Dopo l'accaduto i giorni scorsero placidi. Erano passati due mesi, da quando Sunoo aveva cercato di uccidere Jungwon e furono i più gioiosi di tutte le loro vite. Sembrava che si fosse ripristinata una nuova normalità, piena di passeggiate, coccole sotto al sole, di spensieratezza, di poesie, di dolci musiche e di baci. Tuttavia l'amarezza e l'inquietudine non potevano mai mancare, esse accompagnavano le notti, le veglie e i brevi periodi in cui dovevano stare separati.
Per quanto riguardava gli amici di Jungwon, Jaeyun lo andava a trovare spesso, invece Heeseung sembrava sempre più chiuso in sé stesso e usciva di casa sempre meno. Il ragazzo lo andava a trovare qualche volta e lo vedeva sempre nel suo mondo. Odiava vedere l'amico in quello stato, ma non sapeva che cosa fare.
Questa nuova routine fu compromessa un pomeriggio, verso metà aprile. Jongseong, memore di quello gli aveva riferito Jungwon riguardo ciò che Riki gli aveva detto, si decise finalmente di affrontare il suo amico e di chiedere chiarimenti. L' amante, riluttante, lo aveva lasciato andare, ma si era raccomandato di tornare presto, perché non si sentiva tranquillo a stare in nessun posto, se era solo.
Jongseong trovò l'amico al solito posto: appoggiato a un albero vicino al ruscello, a suonare la sua amata lira e a sonnecchiare tranquillo. Le sue dita pizzicavano dolcemente le corde. Erano le stesse dita che avevano cinto il manico del pugnale e che stavano per mettere fine alla vita di Jungwon due mesi prima, le stesse che avevano spezzato il collo a Riki. Esse sapevano però produrre melodie idilliache. Sunoo fece finta di non accorgersi della presenza dell'amico e continuava a suonare e a canticchiare tra sé e sé. Odiava che qualcuno interrompesse quei momenti e sperava che Jongseong se ne ricordasse, ma ciò non accadde.
"Sunoo, ho bisogno di parlarti."
Sunoo abbozzò uno dei suoi migliori sorrisi falsi, aprì gli occhi e smise di suonare.
"Mi fa piacere rivederti dopo tanto tempo, amico mio." Era una bugia."Smettila di fingere. So che non vedi l'ora che me ne vada."
"Ma no, ma che dici?" Successivamente si alzò, appoggiò la lira contro l'albero e si avvicinò a Jongseong. "Allora, come sta il tuo mortale?"
"Meglio, da quando hai smesso di dargli la caccia."
"Già... Ho smesso..." Fece eco Sunoo, continuando a sorridere, ma nella sua bocca gli era rimasto un retrogusto amaro, che gli aveva fatto storcere il naso.
"Peccato. Avrei tanto voluto ucciderlo con le mie stesse mani, ma è la tua preda e io non sono tenuto a interferire.""Preda? Che cosa stai insinuando?" Ringhiò Jongseong sorpreso. "Lui è il mio amante, non è la mia preda." Ribadì.
"Lo dicono tutti ultimamente. Non si fa che parlare di te che vuoi renderlo immortale, per toglierlo dalle mie grinfie, e di quanto Zeus si era arrabbiato. Per evitare la punizione, ti sei strappato persino il cuore! Che dolce!" L'arciere trattenne una risata sardonica. "Credi davvero che io sia il nemico da cui lo devi proteggere?"
Jongseong si spazientì.
"Parla chiaro, Sunoo! Tu sai già perché sono qui e non me ne andrò fino a quando non mi dirai quello che voglio sapere."Sunoo sospirò e si levò quel falso sorriso dal volto. Chiuse gli occhi, si avvicinò ancora e allungò la mano verso il viso dell'amico.
