Capitolo 2

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E alto, forse un metro e ottanta. Tiene una lunga e folta barba di color giallo oro. Ha dei bei occhi di colori differenti, quello destro azzurrino chiaro e mentre quello sinistro di un leggero verde acqua. Del suo cappello di lana si vede tre chiocce di capelli, sempre di un biondo oro.
Non era vestito con abiti firmati ma era molto elegante e molto probabilmente e stato fatto a mano da qualche sarto. I suoi stivali sono alti e molto più adatti dei miei, porta un pantalone nero imbottito e un giubbotto di lana bianco semplice così bianco che si poteva mimetizzare in mezzo a tutta quella neve. Aveva in bocca una Winston blu che getto via dopo avermi visto. Mi offri la mano e la ricambiai. La sua mano era molto calda e per qualche secondo mi risenti riscaldato completamente. Il primo a scambiar parola fu lui e mi disse mentre mi squadrava "Ciao sei Piero Alfieri, giusto? Sono contento di conoscerla, il mio nome e Calogero. Si un nome da vecchi, lo so però non parliamo di questo. Sono l'assessore della cultura." Mi disse per poi voltarsi a guardare quel meraviglioso paesaggio. Mi misi affacciato anche io mentre osservavo il tramonto mozzafiato. Il sole, si abbassa pian piano scomparendo dietro alle montagne lasciando la sua ombra sulla intera valle. "Bel panorama non e vero?" "Si veramente meraviglioso." Un breve momento di silenzio, in cui feci un lungo respiro prima che Calogero riprese a parlare dicendo"Signor Alfieri." "Si?" "Le devo chiedere scusa se lo tratto qui in inganno. Credo che lei abbia capito che non è l'area di sosta di cui stavo parlando. Lo portato qui solamente per farle osservare il meraviglioso tramonto." "Si veramente belle sai, comunque non ti preoccupare io non corro mica." Rise, poi si voltò di nuovo e comincio a camminare verso il sentiero. Arrivati all'inizio si giro e disse con un sorriso amabile "Bhe ormai si sono fatte quasi le otte quindi ti va se ti offro qualcosa lungo il percorso,  c'è l'aria di sosta di cui stavo parlando." "Si certo nessun problema ma verso che ora dovremmo arrivare in paese?" "Bhe se arriviamo alle otto e finiamo alle otto e mezza arriviamo la alle nove." Mi rispose mentre apriva la sua jeep. "Ma sei arrivata con quella Fiat? Davvero amorevole, sei un ottimo guidatore suppongo. Bhe comunque non si preoccupi per la tua Fiat, nessuno la ruberà. Adesso seguimi." Mi disse un ridacchiando della mia amata Fiat 500. Cominciò a guidare e lo seguì. Come lui disse in una mezz'oretta arrivammo all'area di sosta. Dalle casse della Fiat arrivarono le canzone Viva la Vida dei Coldplay, Lithium dei Nirvana, Alice e il blu di Annalisa, Back in Black dei AC/AD e infine Coraline dei Maneskin. Erano nella mia playlist da chissà quando tempo, però sono davvero belle, ottimi gusti musicali dissi tra me e me. Arrivati nella zona di sosta entrammo in una tavola calda. Ci sedemmo e una cameriera con un vestito non adatto al clima chiese con un sorriso talmente falso che sembrava convincente. "Salve siete pronti bei fusti?" "Si, due belle minestre e per secondo due pezzi di bistecca di manzo." "Ottimo da bere?" "Io una Peroni tu Piero?" "Una bottiglia di Coca-cola" "Ottimo arrivano subito" E andò via con un bello inchino. Per un breve periodo rimanemmo in silenzio finché Calogero non disse "Perché non mi racconti come mai hai scelto questo posto, racconta se vuoi." "Bhe e una storia lunga." "Posso sentirla." Sorrisi a quelle parole e gli dissi "Bhe se vuoi.
Sono nato a New York da una famiglia di emigrati italiani. Sono l'ultimo di 5 figli. Mi chiamarono Piero per onorare la canzone la guerra di Piero di D'Andre. Notarono che subito che fui un piccolo grande genio, e per questo, appena a cinque anni mi portarono in un istituto per super dodati. A 15 anni fui chiamato a Harvard, Columbia e Oxford. Decisi di andare alla Columbia e dopo tre anni mi laureali con centodieci e lode. Per i seguenti due anni andai a Oxford e mi misi a studiare per la mia seconda laurea mentre divveni assistente del professore, anche sei io ero molto più bravo di lui. Dopo quello per 5 cinque anni fui un professore ad Harvard. Dopo quella esperienza, decisi di andare in Italia in cui trovai posto in un liceo europeo." "Liceo europeo? Che cos'è?" Mi domandò perplesso Calogero, che fino a quel momento era stato in silenzio. "Bhe e un po difficile da spiegare." "Allora evito di chiederlo continua." Disse mentre deliziava la sua birra. "Ok allora continuo. Al liceo incontrai mi moglie. Dopo un breve periodo di frequentazione ci fidanzammo. Dopo tre anni gli feci la proposta davanti agli Uffizi di Firenze. Ci sposammo in comune perché eravamo atei. Due anni dopo divenni papà per la prima volta. Era un maschietto e lo chiamai Cesare, in onore dell'imperatore, ovviamente spero che non faccia la fine dell'imperatore." "Non hai tutti i torti sai." "Ecco a voi la minestra belli."
Disse la cameriera sbucando dal nulla per poi ritornare nella cucina muovendo i fianchi per attirare i presenti. Iniziamo ad assaggiare la minestra in silenzio finché Calogero rumpe il silenzio dicendo. " Mi sa che abbiamo sbagliato a prendere la minestra sai?" "Anche se siamo sopra alle Dolomiti?" "Scusa ma siamo a luglio. Non e normale che prendiamo una minestra a luglio." "Bhe ma pensa, siamo sopra alle Dolomiti, anche se luglio fa freddo, o almeno io lo sento. Poi alla fine sei stato tu ad ordinarle senza che facessi nulla." "Va bene hai ragione tu, adesso racconta il resto della storia." Mi disse mentre riniziava a mangiare nascondendo la testa in segno di sconfitta. Continuai la storia.
"Dopo tre anni, quando avevo compiuto trentatré anni ebbi la mia seconda figlia. La chiamai Vittoria in onore della regina d'Inghilterra.
Nel mio lavoro ero bravo, anzi bravissimo e divveni il fiore all'occhiello della scuola. Andai in tutta Europa e mondo girando tra Francia, Russia, Germania e molto altri paesi tra cui Cina e Giappone. Proprio per così tanti viaggi imparai il francese, il tedesco, lo spagnolo e il russo, con il certificato che lo convalida. Me la cavo perfino con un po' di mandarino e giapponese." "Un genio insomma lei era, infondo per essere all'università a 15 anni non poteva essere un ignorante."
"Si ero un genio ma casa ero violento contro la mia volontà. Amavo e amo tuttora mia moglie e i miei figli, però ero stressato e la rabbia e tutto le emozioni che avevo nel cuore si scatenavano contro di loro. Dissi a mia moglie di denunciarmi per evitare di fargli ancora male, ma lei non riuscì a far nulla. Almeno finché un giorno preso da una crisi, presi a botte i miei bambini per poi minacciare mia moglie con un coltello. Il giorno dopo mi ritrovai in carcere e tutti i giornali che parlavano di me." "Brutta storia davvero. Da noi qui le notizie di questo tipo non arrivano, però per un poi si è sentito. Avevo dieci anni. Ora ne ho trenta." Mi dice con voce compassionevole. "Le evirerò di raccontare il processo, voglio dire che e stato breve ma inteso ed ebbi sette anni di carcere, dieci anni di lavori socialmente utili e infine tre anni di libertà vigilata. I primi sette anni in carcere li passi a pregare e leggere mentre aspettavo la seduta psicologica quotidiana. Non ero una persona di fede però in quel momento di difficoltà la religione mi salvo, stesso discorso con la lettura anche se ero già un appassionato.
Dopo quei sette anni feci lavori socialmente utili. Come per esempio lavorare nella biblioteca comunale. Li entrai pure nella chiesa parrocchiale, dove mi accorsero a braccia aperte e divenni un membro molto apprezzato,stessa cosa nella biblioteca. Dopo i dieci anni mi diedero l'opportunità di lavorare per guadagnare qualcosa. La scelta fu data per l'ottima condotta che ho avuto e per il percorso fatto. In chiesa ne furono così contenti che organizzarono una torta per festeggiare. Anche la biblioteca ne fu contenta e mi offri di lavorare la come direttore. La paga era ottima e avevo un appuntamento sopra alla biblioteca. Gli unici scontenti erano la mia ex moglie che cominciò a fare ricorsi su ricorsi per farmi rimandare in carcere ma non ebbero successo, purtroppo. L'altro scontento ero io." "Ecco a voi la bistecca, buon appetito." Disse la cameriera mentre prendeva le minestre. Quella cameriera di sicuro era una modella a luci rosse, e per averne la conferma chiesi a Calogero. "Hey senti, ma quella cameriera non è mica una attrice a luce rosse." Mi guardo stranito quasi supino, e mi risponse sorridendo mentre tagliava la carne. "Lo  hai capito in ritardo. Vabbè neanche che ci voleva molto, anche se però non fa veri e proprio porno." "In che senso?" "Bhe, ha provato ad entrare nella Rocco Academy ma senza successo, quindi sì è dedicata ad Onlyfans." "Sarebbe?" "Un sito in cui vede i miei show a prezzi che vanno dai 5 a 10 euro a settimana. Tengo anche un servizio vip con cui faccio video insieme ai miei fan. Vorresti entrare a farne parte che ne pensi?" Mi disse voce maliziosa mentre mi toccava il viso. Allontanai la sua mano e gli dissi. "Sei molto gentile ma rifiutò. So che non si dovrebbe chiedere ma lei quanti anni ha? Sembra molto giovane per fare queste cose." "E una cosa maleducata sai da chiedere ad una signorina. Però visto che lei, fari una eccezione. 18 anni tengo. Sembro che ne tengo 15 non e vero? Però notando dalle mie forme l'avresti dovuto capire. Bhe cucciolo io devo andare nel caso che cambi idea. Riguardo te, Calogero dopo scrivimi che ti voglio vedere senza tutta questa roba addosso. Ci vediamo dopo."
