Tra le mie braccia cullavo Fedrick mentre Elisa era sul pavimento a giocare con Lui.
I capelli rossi e le lentiggini non li avevano di certo presi da me, ma quei ricciolini adorabili si, tutto era tranquillo e sereno, una normalissima famiglia che si dilettava a fare il ruolo della normalissima famiglia ideale.
Il tempo fuori non era dei migliori, pioveva, faceva freddo e il cielo era grigio, ma il mio umore era così rilassato e la casa così calda, infuocata da un amore indicibile che solo al pensiero di essere tornata a quei giorni mi venne da tremare.
Tutto era perfetto, Frederick stava lì inginocchiato a giocare con nostra figlia Elisa, mi guardava con quei suoi occhi azzurri come il ghiaccio che mai riuscivo a leggere o a capire a cosa stessero pensando, i vestiti da casa semplici che indossava sapevano di lui così come tutto il resto dell'edificio; un profumo amaro e acido, ma che con il tempo diventava sempre più dolce, così tanto da soffocare e far togliere il respiro a chi lo inspirasse.
Rise e quindi risi anch'io.
-Cos'hai da ridere? Ridi solo perchè rido io?- mi chiese
M'imbarazzai, sapevo che aveva ragione
-Sei così carina Ginevra, una bambolina, bella e graziosa, gracile, quasi sembri fatta di porcellana- rise e io risi ancora una volta per lui.
-Senza personalità, senza opinioni, sei sempre stata così? La copia esatta di come tutti ti hanno sempre voluto, la brava donnina di casa- mi guardò con sguardo malizioso, nel mentre che si avvicinava a me per accarezzarmi i capelli.
Un filo di ansia iniziò a pervadere il mio cuore, capitava spesso quando eravamo assieme, ma il mio amore per lui era più forte e vinceva sulla piccola vocina impaurita che mi gridava ogni volta di scappare.
Fred prese Fedrick tra le sue braccia e lo mise nella sua culla amorevolmente. Sapevo quanto ci tenesse a lui, il suo figlio maschio, quello che da grande sarebbe stato il continuo della stirpe dei "Favaretto", o almeno così diceva.
Nonostante ciò non l'avevo mai visto passarci del vero e proprio tempo assieme a tenerlo in braccio,a cambiargli il pannolino, a giocarci, a dargli da mangiare imboccandolo, a restare sveglio tutta notte con lui che continuava a piangere cullato perchè non riusciva a chiudere occhio.
Frederick infatti, dormiva ogni notte sogni tranquilli, a volte con me, alcune da solo o con addirittura altre donne nel nostro letto.
Si faceva spogliare da qualche ragazzina più giovane di lui, disperata e senza soldi, che finita la nottata mi avrebbe preso i gioielli che avrebbe trovato nella stanza, dentro al mio portagioie, poggiato sul tavolino dove mi truccavo, mentre io dormivo sul divano con i lividi procurati da lui poco prima, sperando che si stesse godendo la serata e che la mattina seguente sarebbe stato più buono nei miei confronti.
Non c'era però da lamentarsi, Frederick era un uomo, poteva fare tutto questo. Gli uomini hanno dei bisogni che noi donne non abbiamo, mi aveva spiegato, non sarei riuscita a comprendere lo stesso anche se avessi continuato a porgli delle domande, diceva, ma ormai era abitudine, sapevo che non ero l'unica con cui rimaneva sotto le lenzuola, fin da quando eravamo solo fidanzati, eppure sapevo, o meglio speravo, di essere l'unica all'interno del suo cuore come mi raccontava.
-Va bene Elisa, forza su, è ora di andare a dormire- disse sedendosi sul divano vicino a me appoggiando un braccio sulle mie spalle.
Il suo tono era calmo, ma autoritario, sembrava un generale quando parlava e noi i militari al campo di addestramento che non potevano far altro che ubbidire ai suoi ordini.
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falls down
RomanceGinevra è ricoverata in ospedale, fermata ancora una volta dal suo tentato suicidio, è disperata, sente di essere già morta dentro, oppressa da se stessa e dalla vita a causa della scomparsa di suo marito Frederick. Grazie alla sua migliore amica d'...