Round 17: Non saprai mai cos'è il dolore

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Il mondo mi aveva insegnato quanto duro fosse fin dalla mia tenera età.
Non avevo mai potuto conoscere un infanzia semplice a differenza di ciò che dicevano le persone.

Avevo avuto una famiglia che mi aveva amato, questo si.
Che si era fatta in quattro per me e per i miei sogni, per far crescere e spiccare il volo anche alle ali del più piccolo di casa.

Avevo sempre ricevuto tutto l'amore possibile e indispensabile ma tutto questo era finito troppo presto.
Avevano strappato dal mio cuore, pezzo dopo pezzo, tutti coloro che amano di più.

Avevo perso jules nel pieno della mia crescita, quando seppi che non c'è l'aveva fatta era stata una coltellata al cuore, una dopo l'altra.
Ma avevo rinchiuso i miei sentimenti dietro una corazza di metallo ed ero andato avanti perché dovevo portare avanti il suo sogno, il nostro sogno.

Avevo perso papà ancor prima di diventare maggiorenne, avevo mentito al suo capezzale per vederlo sorridere solo un ultima volta.
Perché sapevo che lui non avrebbe mai visto quel giorno tanto agoniato.
Non avrebbe mai visto una mia gara in f1, una vittoria, e tanto meno il mondiale.

Mi avevano levato l'amore dopo averlo solo assaggiato, ef ero solo un bambino delicato.
Ma anche allora avevo rinchiuso le emozioni ed ero andando avanti.
E con lui avevo perso anche una piccola parte di mamma ed una grande parte di me stesso.

Ma quel metodo di difesa non so quanto bene mi avesse fatto.
Avevo sempre rinchiuso le lacrime nel profondo del mio cuore per poi farle scoppiare quando ero solo in stanza al buio della notte.

E i dolori erano solo aumentati in f1 quando le persone presero a dimenticare che fossi una persona umana, insultandomi e odiandomi.
Binotto che mi aveva trattato come uno straccio vecchio, carlos, la sia famiglia e poi max.

li fu il periodo che vide la mia discesa totale, dal 2021 tutto era peggiorato.
Profondi solchi erano comparsi sulla pelle, ansiolitici erano comparsi sul comodino già visti e rivisti da anni prima a causa della morte di chi amavo.
Il cibo era diventato sempre di più un optional e sembravo sempre di più perso in me.

Poi lewis e seb mi avevano fatto vedere cosa significasse vivere e poter respirare tranquilli mi avevano mostrato che non c'era bisogno di pasticche, tagli o chissà cosa.

Ma la verità è che ero cresciuto troppo in fretta, avevo sbagliato nella reazione ed ero diventato solo più fragile di un manoscritto del 1 secolo dopo cristo.
E con questo dovevo farci i conti e anche in modo salato.
Soprattutto quando chiunque pareva non volermi mai lasciare in pace.

Non importava quanto io mi impegnarsi a guarire c'era sempre qualcosa pronta a tirarmi in inganni e a farmi cadere.
Non importa quanto provavo a vincere a portare punti e a difendere la ferrari in ogni gara, qualcuno avrebbe sempre giocato sporco per passarmi sopra come un carro armato.

Tutti chiudevano gli occhi quando la merda si rovesciava sulle vetture rosse e invece tutti guardavano quando gli errori li facevamo noi.

Avevo imparato in fretta il sapore della delusione e dello sconforto.
Avevo imparato troppo presto cosa fosse l'ingiustizia e a vero imparato troppo in fretta che il mondo ne era pieno zeppo e al 99% io ero dal lato di chi la prendeva a quel servizio.

Baku era sempre meravigliosa, una pista a dir poco perfetta.
L'amavo in tutto e per tutto ma ancora, nonostante tutte le pole, per un motivo o per un altro non ero mai riuscito a vincere.

La rece week era cominciata e il giovedì di interviste aveva già portato discussioni e dibattiti continui soprattutto sulle così dette papaya rules, non avevo grande voglia di uscire dalla casa color vermiglio.

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