Prologo

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-Lo sai che Daphne era il nome di una ninfa greca?- la sua voce è armoniosa, sembra quasi una melodia. Mi accarezza il viso dolcemente e io vorrei rimanere per sempre nel suo grembo.
-Sì, mamma- rispondo, ma la mia voce è più squillante e infantile. Sono di nuovo una bambina?
-E lo sai che Apollo la amava infinitamente?-
-Sì, mamma. Però Eros scoccò la freccia dell'odio sulla ninfa che non ricambiò mai il suo amore e si trasformò in una pianta per nascondersi dal dio greco. Mamma, io non voglio diventare una pianta!- mi lamento, ma non sembrano le mie parole. Forse un ricordo?
-Piccola mia, tu non diventerai una pianta- mi rassicura, all'improvviso però, il suo tono si fa più cupo -Trova il tuo Apollo, non far si che Eros scocchi la sua freccia. Stai attenta!-.
Poi il nulla. Non la vedo più:  solo la sua voce sembra un eco lontano.
-Mamma, dove sei?- inizio a correre in un bosco. Le caviglie mi fanno male, eppure sento di dover scappare da qualcosa, o  forse da qualcuno. Inciampo, mi rialzo, ma quello che mi trovo davanti mi fa gelare. La donna che mi aveva coccolato fino a quel momento, è diventata una pianta, precisamente di alloro. In mano ho un arco, nella mia mano c'è l'arco di Eros. Quel maledetto arco.  
L'avevo persa ed era tutta colpa mia.

Mi sveglio improvvisamente. Sono tutta sudata e sono così vicina a cadere dal letto che devo richiamare tutte le mie forze per risollevarmi. Appoggio i palmi sul pavimento gelido e mi tolgo di dosso le lenzuola. Corro verso lo specchio e mi tasto il viso. Le labbra troppo piene, il naso piccolo, gli occhi grandi e grigi, una montagna di capelli rossi scompigliati e l'altezza da quindicenne. Sí, sono io. E quello era un incubo.
'Solo un incubo'
Mi siedo a terra.
'Solo un dannato incubo'
Mi copro il viso con le mani
'Solo un brutto incubo'
Mi strofino gli occhi.
'Quella era mia madre!'
scoppio a piangere.

Catastrophe-L'inizio della fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora