Capitolo 1: L'Eco della Rovina

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Il pianeta Eridion fluttuava solitario nello spazio profondo, il suo cielo carico di nubi viola che nascondevano i segreti dei secoli. Un mondo in cui tecnologia e tradizione si intrecciavano come una trama inestricabile. Eppure, dietro le sue città scintillanti e le torri d'acciaio, ribolliva il conflitto tra le grandi casate, famiglie che si spartivano il potere come leoni affamati di preda.

Nella capitale di Caldris, la sala del Consiglio Supremo era immersa in un silenzio tagliente. Le luci fredde proiettavano ombre sulle colonne nere che si ergevano come sentinelle, testimoni dei complotti sussurrati nelle notti senza stelle. Al centro, su un trono di ferro e vetro, sedeva l'Imperatore Arkan Elyos, il sovrano di una galassia in tumulto. I suoi occhi, alimentati da innesti cibernetici, risplendevano di una luce fredda e implacabile, tracciando ogni movimento nella stanza come se già conoscesse i pensieri di chi lo circondava.

Lysia Elyos, sua unica figlia, stava accanto a lui, il volto mascherato da un'indifferenza studiata. Era più di una principessa: era l'erede di un potere antico, e il sangue degli Elyos le scorreva nelle vene come fuoco vivo. Non era una figura da sottovalutare, e tutti nella sala lo sapevano.

La tensione era palpabile quando il patriarca di Casata Dravon, Soren, avanzò verso il centro della sala. Il suo passo era accompagnato dal sussurro dei mantelli grigi, i segni distintivi di una casata che aveva piegato la biologia alla propria volontà. I suoi occhi, impassibili, erano freddi come il ghiaccio di Kharin, e la sua voce, quando parlò, fu un coltello sottile e affilato.

“Imperatore,” esordì con una leggera inclinazione del capo, “il Codex è stato trovato.”

Un mormorio serpeggiò tra i membri del Consiglio. Il Codex di Dhenek, una reliquia antica, si diceva contenesse la chiave per dominare il tempo stesso. Molti lo consideravano una favola, un mito raccontato per incutere timore, ma Soren non era uomo da inseguire leggende vane.

Arkan si sporse leggermente, il suo sguardo un pozzo nero di calcolo. “E cosa rivela, Soren?” chiese con una voce priva di emozione, come se fosse già a conoscenza della risposta.

Soren non distolse lo sguardo. “Non tutto. Ma abbastanza per cambiare gli equilibri tra le casate. Ciò che resta del Codex parla di un'arma. Un potere che può riscrivere la storia, piegare il corso delle guerre e delle alleanze.”

Karis Valera, il comandante della flotta stellare, si alzò con un movimento rapido, quasi brusco. Era un uomo temprato dalle battaglie, e i suoi occhi, di un blu glaciale, parlavano del gelo che aveva dovuto attraversare per salire al potere. “Non possiamo rischiare. Giocare con simili forze è pericoloso. Le Colonie Esterne sono già una minaccia tangibile, non possiamo permetterci di inseguire fantasmi.”

“Eppure, Karis,” intervenne Livia Xirion, la manipolatrice della genetica, “se ciò che dice Soren è vero, potremmo essere noi a governare le Colonie, non ad esserne governati. Questo potere potrebbe spezzare ogni resistenza.”

La discussione si infiammò in un istante, con voci che si sovrapponevano, sibilando come serpi. Lysia, tuttavia, rimase in silenzio, osservando le dinamiche con l'attenzione di un predatore. Gli Elyos avevano costruito la loro forza sulla capacità di aspettare, di osservare, di colpire solo quando il nemico era vulnerabile.

Mentre le parole si trasformavano in minacce velate, Lysia si avvicinò a suo padre, sussurrandogli all'orecchio con una voce che solo lui poteva udire. “Devo partire. Se il Codex è reale, non possiamo lasciare che altri lo scoprano prima di noi.”

Arkan la fissò per un istante, gli occhi metallici che sembravano cercare qualcosa di più profondo, come se leggesse nelle ombre del futuro. Infine, annuì. “Vai. Ma ricorda: ogni mossa falsa può costare caro.”

Lysia non rispose. Sapeva bene quanto pericoloso fosse il terreno che stava per calpestare. Lasciò la sala senza voltarsi, mentre le casate continuavano a discutere alle sue spalle. Il Codex era il premio, ma anche la scintilla di una guerra che nessuno poteva prevedere.

Lontano, nel freddo dello spazio profondo, un uomo osservava i movimenti di Lysia tramite una rete di spie e droni invisibili. Il suo volto rimase nell'ombra, ma il sorriso che si disegnò sulle sue labbra fu crudele e pieno di promesse.

“Lysia Elyos,” sussurrò, mentre le sue dita tracciavano linee su uno schermo olografico. “Finalmente ci incontriamo.”

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 18 ⏰

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