Avvertenza:
Questo capitolo nasce per essere "forte". Ci sono riferimenti ad argomenti molto importanti, ma che potrebbero, per loro natura, scatenare emozioni altrettanto forti.
Consiglio, ovviamente, di leggerlo accompagnato dalla musica del video. Ma, dal momento che io stessa ho pianto come un vitello scannato, siete avvisati.
I casi sono due.
Uno: sono impazzita.
Due: sta accadendo veramente.
In tutti e due i casi entrare in quel portale non potrà peggiorare le cose, e se davvero possono esserci delle risposte, se può esserci la verità, allora io devo andare.
Guardo Wendy, incerta.
"Vai, bambina, io sarò qui ad aspettarti", mi dice con un sorriso dolce, come quando giocava con me, da piccola, fingendo di raccontarmi segreti sconosciuti.
Mi avvicino alla luce che brilla all'interno di questa porta immensa. Forse sto per fare il più grande errore della mia vita, ma non posso farne a meno.
Entro.
Dapprima mi accoglie il buio, come se d'improvviso tutte le luci dell'universo si fossero spente. L'oscurità è così soffocante che persino il respiro è pesante. Mi volto, come per tornare indietro, ma il portale è scomparso. Così come Wendy.
Non riesco nemmeno a vedere le mie mani, ma piano piano qualcosa cambia. Una sorta di chiarore appare davanti a me. Mi incammino e man mano, ad ogni passo, tutto diventa più chiaro.
Sto camminando in un corridoio d'ospedale. Seduti in una sala d'attesa un uomo e una donna stanno piangendo. Posso sentire il loro dolore come se fosse mio. La paura, l'angoscia. Un medico entra nel campo visivo. Sento la sua furia repressa, l'impotenza. Tutto si mescola dentro me, insieme all'urlo della donna, che si accascia al suolo, disperata.
Faccio un passo verso di loro, ma la scena cambia. Decine e decine di postazioni per cucire, con pochissimo spazio una dall'altra, in un capannone di metallo, caldissimo e soffocante. Ogni postazione ospita un lavorante, testa china e schiena a pezzi. Mi sento in gabbia, incapace di muovermi, costretta, proprio come loro. Percepisco la loro rassegnazione e vorrei urlare, dir loro che non devono rassegnarsi, che possono alzarsi tutti insieme, far qualcosa, ma mentre apro la bocca la scena cambia di nuovo.
Una donna è seduta sul pavimento di una cucina, il labbro spaccato, sembra quasi che mi stia guardando, ma i suoi occhi sono vitrei, spenti. Posso sentire i lividi più grandi che ha: quelli nel cuore. Mi blocco sul posto, incapace di muovermi. Lacrime scendono sul mio viso, gemelle di quelle che rigano il suo volto. E, di nuovo, la scena cambia, stavolta più velocemente.
Immagini di bambini con fucili in mano, ventri gonfi che reclamano cibo, madri che seppelliscono i loro figli, agguati agli angoli delle strade, esplosioni, edifici che crollano.
Cado sulle ginocchia, sopraffatta da quello che sento, vorrei urlare ma non riesco, il dolore è troppo forte. Vedo donne con la jihab che urlano disperate perché la loro casa è stata distrutta e il loro mondo in pezzi, vedo soldati avanzare, pieni di paura.
Vedo un uomo camminare di notte e venire aggredito, picchiato selvaggiamente. E la cosa peggiore è che sento tutto questo.
Lo sento nella pelle, nell'anima, nelle ossa e in ogni singolo battito del mio cuore, che si spezza ogni secondo di più.
STAI LEGGENDO
QUEEN - Figlia del Chaos
ФэнтезиDal cuore pulsante di Venezia alle antiche rovine di Petra, una nuova divinità emerge. 'Queen - figlia del Chaos' è un'avventura che sfida i confini tra reale e surreale, esplorando il sottile equilibrio che governa l'esistenza. Sei pronto a mettere...