CHAPTER 11 || #very complicated situation

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❝Tobio aveva la testa contro la parete alle sue spalle

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❝Tobio aveva la testa contro la parete alle sue spalle.
Gli occhi chiusi, le gambe divaricate, le braccia tenute mollemente accanto a lui. Voleva una corda e impiccarsi.
Era chiuso in quella piccola stanzetta da tre giorni. Mangiava poco o nulla perché lo stomaco gli si era improvvisamente chiuso, l'unica cosa che voleva era farsi una doccia fredda, congelata, e dimenticare tutta quella storia. Ma non poteva. Il capo della polizia, o chicchera, aveva dato il divieto di accompagnarlo in bagno per lavarsi. Tobio lo riconobbe solo la terza volta che lo vide passargli accanto: era il padrino di battesimo di Shōyō, il migliore amico di Hinata-san.

Quando era stato portato in centrale aveva avuto il diritto ad effettuare una sola chiamata. In primis aveva chiamato il suo avvocato ma questo non aveva risposto, così si era ritrovato a chiamare sua sorella Miwa che immediatamente aveva avvertito il legale di famiglia e i genitori. I coniugi Kageyama erano alle Maldive per il loro anniversario di nozze, avevano riferito alla loro primogenita che avrebbero preso il primo volo disponibile per tornare a casa il prima possibile.
Il legale che aveva preso in carica il suo caso era... un incompetente ed un ciarlatano, tanto da suggerire a Tobio di avere pronta per lui una difesa eccezionale: patteggiamento. Tobio avrebbe dovuto affermare di essere stato lui il responsabile della morte di Shōyō, ma di essersi dimenticato dove aveva seppellito il cadavere. Gli aveva anche detto più o meno quanti anni di carcere avrebbe potuto scontare ma Tobio aveva smesso di seguire il discorso quando gli era stato suggerito di dichiararsi colpevole.
Tobio lo aveva guardato senza dire nulla, si era alzato e aveva chiesto ad un poliziotto, un certo Goshiki, di riaccompagnarlo in cella perché l'incontro era finito. Fortunatamente.

Aprì gli occhi con un sospiro amaro e spostò lo sguardo alla sua destra, oltre le sbarre di ferro.
Si trovava in fermo cautelare. Non avrebbe potuto uscire da lì neppure volendo. L'unico modo sarebbe stato il ritiro della denuncia da parte del padre di Shōyō, oppure grazie a Daichi — perché il suo avvocato era un coglione del cazzo — solo se fosse riuscito a trovare qualcosa, qualsiasi cosa, per scagionarlo. Addirittura trovando il colpevole.
Nel caso peggiore sarebbe dovuto andare a processo con il rischio di essere condannato all'ergastolo o alla pena di morte. La pena di morte sarebbe stata inevitabile. Il padre di Shōyō avrebbe fatto rivoltare Miyagi come un calzino alla ricerca del figlio con la certezza che adesso un assassino c'era. Avrebbe fatto scavare in ogni centimetro di terra, in ogni montagna, avrebbe fatto prosciugare ogni lago e ogni pozzo per ritrovarlo, per ritrovare un brandello di vestito, qualche osso.

Tobio scosse la testa con diversi cenni negativi.
Non ci voleva pensare. Non ci voleva pensare.

Voleva ricordare Shōyō bello come il sole.
Voleva ricordarlo con i capelli riccioluti color pel di carota che gli incorniciavano il viso, con gli occhi ambra vispi e allegri, vivi. Voleva ricordare il sorriso allegro e le lentiggini che gli coprivano il naso solo in estate quando, a differenza di tutti gli altri, spendeva ore a leggere romanzi sotto al sole. Voleva ricordare la sua risata infantile, il suo modo di osservare il mondo con gli occhi di un perenne bambino, il suo modo di arricciare il naso quando qualcosa lo infastidiva. Voleva ricordare il suono della sua voce quando lo chiamava per nome, quel <<Tobi>> allegro e pieno di amore, di vita.

sᴄᴏᴍᴘᴀʀsᴏ || ʜɪɴᴀᴛᴀ sʜᴏ̄ʏᴏ̄ Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora