Un cielo limpido e di un azzurro accecante si distendeva sopra di me, incorniciato dalle punte degli alberi. Una strana visuale.
Socchiusi le palpebre mentre cercavo di ridestarmi da quel sonno profondo. A mano a mano che riprendevo a percepire il mio corpo, mi resi conto di essere distesa su qualcosa di rigido, duro, a tratti doloroso e umido. Semplicemente la nuda terra, con i suoi sassi, rami spezzati, erbacce e foglie secche.
Non potevo sbagliarmi. Ero di nuovo nel bosco. Eppure, c'era qualcosa di diverso: la luce.
Non ero mai stata nel bosco in pieno giorno e quella sensazione mi fece uno strano effetto. Non ne avevo più paura. Riuscivo a percepire l'odore della terra umida che mi circondava ma non a distinguerne i singoli profumi. Nello specchio di cielo che rientrava nel mio spazio visivo, un'enorme aquila volteggiava con movimenti circolari. Anche quella visione non mi causò alcuna paura, l'animale era molto in alto nel cielo e non sembrava neanche badare alla mia presenza.
Con uno sforzo immenso, decisi di far leva sui gomiti per sollevarmi da quella posizione e scrutare ciò che mi circondava. Non ero certa di trovarmi nello stesso bosco, la luce rendeva tutto diverso, meno spaventoso.
Ciò che non mi spiegavo era come mi fossi trovata di nuovo lì. Non avevo alcun ricordo, solo la consapevolezza di me. Abbassai lo sguardo sul mio corpo e riconobbi, ancora una volta, la stessa camicia da notte di un bianco candido. Facendo un ulteriore sforzo, riuscii a mettermi completamente in piedi e girai lentamente su me stessa per constatare di essere completamente sola.
Un movimento d'aria proveniente dall'alto, forte e travolgente, colpì le creste degli alberi. Le foglie e i rami più deboli si staccarono e caddero al suolo; gli alberi più flebili ondeggiarono sotto quella spinta.
Mi voltai immediatamente nella direzione del vento e, dall'alto, vidi arrivare in picchiata l'enorme aquila che avevo individuato poco prima. I forti fendenti di aria mi colpirono e mi scossero, la veste aderì al mio corpo e fui costretta a coprirmi il viso con entrambe le braccia.
Qualcosa mi impedì di spostarmi ma ero terrorizzata all'idea che l'animale potesse colpirmi con quell'enorme becco appuntito o con la potenza degli artigli.
L'aquila planò proprio verso di me, stringendo le ali per non urtare contro i rami degli alberi più possenti. Eppure non mi colpì.
Sentii il piumaggio sfiorarmi il braccio ma l'animale proseguì oltre. Il movimento d'aria si fermò di colpo e il mio cuore continuò a battere all'impazzata per il terrore che avevo provato. Impiegai qualche attimo prima di abbassare nuovamente le braccia lungo il corpo e mi voltai con estrema lentezza nel punto in cui l'aquila era scomparsa dal mio campo visivo.
La paura venne sostituita immediatamente da un senso di stupore nel trovarmi dinanzi l'enorme albero luminoso. Lo stesso di sempre. Gli occhi gialli dell'aquila mi fissavano da uno dei rami più alti.
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FOEDUS
FantasyNapoli, 1821. Nel ventre della città, sotto la superficie, si nasconde un'Accademia che forma streghe e guerrieri da sempre impegnati nella faida contro i seguaci del culto micaelico. Azaria, una giovane di salute cagionevole, cresciuta in una famig...