🌟‖ ‖ 𝐁𝐫𝐮𝐭𝐚𝐥 🩸‖
‖ 𝐇𝐢𝐝𝐝𝐞𝐧 𝐒𝐢𝐝𝐞 🎭‖  ‖ 𝐓𝐮𝐫𝐧𝐢𝐧𝐠 𝐩𝐨𝐢𝐧𝐭 💫 ‖

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«𝒱𝒾𝓃𝒸𝒾𝓉 𝓆𝓊𝒾 𝓈𝑒 𝓋𝒾𝓃𝒸𝒾𝓉»

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Le parole di Ellen parvero solidificarsi nell'aria. Theos restò in silenzio a guardare il professore Grey, ma la sua espressione non mutava. Lo sentiva premersi le nocche sotto la scrivania e respirare con pesantezza.

«Grey» fu allora la voce che interruppe il ghiaccio: dalla doppia porta di vetro entrò un individuo avvolto in una mantella. Da sotto il cappuccio, degli occhiali Pince-nez baluginarono nella calda luce della stanza. 

Come destatosi da un sogno, l'anziano signore si alzò dalla sedia e strinse la mano dell'uomo. «Professore. Stavo mostrando alcune tavole di botanica a due dei miei migliori studenti. Come posso aiutarti?».

Ellen cercò di uscire da quella situazione con un balbettio. L'uomo però le toccò la spalla e le fece segno di restare seduta. «Ellen, perché non mi presenti il ragazzo che ti è accanto? Puoi iniziare dicendomi il suo nome» propose. La sua voce era affilata e nello stesso tempo aveva un timbro nasale, come soffocato. 

«Theos» rispose infastidito lui, «questo è il mio nome. Tu chi sei?».

L'uomo squadrò Theos e socchiuse le labbra. «Ma la domanda, ragazzo, non era rivolta a te. Ho chiesto ad Ellen». 

Ellen deglutì. «Lui è Theos». I lunghi capelli scuri le caddero sugli occhiali non appena chinò la faccia. «Ha diciannove anni. La sua camera è nell'edificio Ovest al secondo piano, e la condivide con uno studente spagnolo di nome José Torres Castillo.  Ha una casa nel North Yorkshire dove abita d'estate da solo. Nel primo anno è stato allontanato dall'istituto a causa di...».

Theos sgranò gli occhi e si fiondò sulla bocca di Ellen per istinto. Le coprì pesantemente le labbra. 

Il Professore si schiarì la voce. «Ebbene Theos, io sono una persona che odia perdere tempo. E, dal momento che il buon vecchio Grey è così gentile da lasciarci un po' del suo spazio, alzati. Andiamo a farci due chiacchiere nella Serra» disse, e piegò la testa di lato, «Theos, è questo il tuo nome? Perché non mi rispondi?».

«Chi sei?».

«Dovresti saperlo, Theos» disse il Professore, abbassando il tono della voce ad un bisbiglio appena percettibile. «Mais tu ne sais pas».


Ⅱ 


Dentro la Serra faceva molto caldo. Ellen li seguiva a testa bassa e con il naso affondato nelle pieghe del maglione. 

Volavano intorno a loro piccole e grandi farfalle, di sfumature e velocità differenti. Alcune mangiavano pezzi di frutta su piattaforme rialzate, altre si stendevano sulle foglie e scrollavano le antenne.

Il Professore si fermò e invitò Theos a fare altrettanto. Si pulì gli occhiali dalle fini montature dorate e iniziò a parlare.

«Sono sempre stato un uomo discreto. È necessario che tu sappia ciò prima di ogni altra cosa. Ebbene, svolgo il mio lavoro con la massima attenzione per i particolari e mi assicuro che ogni elemento sia al suo posto. Theos, non lascio nulla al caso» l'uomo incrociò la fronte rada e alzò lo sguardo. «Non fraintendermi. Preferisco le cose veloci e indolori. Lo ripeto, odio quando la situazione si prolunga inutilmente. Adesso, per esempio, ho esaurito già la pazienza».

Il Professore sospirò e ghiacciò Ellen con gli occhi. «Farò un'unica domanda, Theos. Se non rispondi, lei muore».

Theos socchiuse gli occhi. «Lei chi?».

«Dove hai conosciuto Celeste Skyhigh?».

Il silenzio si fece pesante, spezzato solo dal battito delle ali delle farfalle che si muovevano tra le piante. L'aria densa della Serra sembrava trattenere ogni suono. Theos avvertì un leggero senso di vertigine. L'odore dolciastro della frutta si mescolava a quello della terra umida.

Il Professore disse qualcosa a bassa voce, scosse il capo e si avvicinò a Ellen. Questa tremava ancora, e continuò a tremare nonostante la presa ferrea che la sollevò da terra e le strappò l'orlo alto del maglione. Dita rosse e micidiali, appuntite, le strinsero il collo e la soffocarono. Ellen boccheggiava, iniziò a piangere come una bambina. Portava le sue piccole manine sulle nocche del Professore cercando di liberarsi dalla morsa. Aprì la bocca, e su quei denti bianchissimi ma un po' storti scintillò l'apparecchio di metallo. 

Theos si immobilizzò. Ellen aveva iniziato a piangere sangue. Sulla fronte, era comparso un marchio a forma di iride con tre ciglia, simile ad una cicatrice. «Il foglietto» pregò con voce roca la ragazza, «ho bisogno di stringere quel foglietto tra le mani, prima di morire. Professore, lei lo sa...il mio foglietto. Verrò punita un'altra volta, la prego».

«È giusto che sia così. Hai fallito» bisbigliò il Professore, interrompendo l'agonia e lasciando la presa. «Ritorna dagli altri e sconta la tua punizione».

Non appena Ellen toccò terra, scomparse. Non c'era più traccia del sangue e della violenza.

«Cosa le hai fatto?» fu la debole protesta di Theos, sconvolto.

«Ebbene Theos, io ti offro ancora un'opportunità! Comprendi la mia clemenza e non farmi perdere tempo» disse il Professore, pulendosi le lenti degli occhiali con un piccolo fazzoletto di lino grigio. «Se rispondi alla domanda, ti cancello la memoria e ti lascio andare. Se continui ad ignorarmi, ti cancello la memoria, ti lascio andare ma infliggo al tuo ego una Manifestazione. Direttamente da Dio» un mormorio. «Fa male, credimi. Très mal».

Theos sentiva la sua mente non comprendere più nulla. «Dio?» chiese.

«Dove hai conosciuto Celeste Skyhigh?» continuò il Professore, placido.

Theos si ricordò solo di non aver risposto alla domanda. Poi più nulla.


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𝐂𝐇𝐀𝐒𝐈𝐍𝐆 𝘵𝘩𝘦 𝐒𝐔𝐍𝐒𝐄𝐓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora