Prologue

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Evie
Dieci anni prima
30.10.2014

«Noi due saremo amici per sempre?» chiesi a Dylan che era seduto affianco a me a mensa. «certo Evie, noi due contro il mondo intero, lo sai»

«Tra poco tu inizierai le medie, ci separeremo» Dylan mi fissava con occhi dolci, deve aver notato la mia voce rotta per la tristezza. Ad un certo punto lui sorrise e io lo guardo confusa «perchè sorridi?»

«Credi che una stupida scuola possa separarci Iv? siamo io e te, Evie e Yan. Nessuno potrà mai separci, capito?» lui sembra rilassare i muscoli del viso per poi fare un grande sorriso, non posso che non fare lo stesso «capito, siamo te ed io, Yan ed Evie contro tutto e nessuno può mai separarci.»

«Brava, Piccola Peste»

«Grazie Yan» sorrido e appoggia la tempia sulla sua spalla per poi chiudere gli occhi.

presente

«Evie, svegliati, non puoi fare tardi il primo giorno nella nuova scuola» apro gli occhi di scatto e guardo William, lo vedo sbiancare e capisco che il motivo. Ho fatto di nuovo quel sogno, avrò il viso pallido, le occhiaie e il sudore sulla fronte.

«Evie, stai bene.?» annuisco soltanto, di mattina non ho neanche le forze di svegliarmi, vorrei dormire tutto il giorno e autodistruggermi nel mio letto.

Odio andare a scuola, odio svegliarmi con la consapevolezza che io e Dylan non siamo piú niente, e il che avvolte mi fa ridere. Odio sopratutto il fatto che mia madre, dopo aver divorziato con John, abbia avuto la brillante idea di trasferirsi a Los Angeles, dove abita la famiglia di Dylan e lui stesso.

Il che mi spaventa, ma non è quella paura che ti viene in ospedale. Quella che sento io è la paura di come potrebbe guardarmi con disprezzo senza importargli quel che eravamo e di ciò che io spero ogni notte di ritornare.

Mi alzo dal letto controvoglia per poi chiudermi in bagno e guardarmi per dieci minuti abbondanti allo specchio prima di entrare in doccia e farmi una doccia gelida. Sento ogni muscolo rilassarsi al tatto con l'acqua fredda, anche se non è consigliato per le temperature basse di dicembre.

Dopo aver passato non so quanto tempo nella doccia mi decido ad uscire e vestirmi con dei semplici jeans e una felpa oversize per nascondere i graffi e i lividi su gran parte dell'addome e i fianchi.

Metto del semplice correttore nelle occhiaie per non sembrare uno zombie uscito dal film The Maze Runner e mi diriggo in camera mia per prende lo zaino e il telefono. Scende in salotto per infilarmi le converse e saluto mia madre con un cenno del capo. Ed eccolo lí, io e lui in una foto fatta prima che partisse sopra il comodino all'ingresso.

05.08.2019

«Alla fine ci stiamo separando...» lo guardo con la valigia in mano «Everest, non fare la bambina, mamma non sta bene e dobbiamo andare a vivere con lei.» lo guardo con le lacrime agli occhi, sto provando con tutta me stessa a non piangere davanti a lui, ho un'orgoglio da usare e una dignità da rispettare.

«Evie, Yan, avvicinatevi tra di voi, vi faccio una foto!» mi giro per guardare mia madre e mi avvicino a Dylan, poi sorrido falsamente mentre una lacrima mi solca il viso. Uno scatto e poi guardo mia madre scomparire oltre la porta d'ingresso.

«Senti Everest, ora devo andarmene, tu non cercarmi, intesi?» "non l'ha detto sul serio." Mi
continuo a ripetere questa frase finchè non parlò di nuovo «Everest. Hai capito.?» annuisco soltanto mentre sento il mio cuore rompersi in mille pezzi, uno dopo l'altro, uno piú doloroso dell'altro.

Lo guardo andare via, non si guarda indietro neanche per sbaglio. Vorrei che lo facesse, vorrei che mi guardasse e cambiasse idea ma la mia mente dice di lasciarlo andare perchè forse è meglio cosí.

Mi accorgo troppo tardi di aver messo una mano sullo stomaco e aver stretto il pugno facendomi dei tagli poco sopra l'ombelico. Non faceva male, era piacevole, mi faceva sentire con un peso in meno.

presente

«Everest, tutto bene?» sento domandare da mio fratello, e io come al solito annuisco soltanto, è da quasi quattro anni che parlo a stenno, solamente per risponde a piccole domande.

Prende le chiavi di casa ed esco velocemente per poi incamminarmi verso scuola con i miei amati The Neighbourhood nelle cuffie a tutto volume.

Sono la mia terapia, li ascolto ogni giorno e mi sento meglio.

Il tragitto casa-scuola dista un quarto d'ora a piedi, niente che non possa fare, in Florida facevo ben di piú.

Appena arrivata davanti ai cancelli mi guardo attorno per studiare l'ambiente circostante finchè non vedo proprio lui.

I miei incubi sono appena iniziati.

Tenetevi forti, si parte.

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Ed ecco qui il prologo, mitremail🍑
questo è solo l'inizio della storia di Everest
e Dylan.

Un bacio grande, la vostra Ade. 🤍

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