IV Veli di Mistero

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Quando ci lasciammo fuori dal bar, l'aria notturna di Parigi era piena di un senso di incompiuto, come se una storia appena iniziata stesse solo aspettando il suo momento per esplodere. Jude si voltò e si allontanò, il suo passo sicuro e disinvolto, mentre io e Camille ci avviavamo nella direzione opposta. Il silenzio che seguì sembrava carico di pensieri non detti. Sentivo Camille camminare accanto a me, ma la mia mente era altrove, in quel bar, con lui.

"Renée, stai bene?" chiese Camille, spezzando il silenzio.

Sussultai, quasi dimenticando la sua presenza. "Sì, sto bene. È solo... Jude. C'è qualcosa in lui che non riesco a decifrare. Ogni volta che lo guardo, è come se ci fosse molto di più di quanto lascia vedere."

Camille annuì. "Lo capisco. Anche a me ha fatto quella strana impressione. C'è un velo di mistero che lo circonda, e non so se è qualcosa di pericoloso o affascinante. Forse entrambe le cose."

Mentre continuavamo a camminare, Parigi sembrava più silenziosa del solito. Le luci dei lampioni disegnavano lunghe ombre sulle strade acciottolate, e il mio cuore non riusciva a calmarsi. Avevo sempre avuto un sesto senso, un'abilità innata di percepire quando qualcosa non andava o quando le persone non erano quello che sembravano. E con Jude, la sensazione era schiacciante.

Ogni volta che incontravo Jude, mi sentivo attratta da lui in un modo che non riuscivo a spiegare. Era come se tra di noi ci fosse una connessione sotterranea, un filo invisibile che ci legava, ma al tempo stesso qualcosa di inafferrabile ci tenesse separati. Forse la sua vita? Forse il mondo in cui era immerso?

Ci fermammo davanti al mio appartamento, e Camille mi abbracciò leggermente prima di andarsene. "Domani sarà una giornata migliore, Renée. Prova a non pensarci troppo. O almeno non stanotte."

Le sorrisi, ma non le risposi. Sapevo che quella notte non avrei potuto fare altro che pensare a lui.
Ma prima che Camille cambiasse direzione, parlai.

"Tu che faresti al posto mio?" le chiesi, cercando una via d'uscita da quella spirale di confusione.
Camille si voltò nella mia direzione rivolgendomi un sorriso complice.

"Io? Continuerei a indagare, ma con cautela. Non sai mai cosa può venire fuori da qualcuno come lui."

Sorrisi debolmente. Camille, con la sua mente curiosa e sempre in allerta, aveva ragione. Non potevo ignorare la sensazione che ci fosse molto di più da scoprire. Ma come fare senza lasciarmi trascinare troppo?

Entrai nel mio appartamento e mi lasciai cadere sul divano. Gli eventi della serata ronzavano nella mia mente. Jude, il suo sguardo, la sua voce bassa e profonda, la sua presenza enigmatica. Ma c'era di più. C'era sempre di più.




Le prime luci mattutine brillavano vivide fuori dalla finestra, ma nella mia mente tutto sembrava opaco, avvolto da un velo di confusione.
La sera prima Camille e io ci eravamo salutate poco dopo aver lasciato il bar, dopo una valutazione sul da farsi. Jude, seppur al nostro secondo incontro, aveva ancora un alone di mistero attorno a lui che non riuscivo a decifrare.

Poco dopo, immersa tra i capi del mio armadio, Camille mi chiamò, la sua voce vibrava di una strana eccitazione. "Devi venire al mio studio" disse senza preamboli. "C'è Maxime, dobbiamo parlarne."

Maxime. Non era la prima volta che ne sentivo parlare, ma in qualche modo ogni volta che Camille lo menzionava, un brivido mi correva lungo la schiena.
Maxime è un uomo nel pieno dei suoi 30 anni, affascinante ma dal passato oscuro, che lavora come direttore creativo in una delle più grandi case di moda di Parigi. È sempre al centro di eventi glamour, ma c'è qualcosa di inquietante dietro il suo sorriso perfetto e i suoi modi impeccabili che non mi hanno mai convinta.

Seams of Fate / Jude BellinghamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora