Capitolo 12

29 14 16
                                    


<<Sei ancora dell'idea di uccidermi oppure vuoi ascoltare quello che ho da dire?>>

Kieran parlò quasi con noncuranza, il corpo era totalmente rilassato, la schiena comodamente appoggiata allo schienale della poltrona. Aveva cambiato posizione e, ora, era seduto leggermente di sbieco, il braccio sinistro appoggiato con il gomito al bracciolo, mentre si sorreggeva, apparentemente annoiato, con la mano chiusa a pugno, la testa. Una gamba, quella sinistra, era leggermente distesa, mentre quella destra, sulla quale giaceva mollemente il braccio destro, era accavallata sull'altro bracciolo.

<<Ti ascolto, ma l'idea di darti il ben servito non ha abbandonato la mia testa>> rispose lei pungente.

<<D'accordo, liberissima di sbarazzarti di me quando vuoi>>.

Si tirò dritto a sedere, appoggiò i due avambracci sulle cosce muscolose, incrociò le mani e si sporse in avanti, guardandola diritta negli occhi con sfrontatezza.

<<Come ho già detto prima, la mia proposta è quella di farti diventare una Detentrice. Per la precisione la mia Detentrice>> puntualizzò calcando un po' sulla parola 'mia'.

<<Perché?>> chiese subito lei telegrafica.

<<Perché hai continuato a cercarmi. Perché mi hai dato il tormento per tutti questi anni se non vuoi portarmi da tuo padre. Siamo due estranei e faccio fatica a intravedere altri motivi>> continuò risentita.

Già, perché? Si domandò lui, non sapendo esattamente cosa risponderle, ma anche non riuscendo a essere del tutto sincero con sé stesso.

<<Mio padre ha detto che è il momento di trovarmi una Detentrice. Fino ad ora, ho sempre lavorato da solo>> spiegò, evitando, in vero, la domanda di lei.

<<Tu vuoi vendicarti di mio padre e, semplicemente, mi è parso che le due cose si accordassero. Il modo migliore per avvicinarti a sufficienza a Reagan, e rendere il tuo desiderio una realtà, è lavorare per lui, con me>>.

<<Come faccio a fidarmi? Come faccio a essere sicura che non si tratta di qualche trucco o trappola?>> gli domandò con impeto.

Gli occhi di lui divennero due carboni ardenti.

<<Non puoi. Trucco? Trappola?>> il tono si era fatto duro.

<<Non ho bisogno di questi mezzucci quando voglio catturare qualcuno e tu non sei una vera minaccia ora, come ora>>.

Ci credo, senza dubbio alcuno, pensò Zoe un po' umiliata nell'orgoglio.

Si alzò di scatto, fece qualche passo verso di lui e in preda alla rabbia disse:<<Non mi lascio intimidire e minacciare da te e da nessun altro. Non ho paura di affrontarti, se devo. E non ho paura della morte. Non ne ho da lungo tempo>>.

Lui rimase a guardarla, a lungo, in silenzio.

Questa volta, qualcosa era cambiato nella sua espressione solitamente impassibile.

Kieran si ritrovò ipnotizzato dall'intensità di due iridi color ametista fiammeggianti.

Due pietre preziose incastonate in un volto spavaldo, seguite da un naso aggraziato e una bocca fatta per essere baciata con passione.

Era bellissima, una dea guerriera, una strega mistica e potente.

Con raziocinio, trattenne la mano che istintivamente stava per portarsi al petto all'altezza del cuore, lì dove una sensazione, ormai dimenticata, lo stava torturando.

Gli AnomaliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora