Lilia si trovava in una stanza spoglia e fredda, tipica degli uffici giudiziari. Le pareti erano dipinte di un bianco spento, quasi grigio, e l'unica decorazione era un orologio che ticchettava incessantemente, scandendo il tempo in modo implacabile. Una grande finestra con le persiane abbassate lasciava entrare solo un filo di luce, creando un'atmosfera opprimente.
Al centro della stanza c'era un tavolo rettangolare di legno scuro, segnato da anni di utilizzo. Su di esso, un registratore vocale e alcuni fascicoli aperti, pieni di documenti e fotografie. Lilia era seduta su una sedia di metallo, rigida e scomoda, che accentuava il suo disagio. Di fronte a lei, il magistrato, con un'espressione seria e concentrata, prendeva appunti su un taccuino.
L'aria era pesante, carica di tensione. Ogni tanto, il rumore di passi nel corridoio esterno rompeva il silenzio, ma all'interno della stanza regnava un'attenzione quasi palpabile. L'unica fonte di calore era una piccola lampada da tavolo, che proiettava un cono di luce gialla sui documenti, creando ombre inquietanti sul volto di Lilia.
Il magistrato, seduto su una sedia simile a quella di Lilia, ma con un'aria di maggiore autorità, osservava ogni suo movimento, ogni espressione. La stanza era insonorizzata, isolata dal resto del mondo, come se fosse un microcosmo dove la verità doveva emergere a tutti i costi.
"Quando ha deciso di chiedere aiuto a Walter?" chiese il magistrato, cercando di mantenere il tono casuale.
"Quella mattina," rispose Lilia. "Dopo che Andrea mi ha detto che voleva un figlio, ho capito che dovevo andarmene."
"È sempre stato gentile con me." aggiunse la ragazza, la sua voce ora più controllata.
"Ha mai pensato di rivolgersi a qualcun altro per aiuto? Un familiare, forse?"
"No," disse Lilia, scuotendo la testa. "Non volevo coinvolgere nessuno della mia famiglia."
Il magistrato fece una pausa, osservando attentamente Lilia. "E cosa ha fatto dopo aver chiamato Walter?"
"Walter mi ha parlato della possibilità di trovarmi un lavoro su una nave," rispose Lilia, la sua voce leggermente tremante. "Disse che così sarei sparita per un bel po' e avrei potuto mantenermi."
Il magistrato annuì, prendendo nota. "Interessante. Sa che risulta imbarcata dal 13 di maggio?"
Lilia annuì lentamente, senza dire nulla.
"E sa che Andrea si è assentato dal lavoro dal 5 maggio? Era a casa in quei giorni."
Lilia si irrigidì, visibilmente nervosa. "Sì, lo so. Era a casa."
"Come mai, secondo lei, non si è recato al lavoro?" chiese il magistrato, il tono sempre più incisivo.
Lilia abbassò lo sguardo, le mani che si stringevano nervosamente. "Andrea era strano in quei giorni. Io ero spaventata e mi sono rivolta a Walter."
Il magistrato la osservò attentamente, cercando di cogliere ogni minimo segno di esitazione o menzogna. "Capisco. E cosa intende per 'strano'? Può essere più specifica?"
Lilia esitò, cercando le parole giuste. "Era più silenzioso del solito, più distante. Sembrava preoccupato per qualcosa, ma non mi diceva cosa."
Il magistrato annuì, continuando a prendere appunti. "E lei, come si sentiva in quei giorni?"
"Ero terrorizzata," ammise Lilia, la voce appena un sussurro. "Non sapevo cosa fare, a chi rivolgermi. Walter era l'unica persona di cui mi fidavo."
Lilia sembrava sempre più nervosa. "Le ho detto tutto quello che ricordo. Non c'è altro da dire."
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Lilia - Gli oceani del cuore
AdventureLilia è intrappolata in una relazione soffocante, ma quando il suo compagno Andrea viene trovato morto, la sua vita viene sconvolta da accuse ingiuste e segreti nascosti. Con l'aiuto di amici fidati e l'ispettore De Luca, Lilia deve navigare attrave...