E facendo una giravolta su se stessa andò via. Guardai Calogero con un'aria quasi di rimprovero mentre lui era con la faccia sulla bistecca nasconderla dalla vergogna. "Era una cosa che non si sapeva sapere." Mi disse ad voce bassa. Gli toccai la spalla e gli dissi. "Su non vergognati e normale, non penso che tu debba sentirti in colpa per questo." Alzo lo sguardo e sorrise e disse. "Bhe e un periodo un po difficile per me. La mia ragazza mi ha lasciato e sono rimasto solo io con il cuore spezzato. Proprio in quel periodo entrai qui e la conobbi. E da tre settimane che la frequento e ho perfino il vip gratis fino a fine mese. Tanto non lo rinnoverò, mi fa sembrare un pedofilo. Però smettiamo di parlare di questo argomento, continuiamo la storia che ne pensi? Mi ha detto  che l'altro scontento eri tu perché?" Disse mentre divorava la bistecca e si sporcava il cappotto. "Non so dirti perché l'altro scontento ero io. Provavo e provo tutt'ora una sensazione di malessere. Non dovrei essere perdonato per i miei crimini e invece sono stato accolto come esempio di redenzione e cambiamento. Ma non mi sento di essere considerato un' eroe, un esempio da seguire. Mi sento una persona fragile che in un momento di crisi potrebbe fare di tutto perfino uccidere. Però mi sono posto un obiettivo, redimermi con i libri. Ed ecco come mai mi sono ritrovato qui pronto ad aprire la libreria che sarà il ponte per la redenzione. "Se venuto qui per espiare le tue colpe che per tutti sono state espiate. Davvero bello come obbiettivo. Spero che lo riuscirai ad realizzaro in questo piccolo paesino." "Grazie mille, le tue parole mi riempiono di gioia e speranza. Faccio portare il conto?" "Tu non preoccuparti di questo Piero, invece mi vuoi raccontare cosa hai fatto questi mesi prima di venire qui." Mi rispose Calogero mentre cominciammo ad andare in cassa per pagare. "Bhe ho fatto supplenza in una scuola media, mentre riguardo la biblioteca sono rimasto il direttore anche se andavo solo il pomeriggio." "Ah capisco capisco, e subito finto la scuola ti sei ritrovato qui, giusto?"  "Esattamente." "Ciao belli fusti siete qui per il conto? Giusto?" Neanche il tempo di rispondere che prende lo scontrino e se lo infila in mezzo ai suoi seni prosperosi. "Il totale e di 30 euro ma visto che siete vi faccio 12 euro e 80 centesimi più un mese di vip gratuito. Che ne pensate?" "Grazie, allora ecco i 12,80 e la restituzione dell' abbonamento vip e stato un vero piacere usufruire dei tuoi servizi ma non mi servono più. Arrivederci e buona giornata." Rispose Calogero con un sorriso trionfante mentre usciva dal ristorante lasciando la ragazza senza parole. Appena usciti dal ristorante Calogero appoggio la mano sulla mia spalla e mi disse. "Si e fatto tardi e meglio che dormiamo qua, che ne pensi?" "E vero si e fatto tardi e guidare con questo buio non fa per me. Va bene andiamo." "Ottimo allora seguimi." Nell'aria di sosta c'era anche un motel che io e Calogero usammo per dormire. Prendemmo una stanza per due, ci mettiamo sul letto e guardiamo un po' di TV, prima di andare a dormire. Domani comincerà la mia redenzione pensai prima di addormentarmi.

La libreria della redenzione (cap 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora