Without you
I am a slave without a master
Without you
I am a servant without a king
Without you
I'm useless
Slave, Joy and Grief
Nel bel mezzo dello spettacolo, Rob lo vide.
Era lì, dietro le quinte del palcoscenico, appoggiato alla parete con la spalla e con un sorriso genuino dipinto sul volto. Indossava i suoi soliti vestiti: una camicia bianca con le maniche arrotolate fino ai gomiti e dei pantaloni eleganti color cachi. I suoi capelli erano perfettamente acconciati e Rob fu quasi tentato di mollare tutto e fiondarsi tra le sue braccia.
Erano passate quasi tre settimane dall'ultima volta che l'aveva visto, ma non si credeva che gli avrebbe fatto una sorpresa lì, mentre si stava esibendo. Si erano accordati solo per una cena con la sua famiglia e una notte insieme, prima che lui lasciasse San Francisco per proseguire con il tour.
Rob cercò di costringersi a distogliere lo sguardo da Danny, consapevole che se non l'avesse fatto qualcuno si sarebbe accorto che era distratto. I suoi occhi erano ancora fissi sulla figura in penombra, quando Phoenix gli si parò davanti, mentre componeva un assolo. Gli sorrise con il suo solito ghigno da sciupafemmine (ehm, maschi) e si avvicinò, chinandosi con il viso verso il suo.
«Resta concentrato, angelo», gli intimò in italiano.
Poi colse l'occasione per arrufargli i capelli quando il suo assolo ebbe fine. Non avrebbe dovuto farlo, circolavano già abbastanza storie su loro due. Eppure, a Rob quel gesto piacque tanto, gli ricordò i vecchi tempi.
Dopo quello, non si girò più a controllare Danny. La sua attenzione era riservata tutta alla musica e al demone dai capelli rossi che la creava, danzando sinuoso sul palco dello stadio.
Continuò così per altre dieci canzoni, fino a quando il concerto terminò. Tutti si misero in fila, uno di fianco all'altro, e si inchinarono per ricevere gli applausi e le grida entusiaste del pubblico. Il metaforico sipario scese sulle loro teste, quindi si sollevarono in piedi e si diressero dietro le quinte. Rob si buttò tra le braccia di Danny appena lo ebbe davanti.
L'abbraccio del suo ragazzo fu come un toccasana per lui. «Mi sei mancato tanto, Roberto».
Danny non lo diceva spesso, il suo nome completo, ma quando lo faceva Rob sapeva che era serio. Si avvinghiò a lui, cercando rifugio contro il suo collo. Il suo profumo era casa, panni appena stesi e lenzuola fresche. Cene al lume di candela e film in salotto.
«Prendetevi una stanza, piccioncini!», gli urlò dietro Joel.
Rob si ritrasse, imbarazzato, e il suo sguardo subito finì sulla figura di Phoenix. Non si era mosso da dietro di lui, come se avesse pensato che era lui il destinatario del suo abbraccio, non Danny.
E non aveva tutti i torti.
Alla fine di ogni esibizione, era lui che Rob cercava. Non Danny, non Joel, né nessun altro. Era Phoenix.
Era Phoenix, quello a cui chiedeva se avesse sbagliato qualcosa. Era Phoenix, quello che aveva cercato due giorni prima per addormentarsi serenamente. Era Phoenix, quello che lo aveva tranquillizzato fino a fargli perdere la paura del palcoscenico.
Rob seppe in quel momento come non mai che non era così insensibile alle sue attenzioni e ai suoi tocchi esperti. Le sue difese non erano così invalicabili come credeva che fossero. Erano fatte di carta... e stavano bruciando.
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How to love Phoenix Kant [Trilogia How To #2]
Romance𝐒𝐞𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐢𝐛𝐫𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐭𝐫𝐢𝐥𝐨𝐠𝐢𝐚 [...] I Joy and Grief sono la rockband del momento. Se una loro canzone passa alla radio, stai certo che la canteranno tutti. E che dire dei suoi membri? Sono da perdere la testa. Il cantante, J...