"Va bene. Te lo farò vedere." Gli toccò la fronte e le immagini scorsero veloci e quasi violente davanti agli occhi di entrambi, prima di materializzarsi tutte in una: la conchiglia di Jongseong impregnata del cruore mortale di Jungwon, caduta a terra, sulla sabbia candida. Sulla mano del ragazzo si estendeva un ampio taglio, da cui gocciolava copioso il suo sangue.Il divo riuscì a guardarsi le mani; anch'esse erano contaminate dello stesso liquido. Iniziò a tremare. Una morsa gli attanagliava le membra e gli privava del respiro. Allungò la mano verso il ragazzo, ma non lo vide più. Sentì dei singhiozzi: i suoi singhiozzi, ma sembravano distanti, che non provenissero dalla sua bocca, tuttavia stava piangendo; sentiva le lacrime scendere giù per le guance.
La visione fu fuggiasca e in pochi attimi tornò alla realtà. Cadde sulle ginocchia e un moto di nausea lo fece rimettere; quanto odiava l'effetto che gli provocavano quelle orribili visioni, forse perché non era abituato a riceverne.
Sunoo lo guardava serio, immobile. Sembrava che niente lo avrebbe scomposto. Aspettò che l'amico si riprendesse, prima di rivelare il terribile presagio.
"Jungwon morirà per mano tua." Esordì, con tono solenne e rammaricato.
Jongseong si alzò e lo guardò dritto negli occhi. Un velo di tristezza aveva avvolto il suo viso. Forse lo aveva già capito da tempo, in cuor suo, ma non aveva permesso alla sua mente di realizzare. In quel momento si sentì come se avesse ricevuto una pugnalata in pieno petto. Pensò che il dolore che provava in quel momento fosse peggio della morte.
"Il messaggio delle Moire è chiaro; di solito non lo è mai." Continuò Sunoo. "Purtroppo non possiamo fare niente contro il loro volere. Lo sai."
"Lo so, ma ci proverò lo stesso."
"Ti metterai nei guai."
"Non mi importa."
"Cosa pensi di fare?"
"Non lo so."
"Puoi sempre consegnarmelo. Se tanto ti sta a cuore quel mortale, potrei sempre fare il lavoro sporco al posto tuo. Sarà un ottimo modo per ingannare le Moire."
"Toglitelo dalla testa!" Sbottò Jongseong. Sentiva la rabbia crescere, diventare un pianto che non avrebbe mai avuto il coraggio di liberarsi. Il cappio spinoso si strinse ancora, questa volta più forte di tutte le altre volte. Non sapeva con chi fosse adirato esattamente, magari con le Moire, magari con Zeus, che non gli avrebbe mai permesso di rendere il suo Jungwon immortale, con Sunoo, o con sé stesso: colui da cui lo avrebbe sempre dovuto proteggere, pur andando contro il volere delle Moire.
"Non lo consegnerò mai a te. Mai e poi mai!" Ribadì."Allora che pensi di fare?"
"Non lo so. Forse dovrei andarmene e non tornare. Come farò a ucciderlo, se starò lontano da lui?"
"Potresti tentare..." Improvvisamente Sunoo fu mosso dalla compassione. Dopotutto voleva sempre bene al suo amico, nonostante la sua sete di sangue lo avesse reso cieco e insensibile.
"In ogni caso, io necessito di cambiare aria e me ne andrò da qui al più presto e credo che lo farà anche Sunghoon. Se vuoi venire con noi, sei libero di farlo."Si ricordava di quando lo avevano seguito fino in capo al mondo e rifiutare di farlo a sua volta gli sembrava meschino, ma sarebbe stato in grado di lasciare Jungwon?
Si limitò a dire: "ci penserò." Poi si girò e se ne andò via.
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Caduto dall' Olimpo~ Jaywon ✿
FanficJongseong fa parte di una lunga successione divina che affonda le proprie radici in Afrodite stessa. Figlio di una nereide e pronipote di Eros (Cupido), dio dell' amore passionale. Egli è immortale e l'ultimo discendente prediletto della dea, la qu...