RITMI FRENETICI
Ritmi frenetici richiedevano più fatica, concentrazione e assenza di pause. Bisognava essere sempre pronti, a disposizione del cliente, mai stanchi.
Suona il telefono, rispondi, fissa un ritrovo, vai se serve subito, completa l'operazione, torna a casa e metti da parte il denaro.
C'era meno tempo per fermarsi, prendere fiato, respirare. A volte anche di notte squillava qualche chiamata. I ritmi da sostenere erano serrati.
James si stese una riga sulla scrivania di camera sua. Farsi non era più come nei primi giorni un'azione sporadica, attuata più che altro per dimostrare a sé stesso che non ne aveva paura, ma quasi un gesto automatico, che diveniva più frequente di pari passo con l'incremento del lavoro. La coca gliela procurava Henry a un prezzo stracciato.
Alzò il volume dello stereo, ad alto volume "You know how we do it" di Ice Cube. I sintetizzatori analogici della traccia gli fischiarono nelle orecchie, come lo stridio prolungato di un gesso sulla lavagna. Avrebbe potuto sollevare una montagna a mani nude, come un dio dell'Olimpo, da quanto si sentiva pimpante. Si dedicò a contare le banconote, che legò poi con l'elastico in varie mazzettine. Il denaro guadagnato cresceva gradualmente, era soddisfatto di come procedeva il compito assegnatogli. Ripose le mazzette in un baule nascosto sotto il letto, che chiuse con un lucchetto.
Il suo sguardo si soffermò sul Transformer affiancato al portapenne. Il giocattolo, imperioso nel suo portamento, aveva perso una delle braccia di plastica una decina di anni prima, quando ancora bambino si divertiva a ricreare coinvolgenti battaglie tra eserciti in miniatura.
"Quante cose sono cambiate...", rifletté disilluso. Un tempo sulla scrivania faceva i compiti scolastici e giocava con i soldatini, adesso ci stendeva piste innevate e ci appoggiava soldi sporchi. L'innocenza infantile sepolta sotto un tumulo, l'incanto puerile svanito nell'impietoso scontro con la cinica realtà.
Driiin, Driiin. Ecco, come non detto, anche ora lo stavano chiamando.
E allora vai, James. Lascia in sospeso ciò che stavi facendo e precipitati sul telefono.
Si sbrigò a rispondere. Lo sorprese la voce rauca e catarrosa di un vecchio, che ribolliva del capriccio di fumare. Regolare amministrazione.
Abbassata la cornetta, James non poté fare a meno di accorgersi che sua madre lo fissava stranita in un angolo, come se avesse il presentimento di cosa stesse succedendo. Si avvicinò a lei con un flebile sorriso, per tranquillizzarla. «Va tutto bene, mamma. Non preoccuparti per me, sono grande ormai...»
Gli occhi spossati di Gwenda gli comunicarono distanza e rassegnazione.
STRIPPER
Lo strip club era molto animato. Fasci di luci colorate segmentavano l'ampio salone, diffondendo aloni psichedelici sugli squallidi abitanti del locale notturno. Spogliarelliste in abiti succinti si muovevano sensualmente sopra la pedana e si palpavano con passione le carni voluttuose. Discorsi superficiali erano ovattati dalla musica ad alto volume, mentre piogge di verdoni venivano lanciati dagli uomini infiammati in direzione delle stripper.
Jacob tastava il seno ad una formosa escort, seduta sulle sue ginocchia.
«Bellezza, quanto sei sexy!», le disse in modo seducente avvicinando le labbra al suo orecchio minuto, dal quale pendeva un luccicante pendaglio. Lei ricambiava con effusioni poco partecipi.
"So che mi consideri un lurido porco, ma tu sei qui per il mio piacere. È il tuo cazzo di lavoro, troia!", si trattenne dal dirlo a voce alta.
Alla sua destra erano piazzati Armando e Vincent. Entrambi fumavano un sigaro e dai divanetti di pelle lucida godevano della vista di due lussuriose brasiliane.
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Summer '98
Teen Fiction[COMPLETO] L'anno scolastico '98 finisce e arriva il momento delle vacanze estive. James e Jeff sono due migliori amici atipici, decisamente diversi tra loro: James è spavaldo ed egocentrico, Jeff svogliato e pessimista. A una festa faranno nuove co...