Troppo veloce

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Sta succedendo tutto troppo veloce. Sono stordita. Confusa. E sono arrabbiata. Io non voglio tutto questo. Voglio andare via da qui, tornare a New York e dimenticare tutto. Chi diavolo ha deciso che io debba.... non so nemmeno io cosa!

"Cosa sta succedendo, Silver?"

Lo chiedo a lui, come se ne sapesse più di me. Come se non fosse tutta una follia per chiunque.

"Sai di cosa hai bisogno? Vieni con me!"

Mi prende per mano, trascinandomi giù per le scale, fino in cucina.

"Susanna, dobbiamo tirare su di morale la mia amica!", annuncia trionfante.

Inutile dire che lei compare da dentro la dispensa, tutta felice di potersi prendere cura di me come quando ero piccola.

"Oh, bambina, siediti qui!", mi dice, facendomi posto sul bancone, come quando avevo 5 anni e mi sbucciavo il ginocchio.

"Non sono più una bambina!", protesto.

"Sciocchezze, non si è mai troppo grandi per stare a guardare la tua vecchia nanny cucinare."

Nanny?

Guardo Silver, che non prova nemmeno ad avere un'aria colpevole. Alza le spalle e inizia a svolazzare per la cucina.

"Che c'è da guardare? Abbiamo fatto un patto: I teach her English, she teaches me how to make... lasagna!"

"Lasagne, dear! Lasagne! Con la E!"

Lui la guarda, offeso, poi scuote le spalle. "Non importa. Che sia una o due o dieci, stasera la-sa-gne!"

Lei scuote la testa, sbuffando. Agita verso di me il cucchiaio di legno che ha appena recuperato dal cassetto. "Come fai a sopportarlo?", mi chiede, fintamente esasperata.

"Sai, me lo chiedo spesso anch'io!"

Silver mi guarda strabuzzando gli occhi. "Hai davvero detto questa cattiveria? You're a cruel Queen!"

"You'll survive!", gli rispondo sorridendo.

"Finitela voi due di parlare strano e tu...", si piazza davanti a Silver, con le mani sui fianchi e lo sguardo imperioso, "vedi di darmi una mano se stasera vuoi mangiare!"

"Sono davvero finito nel covo della strega cattiva", finge di lamentarsi lui, mentre indossa il grembiule.

Mi siedo sul bancone, osservandoli mentre si danno da fare in cucina. Susanna sta spiegando come mescolare la besciamella perché venga vellutata e senza grumi. Lui ribatte di non essere un'elica, ma intanto presta attenzione e segue le sue istruzioni.

"Miss Sullivan", mi chiama Max, dalla soglia della cucina. Questa stanza gli è interdetta da quando ha fatto inavvertitamente rovesciare delle uova sul pavimento, più o meno tredici anni fa.

"C'è qualcuno che desidera vederla."

"Oh quando smetterai di essere così compassato vecchio mio? Se continui così resterai bloccato in uno dei tuoi inchini!", esclama la voce di Wendy dal corridoio.

Lancio un'occhiata a Susanna che mi fa un cenno con la testa. "Vai dolcezza, noi qui andiamo avanti!"

Se Silver aveva pensato di seguirmi, l'occhiata di Susanna lo ha sicuramente fatto desistere.

Esco dalla cucina e vado ad abbracciare la mia vecchia vicina. Ignoro la stretta al cuore che mi dice che ogni volta potrebbe essere l'ultima, perché lei ormai ha 83 anni e io non so quanto voglio restare qui a Venezia. Tutto sta diventando così strano e vorticoso.

"Ehi, cos'è quello sguardo triste?"

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"Ehi, cos'è quello sguardo triste?"

"Scusami, sono un po' pensierosa, in questi giorni."

Wendy mi scruta con quegli occhi così penetranti da sembrare lame affilate. Poi, per scrutarmi meglio, inforca gli occhiali. "E così è arrivato il momento."

La guardo senza capire. "Il momento?"

Lei sbuffa, facendo tintinnare i braccialetti con un gesto della mano. "Senti, io non starò qui a far finta di non saper nulla come gli altri. Sono convinta che tu abbia perfettamente la capacità per portare avanti il tuo compito e, per come la vedo io, non abbiamo tutto sto tempo da perdere ad aspettare che tu ti convinca!"

Si siede sul divano, ignorando il fatto che io sia congelata sul posto con la bocca spalancata.

"Su avanti, siediti qui", mi invita, battendo con la mano sul sofà.

Perché qui tutti sembrano sempre sapere tutto?

Esito e lei mi ripete di nuovo di sedermi. Questa volta la sua voce è diversa. Non più incartapecorita e stropicciata dall'età, ma potente, stentorea.

Mi siedo, quasi senza rendermene conto, e lei torna ad essere la dolce signora che mi raccontava le favole. Mi prende le mani e sorride. "Queen, tesoro, ascoltami bene, perché quello che sto per dire è molto importante."

I suoi occhi scintillano di una luce mai vista, le mani sono calde.

Troppo calde.

Faccio per staccarmi dal contatto, ma lei stringe forte.

Improvvisamente, la stanza attorno a noi sembra svanire. I contorni sfumano e lasciano il posto a una luce dorata, che poi, smorzandosi, mostra il cosmo intero. Siamo in piedi, io e lei, in mezzo a galassie che si muovono a velocità vorticose.

"Devi smettere di pensare di essere solo Queen. Tu sei molto, molto di più. Tu sei l'unica che può impedire che tutto questo venga inghiottito", dice, e mentre parla l'universo mostra pianeti, poi la terra e un numero infinito di persone.

Mi lascia una mano, creando una specie di portale luminoso.

"Lì c'è la verità, bambina cara. Puoi scegliere di continuare a non vederla, o puoi entrare. Puoi scappare a New York, di nuovo. O puoi scegliere di restare. Ma devi sapere una cosa: una volta entrata, non potrai mai più essere la stessa persona."

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Spazio autrice

Ed ecco che a Queen si presenta una scelta. Che cosa farà?

Siamo sempre più nel vivo, e iniziano ad arrivare risposte. Ma attenzione a quello che si desidera!

Grazie per essere sempre qui, vi adoro!

QUEEN - Figlia del ChaosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora